Don Lugi Portarulo al G7: la Missione Italiana a New York e il ruolo della Chiesa

Un aspetto particolarmente interessante emerso dal suo intervento è stata l’idea che il modello di accoglienza e supporto implementato a New York possa servire da esempio per le realtà africane

Ieri, 23 ottobre, Don Lugi Portarulo, prete italiano attivo a New York come parroco della Cattedrale di Saint Patrick, ha partecipato in collegamento ad una tavola rotonda sull’istruzione e la formazione per lo sviluppo in Africa, organizzata nell’ambito del G7 a Pescara. Invitato dall’onorevole ministro degli Esteri italiani, Antonio Tajani, Don Lugi ha condiviso la sua esperienza missionaria nella Grande Mela, dove la Chiesa e, soprattutto, la comunità italiana svolgono un ruolo fondamentale per il contesto newyorkese. Nonostante il focus specifico sull’Africa, il suo intervento ha rivelato affinità sorprendenti tra le missioni in diverse realtà.

Durante il suo intervento, Don Lugi ha illustrato come la Chiesa a New York rappresenti un punto di riferimento sociale cruciale per i migranti e gli italiani all’estero. “La Chiesa mette a disposizione spazi per l’accoglienza e diventa un po’ la casa di tutti quelli che vogliono incontrarsi, mettendoli in relazione”, ha affermato.

Ma c’è di più. La capacità di un sacerdote di entrare in contatto con persone di diverse estrazioni e background è stata un altro punto chiave del suo discorso. Un sacerdote è sì un missionario, ma anche un ponte, e Don Lugi ha messo in luce il suo ruolo come intermediario, capace di unire le diverse comunità e facilitare relazioni tra individui e istituzioni. La Chiesa, quindi, diventa il fulcro di una rete di relazioni, un luogo dove i diversi mondi si incontrano e si fondono, in un abbraccio che, alla fine, fa di New York una città ancora più vibrante.

Un aspetto particolarmente interessante emerso dal suo intervento è stata l’idea che il modello di accoglienza e supporto implementato a New York possa servire da esempio per le realtà africane. È qui che la Chiesa, come centro di socializzazione e apprendimento, può contribuire al progresso e alla coesione sociale anche in contesti completamente diversi. Insomma, un invito alla collaborazione tra le diverse comunità, accolto con interesse dai partecipanti al G7.

Alla tavola erano infatti presenti, oltre al già citato ministro degli Esteri Tajani, anche l’On. Stefania Craxi, più una serie di personalità legate alla Chiesa e alle sue missioni nel mondo: dall’Arcivescovo dell’Aquila, Mons. Antonio D’Angelo, al Vicario della Custodia di Terra Santa, in collegamento da Gerusalemme, Padre Ibrahim Faltas.

Infine, Don Lugi ha invitato quanti lo desiderano a far parte della comunità di New York: “La nostra comunità non è composta solo da italiani, ma da più persone che vogliono conoscere la cultura italiana: è una comunità aperta all’accoglienza”, ha concluso, celebrando quello che riteniamo un lavoro silenzioso ma prezioso per la comunità italiana a New York, che è stata in grado di creare un ponte e di rivelarsi strumento di cambiamento e di speranza per quanti ne fanno parte.

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