Dopo aver intentato una causa lo scorso giugno per aver pagato a caro prezzo il suo senso del dovere, Mathew Bianchi ha ricevuto martedì un risarcimento di 175.000 dollari per essere stato ingiustamente spostato dalla propria unità del NYPD.
I fatti risalgono all’agosto del 2022, quando l’agente in servizio ha fermato una donna, elevandole una multa per un’infrazione stradale. In seguito, l’agente è stato sollevato dal suo incarico e trasferito fuori dall’unità traffico del suo distretto su pressioni di Jeffrey Maddrey, all’epoca capo della pattuglia e ora ufficiale del dipartimento. Durante la causa è stato stabilito che la donna oggetto della multa fosse amica di Maddrey e, pertanto, causa della punizione inflitta a Bianchi.
Bianchi ha dichiarato nella causa che il proprio Dipartimento chiedeva ai propri agenti di evitare di multare i conducenti possessori delle cosiddette “tessere di cortesia”, ovvero delle tessere rilasciate dai sindacati di polizia e che gli agenti distribuiscono ad amici e familiari. Bianchi ha sempre disatteso questa richiesta, multando anche i possessori delle suddette tessere.
Il risarcimento di 175.000 dollari, concordato con la città, ha il sapore di una vittoria a metà. Nessuna ammissione di colpa da parte del Comune, che in aula ha negato ogni coinvolgimento del capo Maddrey nel trasferimento dell’agente. Solo un accordo economico che permette a Bianchi di chiudere, almeno formalmente, questa triste parentesi della sua carriera. Come ha commentato il suo avvocato, John Scola, si tratta di una “rivendicazione” che permette all’agente di andare avanti, ma che lascia l’amaro in bocca a chi crede che un agente di polizia non dovrebbe essere costretto a scegliere tra il rispetto delle regole e la tutela della propria carriera.
Bianchi si è detto soddisfatto del risultato della causa, ma ha anche ammesso di aver cercato in tutti i modi di rientrare nell’unità traffico, ma senza successo. “Dopo aver fatto qualche progresso qui, lo pagherò con la mia carriera.” ha dichiarato.
E mentre la città sembra pronta a chiudere un occhio su tutto, la vicenda di Bianchi si inserisce in un periodo di forti tensioni per il Dipartimento di Polizia, già scosso dalle indagini federali sul commissario Edward A. Caban, il cui futuro sembra appeso a un filo. Il coraggio di Bianchi di sfidare un sistema che predilige il privilegio alla giustizia potrebbe ispirare altri a fare lo stesso, ma resta la sensazione che, in questo gioco di potere e favori, a pagare sia sempre il più onesto.