Se è vero che a New York la pizza è una cosa seria, non sorprenderà sapere che, anche se in altri termini, la pizza può diventare una cosa serissima anche nel resto degli Stati Uniti in tempi delicati come quelli che stiamo vivendo sul piano geopolitico. E c’è un posto dove da cosa seria diventa addirittura attenzionata dagli analisti: il Pentagono. Non si tratta di una teoria cospirazionista né di un esperimento sociologico: il cosiddetto Pizza Index – o Pentagon Pizza Meter – è un indicatore informale che, da decenni, viene preso sul serio da molti analisti di intelligence open source per rilevare movimenti insoliti all’interno delle agenzie governative statunitensi.
Il principio è semplice: se in una sera apparentemente normale il numero di consegne nei pressi del Pentagono – ma in generale di qualsiasi edificio governativo – raddoppia, e magari lo fa in un breve intervallo di tempo, qualcosa potrebbe essere in corso. Di solito si tratta di funzionari che restano operativi oltre l’orario di lavoro a causa di sviluppi urgenti, ordinando da mangiare senza lasciare l’edificio. Secondo diverse ricostruzioni, questo schema si è verificato prima di operazioni militari importanti come l’invasione di Grenada nel 1983, quella di Panama nel 1989 e la guerra del Golfo nel 1990.
L’episodio più recente risale alla settimana scorsa, quando, circa un’ora prima della comunicazione ufficiale di un attacco iraniano, diverse pizzerie della Virginia settentrionale hanno registrato un aumento improvviso e fuori scala delle ordinazioni. Alle 18:59, secondo fonti locali, quasi tutte le pizzerie in prossimità del Pentagono risultavano in piena attività. Il dato è stato rilevato in tempo reale dall’account Pentagon Pizza Report su X, uno dei canali che seguono in modo sistematico le fluttuazioni delle consegne nella zona.
With less than 10 minutes till close the Domino's closest to the Pentagon is reporting high traffic.
— Pentagon Pizza Report (@PenPizzaReport) June 20, 2025
As of 11:51pm ET. pic.twitter.com/VjD9Ki7DUB
Le origini di questa forma curiosa di osservazione risalgono alla Guerra Fredda, quando si sospettava che agenti sovietici tentassero di intercettare segnali indiretti di crisi attraverso indicatori di vita quotidiana. In gergo fu chiamata “Pizzint”, abbreviazione di “pizza intelligence”, e si fondava sull’idea che i movimenti di cibo attorno agli edifici federali potessero fornire segnali precoci di decisioni importanti. L’idea oggi è stata recuperata e sistematizzata dalla comunità OSINT, che raccoglie, analizza e collega dati pubblici e tracciabili – come le metriche sulle consegne o i flussi su Google Maps – per costruire un quadro degli eventi in tempo reale.
Naturalmente, il Pizza Index non è uno strumento scientifico. Il rischio di falsi positivi è alto: una riunione ordinaria protratta, una celebrazione interna, persino un blackout temporaneo nelle cucine del Pentagono possono generare picchi simili. Per questo motivo, il dato viene considerato un proxy, cioè un segnale indiretto che può assumere significato solo se inserito in una rete di informazioni più ampia, insieme a movimenti diplomatici, chiusure precauzionali, messaggi pubblici o segnali sul terreno.
Negli ultimi anni, ad esempio, si è osservata una certa ricorrenza tra picchi nelle ordinazioni e momenti di tensione mediorientale. Nell’aprile 2024, dopo un attacco al consolato iraniano in Siria, diverse agenzie di delivery segnalarono anomalie simili nei pressi di Langley, sede della CIA. E ancora prima, l’ambasciatore americano a Gerusalemme aveva pubblicato un messaggio criptico su X ore prima di un’azione militare. Si tratta di frammenti che, singolarmente, non significano molto, ma che insieme possono delineare la sagoma di una crisi prima che venga annunciata ufficialmente.