Cosa c’è in “Pirouette”, la nuova esposizione di design del MoMA

Più di cento oggetti, dal primo Macintosh alla Moka, per raccontare come il design ha influenzato il nostro modo di vivere e immaginare il futuro

Superare i limiti della materia, contemplando la cassettiera You Can’t Lay Down Your Memory di Tejo Remy (1991) o la rivoluzionaria poltrona Sacco Zanotta disegnata da Piero Gatti, Cesare Paolini e Franco Teodoro nel 1968. Scandagliare gli impatti dei cambiamenti climatici, attraverso le colorate warming stripes, elaborate dal climatologo Ed Hawkins (2018). Scrutare, sospesi tra le stelle, il recente progetto artistico di data visualization sulle tonnellate di spazzatura in orbita nello spazio di Federica Fragapane. Immaginare un volo parabolico con la tazza spaziale Capillary Cup, progettata, nel 2008, dall’astronauta Don Pettit e perfezionata da Mark Weislogel. Sentire aleggiare nell’aria l’aroma di un buon caffè, osservando la Moka Express inventata, nel 1933, da Alfonso Bialetti. Rievocare gli albori della tecnologia con il capostipite della famiglia Macintosh (1984) e il primo lettore portatile, introdotto sul mercato dalla Sony nel 1979. Approfondire l’antichissima storia del simbolo più usato su Internet: @ la chiocciola. Soffermarsi sulle prime emoji, create, nel 1999, dal giapponese Shigetaka Kurita, oppure semplicemente sorridere davanti agli indispensabili post-it, nati nel 1977 dalle menti di Arthur Fry e Spencer Silver. Visioni che catalogano le complessità, i processi, i linguaggi, le trasformazioni e le emozioni del design, in un mondo sempre più esigente e globale che compie e richiede molte pirouette mentali.

Emoji, Shigetaka Kurita (1999) | Courtesy © by MoMA, New York

Warning Stripes, Ed Hawkins (2018) | Courtesy © by MoMA, New York

Con un crescendo scenografico, più di cento opere di design si parano al Museum of Modern Art di New York, noto come MoMA, nella mostra intitolata Pirouette: Turning Points in Design, in programma fino al 18 ottobre 2025. L’evento offre la possibilità di approdare alla lettura di una variegata serie di oggetti iconici che, dal 1930 a oggi, hanno cambiato radicalmente le nostre regole sociali e abitudini, fuori e dentro le mura domestiche.

Artefatti portatori di significati condivisi, incorporati in forme materiali, digitali e immateriali, che combinano ricerca, capacità immaginativa e percezione intuitiva verso un vicino o lontano futuro.

Chapeau a Paola Antonelli, architetta e designer italiana, nata in Sardegna e cresciuta a Milano, senior curator della sezione architettura e design e fondatrice del reparto di ricerca e sviluppo al MoMA di New York, che con questa straordinaria mostra ci affascina ancora una volta, grazie al suo approccio interdisciplinare finalizzato a farci riflettere sull’idea di creatività come motore dell’innovazione sociale e strumento efficace di superamento di problemi legati al nostro vivere.

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Francesca Londino

Cultural manager e direttrice creativa con un’expertise maturata negli ambiti dell'arte, dell’editoria e del design culturale. Ha curato eventi espositivi per enti pubblici su attività di consulenza, sviluppo e gestione a bandi di finanziamento europei o nazionali. Ha pubblicato interventi, prefazioni e saggi in libri e cataloghi. Ossessionata da sempre dalla cultura visiva, la sua attenzione è rivolta principalmente alle nuove tendenze delle arti figurative. Vive tra Cosenza e Roma ma si sposta ovunque la portino i progetti lavorativi.

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