Hira Anwar aveva 14 anni e viveva a New York, dove era nata e cresciuta. Come molti adolescenti della sua età, passava il tempo con gli amici e pubblicava video su TikTok. Ma in casa la sua vita era diversa: i suoi genitori, immigrati dal Pakistan, le imponevano di seguire le loro rigide regole culturali e religiose. La sua presenza online, considerata troppo espressiva e audace, era vista dalla famiglia come una minaccia.
Lunedì sera, pochi giorni dopo essere arrivata in Pakistan per una presunta vacanza, Hira è stata uccisa a colpi di pistola dal padre e dallo zio. Secondo la polizia pakistana, si è trattato di un “delitto d’onore”, un tipo di omicidio ancora diffuso nel paese e in alcune comunità della diaspora. In una confessione resa alle autorità di Quetta, il padre, Anwar ul-Haq, ha detto di aver agito perché la figlia aveva “disonorato la famiglia” pubblicando contenuti considerati inappropriati sui social media.
Gli omicidi legati al cosiddetto onore sono una pratica ancora radicata in Pakistan, nonostante le leggi introdotte per contrastarli. La Commissione per i Diritti Umani del Pakistan ha registrato 588 casi nel 2024, un numero in crescita rispetto ai 490 dell’anno precedente. Le vittime sono spesso donne accusate di aver violato norme patriarcali, per aver rifiutato un matrimonio imposto, richiesto un divorzio o semplicemente per aver avuto un comportamento ritenuto troppo libero.
Negli ultimi anni, alcune giovani donne di origine pakistana cresciute in Occidente sono state attirate nel paese d’origine con il pretesto di una visita ai parenti e poi uccise. Nel 2022, due sorelle con permesso di soggiorno spagnolo erano state assassinate dai familiari perché volevano divorziare dai mariti imposti. In altri casi, gli omicidi avvengono direttamente nei paesi occidentali e i colpevoli fuggono in Pakistan per evitare l’arresto. In Italia, ad esempio, balzò agli onori della cronaca il caso di Saman Abbas, 18enne pakistana uccisa a Reggio Emilia dallo zio, su ordine dei due genitori – poi condannati all’ergastolo.
Secondo Kavita Mehra, direttrice dell’organizzazione Sakhi for South Asian Survivors, la violenza di genere è particolarmente diffusa nelle comunità sudasiatiche negli Stati Uniti. «Non perché siano intrinsecamente più violente», ha detto, «ma perché esistono cicli di dolore, silenzio e controllo patriarcale, influenzati dalla storia del colonialismo e della migrazione». I dati raccolti dall’organizzazione indicano che quasi la metà dei sudasiatici in America ha subito almeno una volta violenza di genere.
Nel caso di Hira, il padre aveva inizialmente detto alla polizia che un gruppo di uomini armati li aveva attaccati mentre andavano a casa dello zio. Ma le incongruenze nel racconto e le testimonianze raccolte hanno portato al suo arresto, insieme al cognato. L’uomo, che lavorava come autista a New York e aveva altre due figlie, ha ammesso di non approvare il modo in cui Hira si vestiva e si comportava sui social.
Nonostante l’introduzione di leggi più severe, i delitti d’onore restano diffusi in Pakistan. Per gli esperti, il problema è la tolleranza sociale e l’inefficacia del sistema giudiziario. «Questi crimini dovrebbero essere trattati come reati contro lo Stato», ha detto la giurista pakistana Shazia Nizamani, «anche se la famiglia non vuole procedere legalmente, lo Stato ha il dovere di garantire giustizia».