Il 25 agosto 2022, Michael Nieves, un detenuto del carcere di Rikers Island, si è tagliato la gola con un rasoio. Per dieci minuti, tre agenti penitenziari hanno osservato la scena senza intervenire, lasciando che Nieves dissanguasse nella sua cella. Il detenuto, affetto da gravi disturbi mentali, è morto poco dopo.
Questa settimana, un rapporto dell’ufficio delle indagini speciali del procuratore generale di New York ha stabilito che, nonostante l’omissione da parte degli agenti, non saranno mosse accuse penali nei loro confronti. Secondo il procuratore generale Letitia James, infatti, è probabile che Nieves sarebbe morto anche se avesse ricevuto soccorsi immediati.
Il rapporto ha inoltre evidenziato che gli agenti coinvolti hanno agito in conformità con le regole del Dipartimento di Correzione, che non richiedono un intervento immediato in casi di ferite gravi come quella di Nieves. Gli agenti, infatti, sono obbligati a fornire assistenza medica solo in specifiche situazioni, come nel caso di detenuti che tentano di impiccarsi o che hanno smesso di respirare.
La decisione ha sollevato polemiche, soprattutto tra i familiari di Nieves, che hanno avviato una causa contro la città. Il loro legale, Samuel Shapiro, ha definito “incredibilmente disturbante” il fatto che i dipendenti del carcere siano rimasti a guardare mentre Nieves moriva dissanguato, senza tentare di aiutarlo.
Il Dipartimento di Correzione ha sospeso i tre agenti per 30 giorni e, al loro rientro in servizio, è stato vietato loro di avere contatti con i detenuti. Due di loro, Beethoven Joseph e Jeron Smith, sono ancora sotto procedimento disciplinare per presunte violazioni delle regole sulla prevenzione dei suicidi.
Il rapporto del procuratore generale ha anche acceso i fari sui problemi sistemici all’interno di Rikers Island. Tra questi, ha evidenziato la mancata preparazione del personale medico, che non aveva con sé attrezzature adeguate per affrontare l’emergenza in quanto non era stato informato adeguatamente del tipo di ferita, contribuendo ulteriormente alla morte del detenuto.