Un ricordo personale diventa racconto collettivo: nel 1955 il transatlantico Olympia salpa da Messina verso New York, portando con sé famiglie, lacrime e aspettative. A vegliare sulla partenza e sull’arrivo, due statue all’ingresso dei porti — la Madonna della Lettera e la Statua della Libertà — simboli diversi ma complementari di protezione, accoglienza e riscatto. Un filo ideale che unisce Sicilia e America, memoria e migrazione, passato e presente.
Era il 15 dicembre del 1955 quando il transatlantico “Olympia” si staccava dal molo del porto di Messina per navigare verso New York. Io appena decenne avevo accompagnato, insieme ai miei, gli zii e i miei tre cugini, che partivano per l’America. Avevo vissuto la forte commozione degli ultimi abbracci, non senza lacrime. Avevo accompagnato con gli occhi i loro movimenti sulla passerella d’imbarco. Avevo cercato i loro volti fra le decine di volti affacciati alle ringhiere dei ponti della nave, per un ultimo saluto con un fazzoletto bianco in mano. Odiavo quella nave che si allontanava dal porto, perché mi sentivo come defraudato di alcuni miei affetti più cari. Mi portava via, verso una terra troppo lontana, i miei cugini, con i quali passavamo ore, momenti lieti, in occasioni di feste e di vacanze. Quei compagni di giochi e di avventure, che non avrei forse più rivisto, mi lasciavano un grande vuoto, perché non capivo e non riuscivo ad accettare quella decisione di lasciare la nostra terra per un Paese straniero. Interrogando mia zia sul perché di quella scelta, mi aveva detto chiaramente che lo facevano per assicurare un futuro migliore ai loro figli. Qualche tempo dopo ho capito che, come migliaia di altri italiani, erano stati “stregati” dal sogno americano. Il viaggio è durato nove giorni, due in più del previsto, perché hanno incontrato una forte tempesta in pieno oceano. Era la sera della vigilia di Natale, quando in lontananza apparvero le luci della città di New York. E a mano a mano che la nave si avvicinava alla città, il vociare della gente, che si affollava sui ponti della nave, cresceva fino a quella esplosione di gioia, che, come un boato, si propagava nell’aria a mezzanotte della vigilia di Natale, all’avvistamento della Statua della Libertà, simbolo, non solo di libertà, ma anche di speranza e di grandi opportunità. Passando sotto quella Statua gli uomini in segno di riverenza, ma anche di ringraziamento si toglievano il cappello, alcuni addirittura lo lanciavano in aria. Le donne si appartavano per una preghiera di ringraziamento. I bambini gridavano festosi. Alcuni intonavano delle canzoni intorno ad un fisarmonicista e altri si cimentavano in passi di tarantella.
Nel 1955 non esisteva più l’obbligo di passare da Ellis Island, cessato in novembre del 1954, quindi, quegli, ormai, immigrati si sono subito trovati catapultati in una realtà lontana da quella dei loro centri di provenienza. Impressionati dai grattacieli, affascinati dal luccichio delle centinaia di luminarie natalizie e dalle decine e decine di negozi addobbati a festa, meravigliati di fronte al grande albero di Natale del Rockefeller Center, incantati dalle numerose attrazioni offerte dalla Grande Mela, hanno cominciato a prendere confidenza con quel Nuovo Mondo. Quel Natale non ricordava solo la nascita del Bambino Gesù, ma diventava, in quel momento, per quella gente, il “Natale” della nuova vita in quella che era vista come una “terra promessa”. E da quel giorno, per 70 anni, ogni Natale, quegli uomini, quelle donne, quei bambini festeggeranno due ricorrenze, la nascita di Gesù e la loro nuova nascita in America.
Io ho capito che i miei zii avevano avuto ragione a scegliere di lasciare l’Italia, quando ho visto i traguardi ragguardevoli raggiunti dai miei cugini, dai loro figli e dai loro nipoti, in campo professionale e in ambiti importanti della società americana. Il sogno americano aveva funzionato per loro.
La statua della Madonna della Lettera di Messina
A Messina l’Olympia, staccandosi dal molo e mettendo la prua verso l’uscita del porto, aveva spostato la fiancata, dove vi erano dei passeggeri ancora affacciati per salutare i loro cari, verso la stele con la statua della Madonna della Lettera, come per dare l’occasione a ognuno di loro di affidare il proprio destino e il buon esito del viaggio alla madre di Gesù, nel rispetto di tradizioni rientranti nella devozione popolare.
Quella statua, ancora presente all’imboccatura del porto di Messina, realizzata in bronzo dorato, alta 7 metri, poggia su un globo e tiene in mano la Lettera della Madonna, un simbolo di protezione per la città e per i naviganti. Essa è posta, a sua volta, su una stele alta 53 metri, eretta sulla punta del Forte San Salvatore, costruito dagli spagnoli nel 1546. Voluta dai Messinesi, per onorare quella che era stata scelta come Patrona della loro città, la statua è stata inaugurata con una cerimonia unica nel suo genere, divenendo un evento storico per il suo tempo. Al momento della sua inaugurazione, infatti, avvenuta il 12 agosto 1934, il Papa Pio IX, da Castel Gandolfo (Roma), azionando un sistema radio a onde ultracorte, ideato e messo in opera dal famoso scienziato italiano Guglielmo Marconi, ha illuminato, a distanza di centinaia di chilometri, la scritta votiva (Vos et ipsam civitatem benedicimus), posta alla base della stele, e la corona che si trova sulla testa della statua della Madonna. La statua della Madonnina del porto, com’ è chiamata dai Messinesi, da quel momento è diventata monumento simbolo della città.
Si narra che, in occasione della visita dell’apostolo Paolo a Messina intono all’anno 42 d.C., molti abitanti si convertirono al cristianesimo. Entusiasmati dalla nuova fede, alcuni Messinesi seguirono Paolo in Palestina per incontrare Maria, la madre di Gesù. Maria scrisse di suo pugno una lettera su pergamena, datata 3 giugno, per il popolo messinese, legandola con una ciocca di suoi capelli. La lettera che assicurava protezione perpetua e benedizioni alla città, conteneva la famosa frase in latino “Vos et ipsam civitatem benedicimus” (Benediciamo voi e la stessa città), che troviamo sotto la stele della Madonnina del porto. L’otto settembre del 42 la delegazione tornò a Messina con la preziosa lettera. Così Maria divenne patrona e protettrice della città peloritana col titolo di “Madonna della Lettera”, la cui festa si celebra ogni anno il 3 giugno con processioni e con la tradizionale esposizione della Lettera.
La statua della Libertà di New York
Gli emigranti dell’Olympia, lasciando Messina, hanno ricevuto l’ultimo saluto proprio dalla statua della Madonnina del porto. Arrivando in America hanno incontrato un’altra opera monumentale, più maestosa, ad accoglierli: la statua della Libertà, posta all’ingresso del porto di New York, sul fiume Hudson, al centro della baia di Manhattan. L’impatto con quel monumento è stato, sicuramente, di grande coinvolgimento emotivo, per la speranza di libertà e di prosperità che ha infuso in ogni cuore, soprattutto, alla lettura dei versi di Emma Lazarus incisi sulla targa di bronzo posta alla base della statua: “Give me your tired, your poor, our huddled masses yearning to breathe free” (Datemi i vostri stanchi, i vostri poveri, le vostre masse accalcate che anelano a respirare libere).
La Statua della Libertà è, ancora oggi, il monumento simbolo della città di New York, ma anche di tutti gli Stati Uniti d’America. Essa è alta 93 metri, compresi i 47 metri del piedistallo, e raffigura una donna che indossa una lunga toga e sorregge in una mano una fiaccola, simbolo del fuoco eterno della libertà, mentre nell’altra stringe un libro recante la data del 4 luglio 1776, giorno dell’indipendenza americana. Ai piedi vi sono delle catene spezzate, simbolo della liberazione dal potere del sovrano dispotico, e in testa vi è una corona, le cui sette punte rappresentano i sette mari e i sette continenti. Ideata da Edouard Renè de Laboulaye, fu costruita a Parigi su progetto dei francesi Frédréric Auguste Bartholdi e Gustave Eiffel. La statua è stata donata dai Francesi agli Stati Uniti d’America, in segno di amicizia tra i due popoli e in commemorazione della dichiarazione d’indipendenza di un secolo prima. E’ stata inaugurata il 28 ottobre 1886 e nel 1924 divenne monumento nazionale insieme all’isola sulla quale sorge, Liberty Island, un tempo Bedloe’s Island. Dal 1984, infine, è bene protetto dall’UNESCO.
Oggi che gli spostamenti di persone tra Paesi e continenti si effettuano prevalentemente attraverso linee aeree, le due statue, che accomunano Messina e New York, vedono ancora transitare sotto di loro grandi navi affollate, questa volta, però, di turisti croceristi. Quelle statue sono là a ricordare e raccontare loro straordinarie e memorabili storie di migrazioni. A raccontare di persone che, partendo da umili origini italiane, hanno contribuito a fare grande l’America. A ricordare, all’America stessa, quanta importanza hanno avuto, in passato, gli immigrati provenienti dai più svariati Paesi del mondo e quanta importanza hanno gli immigrati dei nostri giorni.




