Un uomo ha confessato di gestire una stazione di polizia clandestina per conto della Cina

La stazione operava nel centro di Manhattan e aveva l'obiettivo di reprimere il dissenso della popolazione cinese a New York nei confronti del governo di Pechino

Chen Jinping, cittadino americano di origini cinesi, si è dichiarato colpevole mercoledì in un tribunale federale di Brooklyn per aver operato come agente del governo cinese. L’uomo è accusato di aver gestito una stazione di polizia clandestina nel cuore di Manhattan, parte di un programma per reprimere le critiche verso Pechino. Chen ha ammesso di aver agito sotto la direzione del Ministero della Pubblica Sicurezza cinese senza registrarsi come agente straniero, come richiesto dalla legge statunitense.

L’indagine federale, avviata nel 2022, ha rivelato che Chen e un suo collaboratore, Lu Jianwang, detto Harry Lu, distrussero prove fondamentali, tra cui messaggi scambiati con i loro superiori in Cina, quando vennero a conoscenza delle indagini in corso. L’operazione clandestina era basata in un edificio a sei piani situato nel quartiere di Chinatown. La struttura fungeva da centro per attività volte a intimidire dissidenti e sopprimere il dissenso nella diaspora cinese negli Stati Uniti.

Chen ha confessato in aula di aver “collaborato con altri per agire come agente di un governo straniero” senza rispettare i requisiti di registrazione imposti dalla legge americana. Mentre Lu si dichiara ancora non colpevole e attende il processo, Chen rischia fino a cinque anni di carcere per cospirazione.

Le indagini hanno portato alla luce altri casi preoccupanti: tra questi, le accuse contro 34 ufficiali di polizia cinesi per molestie ai danni di cittadini sino-americani e contro funzionari che avrebbero manipolato la piattaforma Zoom per censurare dissidenti. I procuratori sostengono che la stazione di Manhattan fosse direttamente gestita dal Bureau di Pubblica Sicurezza della municipalità di Fuzhou, il quale impartiva ordini per localizzare e intimidire persone critiche verso Pechino, come dimostrato dal caso di una vittima perseguitata tramite telefonate e messaggi sui social.

Nonostante le smentite di Pechino, che afferma che tali stazioni non svolgono attività di polizia, diversi governi occidentali, tra cui Irlanda, Canada e Paesi Bassi, hanno richiesto la chiusura di strutture simili nei loro territori.

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