Per secoli il Natale italiano è stato raccontato attraverso il presepe, le liturgie religiose e le tradizioni popolari legate al territorio. L’albero di Natale addobbato, oggi presenza costante nelle case e nelle piazze, è invece un’usanza relativamente recente, arrivata in Italia solo alla fine dell’Ottocento. A introdurla non fu il popolo, ma la corte: una scelta che porta il nome e il volto della regina Margherita di Savoia.
L’uso di decorare alberi durante l’inverno nasce nel Nord Europa in cui due capitali baltiche: l’estone Tallin e la lettone Riga si contendono infatti l’inizio della tradizione legata all’albero di Natale, dove l’abete – simbolo di vita che resiste al gelo – era da secoli associato ai riti del solstizio d’inverno e, successivamente, al Natale cristiano. In Germania e nei Paesi dell’area mitteleuropea, tra Settecento e Ottocento, l’albero addobbato diventa un elemento centrale delle festività domestiche, ornato inizialmente con frutti, candele, dolci e nastri. Da lì, la tradizione si diffonde nelle corti europee, assumendo anche un valore di rappresentanza e modernità.

In Italia, però, il Natale restava saldamente legato al presepe, considerato espressione autentica della spiritualità e della cultura popolare. Fu solo alla fine del XIX secolo che qualcosa cambiò. La svolta avvenne quando la regina Margherita, figlia primogenita di Ferdinando Maria Alberto di Savoia e moglie di Umberto I, fece allestire un grande albero di Natale decorato al Quirinale, allora residenza reale. Era il 1898 e quell’abete illuminato, collocato in uno dei saloni del palazzo, rappresentò una vera novità per il pubblico italiano.
Ma Margherita di Savoia, donna colta e attenta alle tendenze europee, era consapevole del valore simbolico dei gesti pubblici. Introdurre l’albero di Natale significava avvicinare l’Italia alle grandi monarchie del continente, ma anche proporre un nuovo modello di festa domestica, più intimo e familiare, capace di parlare soprattutto ai bambini.
La notizia dell’albero reale si diffuse rapidamente attraverso giornali, cronache mondane e racconti dell’epoca. L’abete addobbato iniziò così a comparire prima nelle case dell’aristocrazia e della borghesia urbana, poi, con il passare dei decenni, anche nelle famiglie comuni. Non sostituì il presepe, ma si affiancò ad esso, dando vita a quella doppia identità del Natale italiano che ancora oggi lo caratterizza.
Nel corso del Novecento, l’albero di Natale si trasformò definitivamente in un simbolo collettivo. Le decorazioni si fecero più elaborate, le luci elettriche presero il posto delle candele, e l’abete uscì dagli interni per conquistare piazze, strade e spazi pubblici. Ciò che era nato come gesto di corte divenne una tradizione nazionale, svuotata del suo carattere elitario e restituita alla dimensione popolare.




