Una retrospettiva su Carlo Rambaldi al MoMA di New York

In occasione del centenario della nascita di Carlo Rambaldi, il Museum of Modern Art di New York (MoMA), in collaborazione con Cinecittà, presenta “Carlo Rambaldi, un’importante retrospettiva che celebra il tre volte premio Oscar per gli effetti speciali, ampiamente riconosciuto come il padre di E.T., il cui lavoro ha trasformato le possibilità del racconto cinematografico. L’iniziativa rientra nelle celebrazioni globali del centenario di Rambaldi, sostenute dalla Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura.

Presentato al MoMA dal 10 al 24 dicembre 2025, il programma proporrà 15 film che attraversano l’intera carriera di Rambaldi, tra cui sei grandi produzioni hollywoodiane e quattro titoli italiani recentemente restaurati da CinecittàProfondo Rosso”(1975)  di Dario Argento; “Estratto dagli archivi segreti della polizia di una capitale europea”(1972) di Riccardo Freda (New York Premiere); “Scacco alla regina”(1969) di Pasquale Festa Campanile; e “Frankenstein ’80”(1972) di Mario Mancini. Gli ultimi due film verranno proiettati al MoMA per la prima volta nelle loro versioni restaurate in digitale 4K.

La carriera di Rambaldi ha fatto da ponte tra il cinema d’autore italiano e Hollywood, consacrandolo come uno dei più influenti artisti degli effetti speciali nella storia del cinema. La retrospettiva si aprirà il 10 dicembre con la proiezione del restauro digitale in 4K di Profondo Rosso”(1975) di Dario Argento, realizzato da Cinecittà e supervisionato direttamente dallo stesso Argento.

Lucia BorgonzoniSottosegretario di Stato al Ministero della Cultura, ha dichiarato:
“Siamo immensamente orgogliosi dell’entusiasmo straordinario che negli Stati Uniti accompagna la celebrazione di uno dei più illustri artisti italiani nel centenario della sua nascita. Onorare Carlo Rambaldi attraverso un’iniziativa come questa evidenzia il suo profondo contributo al cinema mondiale. La storia del cinema deve molto alla sua capacità di trasformare l’immaginazione in forme e sembianze mai viste prima sullo schermo — un connubio unico di maestria tecnica e genialità creativa che ha riempito di meraviglia generazioni di spettatori”.

Riflettendo sulla loro lunga collaborazione, Dario Argento ha ricordato:“Ci siamo incontrati al mio primo film, e da allora abbiamo sempre lavorato insieme. Tutti i miei film sono stati realizzati con Carlo Rambaldi, fino al giorno in cui prese l’aereo per gli Stati Uniti. È stata una collaborazione meravigliosa — un terreno di avventure straordinarie. Insieme a sua moglie Bruna, hanno dato vita all’immaginazione in modi che nessuno aveva mai fatto prima”.

Photo Credits: Archivio Fondazione Carlo Rambaldi

Rajendra Roy, Celeste Bartos Chief Curator of Film del Museum of Modern Art, rende omaggio all’eredità di Rambaldi:“Se il cinema è il regno della magia, allora gli artisti degli effetti speciali sono i maghi. Da un Kong alto dodici metri agli orrori intrisi di sangue, fino all’alieno più gentile mai apparso sugli schermi terrestri, Carlo Rambaldi ha creato e costruito personaggi destinati a vivere per sempre nella storia del cinema. Nel proseguire l’impegno del museo nel valorizzare i talenti del cinema, e grazie alla dedizione di Cinecittà, siamo entusiasti di celebrare il lavoro di questo artista visionario”

Daniela Rambaldi, Presidente della Fondazione Carlo Rambaldi, riflette sull’eredità del padre: “Per mio padre il cinema non è mai stato solo intrattenimento, ma un ponte tra sogno e realtà. Attraverso le sue creature, da Kong a E.T., ha dato forma all’invisibile, trasformando la tecnologia in emozione e la materia in poesia. Vedere oggi il suo lavoro celebrato al Museum of Modern Art di New York, grazie all’inestimabile collaborazione di Cinecittà e al sostegno del Ministero della Cultura, è un momento di profondo orgoglio e gratitudine.
Significa riconoscere che la sua visione, fatta di ingegno, umanità e meraviglia, continua a ispirare l’immaginazione di chi ama il cinema e l’arte in tutte le loro forme”.

Nato nel 1925 a Vigarano Mainarda, vicino Ferrara, Carlo Rambaldi (1925–2012) studiò pittura e scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna prima di entrare nel cinema negli anni Cinquanta. Il suo primo grande progetto — un drago di sedici metri realizzato per “Sigfrido” (1957) — annunciò l’arrivo di un artista capace di unire scultura, ingegneria e narrazione in modi senza precedenti.

Nel corso degli anni Sessanta e Settanta, Rambaldi divenne indispensabile ai cineasti più innovativi d’Italia. Lavorò con Dario Argento a “Profondo Rosso’’ (1975) e “Quattro mosche di velluto grigio’’ (1971), creando effetti meccanici che amplificavano la tensione psicologica. Realizzò complessi organismi meccanici per “I racconti di Canterbury’’ (1972) e “Il fiore delle mille e una notte’’ (1974) di Pier Paolo Pasolini, e contribuì a “Giulietta degli spiriti’’ (1965) di Federico Fellini e “Ludwig’’(1973) di Luchino Visconti, per il quale creò un universo meccanizzato che simulava un ciclo lunare. Per“L’ultima donna’’ (1976) di Marco Ferreri, realizzò uno degli effetti pratici più complessi e controversi della storia del cinema.
Queste collaborazioni lo consacrarono come maestro tanto delle creature fantastiche quanto di un realismo inquietante.

Mentre molti suoi contemporanei si affidavano a trucchi ottici e miniature, Rambaldi fu un pioniere di sistemi animatronici completamente articolati, basati sull’accuratezza anatomica e sulla precisione idraulica. Il suo processo richiedeva mesi di studio e univa la maestria dello scultore all’ingegneria meccanica.

A Hollywood il suo lavoro gli valse tre Premi Oscar: per “King Kong’’ (1976), in cui progettò un gorilla animatronico a grandezza naturale; per “Alien” (1979), per il quale realizzò lo xenomorfo ideato da H.R. Giger; e per “E.T. l’extra-terrestre’’ (E. T. the Extra-Terrestrial)(1982), creando uno dei personaggi più amati della storia del cinema. L’E.T. di Rambaldi incarnava perfettamente la sua filosofia artistica di fondere la maestria tecnica con la sensibilità emotiva.
I suoi progetti visionari contribuirono anche ad altri capolavori del cinema internazionale, tra cui “Dune’’ (1984) di David Lynch e “Incontri ravvicinati del terzo tipo’’ (Close Encounters of the Third Kind) (1977) di Steven Spielberg, tra molti altri.

Traendo ispirazione da Leonardo da Vinci — che considerava un precursore dell’animatronica cinematografica — Rambaldi mantenne le tecniche tradizionali di scultura anche quando l’industria si orientò verso i metodi digitali. Considerava gli effetti speciali strumenti narrativi essenziali, e non semplici conquiste tecniche.

Tra i numerosi riconoscimenti ricevuti da questa figura iconica, che continua a essere uno degli artisti degli effetti speciali più ammirati nella storia del cinema, figurano tre Premi Oscar, un Saturn Award per i migliori effetti speciali, un David di Donatello Speciale e un riconoscimento dalla Los Angeles Film Critics Association.
Nel 2025, a Rambaldi è stata assegnata postuma una stella sulla Hollywood Walk of Fame, la cui cerimonia ufficiale di inaugurazione è prevista per il 2026.

La retrospettiva “Carlo Rambaldi’’ segue una serie di tributi internazionali per il suo centenario, tra cui “The Man Who Made Creatures” all’Academy Museum of Motion Pictures di Los Angeles, organizzato dal Ministero della Cultura (MiC) e da Cinecittà. Insieme, queste iniziative sottolineano l’eredità duratura di Rambaldi come ponte culturale tra l’artigianato italiano e l’innovazione globale.

La retrospettiva “Carlo Rambaldi’’ è stata co-organizzata da Rajendra Roy, Celeste Bartos Chief Curator of Film, e Francisco Valente, Curatorial Assistant del Department of Film del MoMA; e da Camilla Cormanni, Paola Ruggiero e Marco Cicala per Cinecittà.

Photo Credits: Archivio Fondazione Carlo Rambaldi

PROGRAMMAZIONE

Per il programma completo, i dettagli delle proiezioni e i biglietti, visita moma.org/film.

Profondo Rosso (Deep Red)

1975. Italia. Regia di Dario Argento. Sceneggiatura di Argento, Bernardino Zapponi. Con David Hemmings, Daria Nicolodi, Gabriele Lavia, Macha Méril. Restauro digitale 4K DCP a cura di Cinecittà; per gentile concessione di Cinecittà. In italiano/tedesco/ebraico; sottotitoli in inglese. 126 min.
10 dic, ore 19:00 (T1) • 12 dic, ore 16:30 (T2)

In questo capolavoro del giallo, che fa da ponte tra la trilogia iniziale dei thriller psicologici di Dario Argento (L’uccello dalle piume di cristallo’’, “Il gatto a nove code’’, Quattro mosche di velluto grigio’’), il sovrannaturalismo della sua fase centrale (“Suspiria’’ e Tenebre’’) e le tattiche shock da Grand Guignol dei suoi film splatter più tardi — l’uso virtuosistico da parte del regista di angolazioni di macchina disorientanti, suoni allucinatori, giochi di specchi e montaggi affilati come rasoi è messo al servizio di una serie di omicidi particolarmente feroci e coreografati con inventiva, che David Hemmings (ancora intriso dell’eleganza della Swinging London di “Blow-Up’’ di Michelangelo Antonioni) deve risolvere. Gli effetti speciali di Carlo Rambaldi — un burattino elettromeccanico, un corpo mummificato finto, manichini e corpi artificiali (per le decapitazioni) — si rivelarono un complemento perfetto alle acrobazie morbose di Argento e alla colonna sonora inquietante dei Goblin, attirando l’attenzione del produttore Dino De Laurentiis, che portò Rambaldi a Hollywood per lavorare alla sua versione di “King Kong’’.

I giganti della Tessaglia (The Giants of Thessaly)

1960. Italia/Francia. Regia di Riccardo Freda. Sceneggiatura di Freda, Giuseppe Masini, Mario Rossetti, Ennio De Concini. Con Roland Carey, Ziva Rodann, Alberto Farnese, Massimo Girotti. DCP 4K per gentile concessione di Cinecittà. In italiano; sottotitoli in inglese. 87 min.
11 dic, ore 16:00 (T2) • 17 dic, ore 16:00 (T2)

Alcuni dei primi lavori di effetti speciali di Carlo Rambaldi compaiono nell’adattamento fantasy epico di Riccardo Freda del poema “Le Argonautiche’’dell’autore greco Apollonio Rodio, in cui il re Giasone di Tessaglia e i suoi Argonauti intraprendono un viaggio epico alla ricerca del mitico Vello d’Oro mentre invasori e disastri naturali minacciano la sua città natale. Marinai, soldati, mostri e dèi greci si uniscono in un’avventura di proporzioni omeriche — sostenuta dalla colonna sonora di Carlo Rustichelli — presentata qui in una nuova restaurazione realizzata da Cinecittà.

King Kong

1976. USA/Italia. Regia di John Guillermin. Sceneggiatura di Lorenzo Semple Jr., basata su una sceneggiatura di James Creelman, Ruth Rose ed Edgar Wallace. Con Jeff Bridges, Charles Grodin, Jessica Lange. Restauro digitale 4K a cura di Paramount Pictures e L’Immagine Ritrovata; per gentile concessione di Paramount Pictures. 134 min.
11 dicembre, ore 18:30 (T2), 15 dicembre, ore 16:00 (T2)

Quando il produttore italiano Dino De Laurentiis decise di realizzare un remake di “King Kong’’ (1933), immaginò un colosso animatronico a grandezza naturale, forse ispirato a un altro mostro fuori scala che aveva reso “Lo squalo’ (Jaws) (1975) un successo monumentale. Ma ciò che cercava non era solo paura, bensì una connessione emotiva.
Fu allora che entrò in scena Carlo Rambaldi, che si trasferì da Roma a Los Angeles per costruire una scimmia alta dodici metri, dotata di un’ampia gamma di espressioni facciali, sufficienti a far commuovere il pubblico e a rendere credibile il legame inusuale con la giovane esordiente Jessica Lange. Il suo successo portò l’Academy a premiare Rambaldi con uno Special Achievement Award per gli effetti visivi agli Oscar del 1977.

Dune

1984. USA. Regia di David Lynch. Sceneggiatura di Lynch, basata sul romanzo di Frank Herbert. Con Kyle MacLachlan, Virginia Madsen, Francesca Annis. DCP, per gentile concessione di Universal Pictures. 134 min.
12 dic, ore 19:30 (T2) • 14 dic, ore 13:00 (T2)

Dopo il fallimento dei tentativi di Alejandro Jodorowsky di adattare il romanzo di fantascienza epico di Frank Herbert, il produttore italiano Dino De Laurentiis acquisì i diritti e affidò la regia a David Lynch, sulla scia del successo di “The Elephant Man’’ (1980).
Nonostante gli sforzi dello studio di semplificare la visione di Lynch e ridurre la lunghezza originale del film — spingendolo a rinnegare l’opera e a decidere di non rinunciare mai più alla propria indipendenza creativa — il regista realizzò un’opera d’arte strana, oscura, onirica, in netto contrasto con la trilogia di “Star Wars’’, allora di enorme successo.
Negli anni successivi, “Dune’’ di Lynch ha giustamente raggiunto lo status di cult, grazie anche ai giganteschi mutanti fluttuanti e ai terrificanti vermi delle sabbie creati da Carlo Rambaldi.

Terrore nello spazio (Planet of the Vampires)

1965. Italia. Regia di Mario Bava. Sceneggiatura di Bava, Alberto Bevilacqua, Callisto Cosulich, Antonio Román, Rafael J. Salvia, basata su un racconto di Renato Pestriniero. Con Barry Sullivan, Norma Bengell, Ángel Aranda, Evi Marandi. Restauro digitale 2K DCP a cura del CSC – Cineteca Nazionale; per gentile concessione di Cinecittà. In italiano; sottotitoli in inglese. 136 min.
13 dic, ore 13:30 (T2) • 20 dic, ore 18:30 (T2)

La trama di “Terrore nello spazio” (Planet of the Vampires) sembra un mix europeo tra “Alien’’ e “La notte dei morti viventi’’: astronauti del futuro impazziscono temporaneamente e diventano zombie assassini. Nonostante la storia di fantascienza horror un po’ kitsch e decisamente bizzarra, vale la pena vederlo per le immagini create da Bava, realizzate in scenografie dai colori vividi e ispirate ai pulp magazine e ai fumetti degli anni Sessanta.
I giganteschi scheletri alieni di Carlo Rambaldi evocano un terrore ultraterreno a cui l’artista avrebbe attinto nuovamente più di un decennio dopo in “Alien’’.

Incontri ravvicinati del terzo tipo (Close Encounters of the Third Kind)

1977. USA. Regia di Steven Spielberg. Sceneggiatura di Spielberg, Hal Barwood, Jerry Belson, John Hill, Matthew Robbins. Con Richard Dreyfuss, Teri Garr, Melinda Dillon, François Truffaut. DCP 4K per gentile concessione di Sony Repertory. 138 min.
13 dic, ore 16:00 (T2) • 22 dic, ore 18:30 (T2)

Dopo il successo monumentale de “Lo squalo’’ (Jaws), Steven Spielberg spostò la sua attenzione dalle coste del New England ai cieli dell’Indiana, alla ricerca di segni di vita tra le stelle del Midwest. In “Incontri ravvicinati del terzo tipo”, con Richard Dreyfuss nei panni di un padre tormentato e distratto e una speciale partecipazione di François Truffaut nel ruolo di uno scienziato francese, Spielberg cattura l’ansia suburbana della classe media americana mentre esplora un’ossessione per qualcosa di più grande (e forse migliore) della vita reale.
La colonna sonora inquietante e spesso atonale di John Williams, gli effetti visivi di Douglas Trumbull e gli straordinari design extraterrestri di Carlo Rambaldi creano una combinazione magica, un commovente tributo all’effetto ultraterreno delle immagini in movimento e al loro potere fantastico sull’occhio umano.

Alien

1979. USA. Regia di Ridley Scott. Sceneggiatura di Dan O’Bannon, da un soggetto di O’Bannon e Ronald Shusett. Con Sigourney Weaver, Tom Skerritt, Veronica Cartwright, Harry Dean Stanton, John Hurt, Ian Holm, Yaphet Kotto. DCP; per gentile concessione di Criterion Pictures. 116 min.
13 dic, ore 19:00 (T2) • 19 dic, ore 16:00 (T2)

Alien” è giustamente considerato uno dei film più terrorizzanti di tutti i tempi, grazie in particolare al design visivo di H. R. Giger e agli effetti meccanici di Carlo Rambaldi per la terrificante creatura extraterrestre. La coppia vinse un Oscar per gli effetti visivi che ancora perseguitano l’immaginazione degli appassionati di cinema, indipendentemente dal loro interesse per la fantascienza, poiché Alien rimane una delle rappresentazioni più autentiche e oscure delle nostre paure interiori e delle ansie collettive riguardo al futuro dell’umanità, in un universo che continua a sfuggire alla nostra comprensione.

E.T. l’extra-terrestre (E.T. The Extra-Terrestrial)
1982. USA. Regia di Steven Spielberg. Sceneggiatura di Melissa Mathison. Con Henry Thomas, Dee Wallace, Peter Coyote, Drew Barrymore. DCP 4K. 115 min. Per gentile concessione di Criterion Pictures.
14 dic, ore 16:00 (T2) • 24 dic, ore 13:30 (T2)


Carlo Rambaldi vinse il suo secondo Oscar per i Migliori Effetti Speciali grazie a quello che è probabilmente il suo contributo più memorabile alla storia del cinema: un extraterrestre animatronico basso, dagli occhi grandi e dal collo lungo, arrivato da un pianeta lontano e diventato il migliore amico di un altro brutto anatroccolo: un bambino solitario di 10 anni, con un padre assente e una fervida immaginazione.
Oltre alle iniziali, E.T. ed Elliott condividono un cuore compassionevole, volti espressivi, la capacità di creare un legame profondo e un intenso desiderio di trovare la propria vera casa in un mondo in cui la fantasia deve compensare una realtà deludente.

Barbarella

1968. Francia/Italia. Regia di Roger Vadim. Sceneggiatura di Vadim, Terry Southern, Claude Brulé, Vittorio Bonicelli, Clement Biddle Wood, Brian Degas, Tudor Gates, Jean-Claude Forest, basata su un fumetto di Forest. Con Jane Fonda, John Phillip Law, Marcel Marceau, David Hemmings, Ugo Tognazzi. 35mm. 115 min. Per gentile concessione di Paramount Pictures.
15 dic, ore 19:00 (T2) • 20 dic, ore 16:00 (T2)

Pochi film hanno saputo catturare l’estetica pop, sexy e stravagante degli “anni Sessanta” quanto l’adattamento di Roger Vadim della serie a fumetti di Jean-Claude Forest. Jane Fonda, allora sposata con il regista francese, interpreta una viaggiatrice spaziale dell’anno 40.000 che atterra sul pianeta Lythion per rintracciare lo scienziato malvagio (e creatore della Macchina del Piacere Eccessivo) Durand Durand, la cui ultima invenzione rischia di distruggere l’intero universo.
La tuta spaziale rivelatrice in plexiglas di Barbarella fu realizzata da Carlo Rambaldi, che ideò anche le ali dell’angelo interpretato da John Phillip Law e minuscole creature dotate di un interesse sadico per il corpo della Fonda. In seguito, Fonda abbandonò i ruoli modellati sulle fantasie sessuali maschili per dedicarsi all’attivismo politico e femminista e a interpretazioni più impegnate, come quella che le valse l’Oscar in “Una squillo per l’ispettore Klute” (1971).

Scacco alla regina (Check to the Queen)
1969. Italia. Regia di Pasquale Festa Campanile. Sceneggiatura di Tullio Pinelli, Brunello Rondi. Con Rosanna Schiaffino, Haydée Politoff, Romolo Valli, Aldo Giuffrè, Daniela Surina, Gabriele Tinti. Nuovo restauro digitale 4K a cura di Cinecittà (Prima negli Stati Uniti); per gentile concessione di Cinecittà. In italiano; sottotitoli in inglese. 115 min.
16 dic, ore 16:00 (T2) • 20 dic, ore 13:30 (T2)

Diretto da uno dei più prolifici registi della commedia sexy all’italiana, “Scacco alla regina”, la storia di un’attrice famosa e manipolatrice e della sua devota accompagnatrice, si distingue come uno dei film visivamente più sofisticati di un genere notoriamente associato a una decadenza lasciva. Eppure, come molte opere affini, le sue provocazioni diventano un astuto veicolo per decostruire classe sociale, sessualità e relazioni di genere in una società in cui manipolazione e corruzione sono ingredienti di un piacere sovversivo.
La colonna sonora lounge acid-jazz di Piero Piccioni e il cavallo bianco elettromeccanico a grandezza naturale realizzato da Carlo Rambaldi contribuiscono in modo decisivo al fascino psichedelico e kinky del film. Presentato in un nuovo restauro digitale a cura di Cinecittà.

Modesty Blaise, La bellissima che uccide (Modesty Blaise)

1966. Italia. Regia di Joseph Losey. Sceneggiatura di Evan Jones, Harold Pinter, basata su un libro di Peter O’Donnell, Jim Holdaway. Con Monica Vitti, Terence Stamp, Dirk Bogarde, Harry Andrews, Clive Revill, Michael Craig. DCP, per gentile concessione di Criterion Pictures. 119 min.
16 dic, ore 18:30 (T2) • 21 dic, ore 16:00 (T2)

Uscito all’apice della popolarità di James Bond, l’adattamento di Joseph Losey della striscia a fumetti “Modesty Blaise” degli anni Sessanta satira la mania internazionale per gli agenti segreti con un film camp ispirato alla Pop Art sulla sua eroina (Monica Vitti), che emerge da un campo profughi greco senza memoria, vaga nell’Europa del dopoguerra e diventa infine una spia formidabile.
Carlo Rambaldi contribuisce a questa produzione internazionale ricca di star con manichini, protesi, creature meccaniche e altri effetti speciali che rafforzano lo spirito eccentrico del film.

I racconti di Canterbury (The Canterbury Tales)

1972. Italia. Regia di Pier Paolo Pasolini. Sceneggiatura di Pasolini, basata su un libro di Geoffrey Chaucer. Con Hugh Griffith, Laura Betti, Ninetto Davoli, Franco Citti. 35mm; per gentile concessione di Cinecittà. In italiano; sottotitoli in inglese. 122 min.
17 dic, ore 18:30 (T2) • 23 dic, ore 18:30 (T2)

L’adattamento di Pier Paolo Pasolini dei racconti erotici medievali di Geoffrey Chaucer valse al cineasta italiano l’Orso d’oro al Festival di Berlino nel 1972. Uscito tra altri due adattamenti di letteratura erotica, “Il Decameron” (1971) e “Il fiore delle mille e una notte” (1974), questa commedia sessuale unisce slapstick e riferimenti all’arte rinascimentale italiana e olandese per dipingere un ritratto sarcastico, blasfemo e grottesco del piacere, del peccato e delle morali e istituzioni oppressive che li governano, il tutto attraverso la lente della vita medievale.
L’indimenticabile diavolo meccanico scatologico di Carlo Rambaldi svolge un ruolo centrale nella rappresentazione bruegheliana dell’inferno che chiude il film.

Estratto dagli archivi segreti della polizia di una capitale europea (Tragic Ceremony)

1972. Italia/Spagna. Regia di Riccardo Freda. Sceneggiatura di Mario Bianchi. Con Camille Keaton, Luciana Paluzzi, Luigi Pistilli, Giovanni Petrucci. Nuovo restauro digitale 4K a cura di Cinecittà; per gentile concessione di Cinecittà. In italiano; sottotitoli in inglese. 90 min.
18 dic, ore 16:00 (T2) • 21 dic, ore 13:30 (T2)

Alcuni degli effetti visivi più agghiaccianti di Carlo Rambaldi prendono vita (o morte) nel giallo-horror onirico “Estratto dagli archivi segreti della polizia di una capitale europea di Riccardo Freda, che racconta di un gruppo di giovani hippie in viaggio nella campagna, in cerca di un riparo per la notte in una villa isolata, solo per ritrovarsi nel mezzo di una strana cerimonia notturna, mentre i loro ospiti satanici tentano di arricchire i propri sacrifici con arti appena amputati. Presentato in un nuovo restauro digitale a cura di Cinecittà.

Frankenstein ‘80

1972. Italia. Regia di Mario Mancini. Sceneggiatura di Mancini, Ferdinando De Leone. Con John Richardson, Xiro Papas, Renato Romano, Dalila Parker. Nuovo restauro digitale 4K a cura di Cinecittà; per gentile concessione di Cinecittà. In italiano; sottotitoli in inglese. 89 min.
18 dic, ore 18:30 (T2) • 22 dic, ore 16:00 (T2)

Il direttore della fotografia (e collaboratore di Mario Bava) Mario Mancini si rivolse all’horror exploitation più scioccante per il suo esordio alla regia: “Frankenstein ‘80 ” (conosciuto anche come Frankenstein Sex o Midnight Horror), una versione insolita, sanguinaria e necrofila del celebre romanzo gotico di Mary Shelley, in cui il mostro del dottor Frankenstein (qui chiamato “Mosaico”) diventa un serial killer che prende di mira le lavoratrici del sesso.
Gli effetti visivi sanguinosi di Carlo Rambaldi e i corpi mutilati svolgono inevitabilmente un ruolo centrale nel caos volgare e oltraggioso del film. Presentato in un nuovo restauro digitale a cura di Cinecittà.

Marcia nuziale (The Wedding March)

1966. Italia. Regia di Marco Ferreri. Sceneggiatura di Rafael Azcona, Diego Fabbri. Con Ugo Tognazzi, Shirley Anne Field, Alexandra Stewart, Gaia Germani. DCP 2K per gentile concessione di Cinecittà. In italiano; sottotitoli in inglese. 89 min.
19 dic, ore 18:30 (T2) • 23 dic, ore 16:00 (T2)

In “Marcia Nuziale”, Ugo Tognazzi interpreta il suo emblematico maschio alfa sarcastico, una figura cinematografica che gli diede grande notorietà durante la stagione della commedia all’italiana e lo rese un protagonista ideale del cinema di Marco Ferreri. Tognazzi guida il pubblico attraverso quattro episodi che esplorano le peculiarità della vita coniugale borghese, con tutte le sue stranezze di desiderio, noia, infedeltà e fantasie bizzarre.
Il film include un episodio girato a New York e un capitolo finale in cui le bambole gonfiabili a grandezza naturale realizzate da Carlo Rambaldi suggeriscono una visione inquietante del futuro della sessualità.

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