Una giuria della Florida ha stabilito che la CNN dovrà pagare 5 milioni di dollari a Zachary Young, un contractor di sicurezza privata, per diffamazione. La vicenda riguarda un segmento trasmesso nel novembre 2021, in cui l’emittente aveva accusato Young di essere coinvolto in un presunto “mercato nero” legato all’esfiltrazione di persone dall’Afghanistan dopo il ritiro delle truppe statunitensi. Poche ore dopo il verdetto, la CNN ha raggiunto un accordo economico con Young, evitando ulteriori danni punitivi che avrebbero potuto aggravare la cifra stabilita.
Young, veterano della Marina, aveva intentato causa nel 2022, sostenendo che il servizio avesse rovinato la sua reputazione e danneggiato la sua attività. Il contractor, che fornisce servizi per grandi aziende, si è difeso dicendo che le sue tariffe erano eque e che le accuse di operare in un mercato nero erano prive di fondamento. La CNN ha rimosso il servizio dal proprio sito nel 2022, riconoscendo che l’uso del termine “mercato nero” era stato inappropriato, ma negando di aver diffuso informazioni false.
Durante il processo, il corrispondente della CNN Alexander Marquardt è stato interrogato su alcune comunicazioni interne rivelate dagli avvocati di Young. In uno di questi messaggi, Marquardt definiva Young con termini volgari e scriveva di volerlo “colpire”. Marquardt ha però respinto le accuse di aver orchestrato un reportage denigratorio, sostenendo di aver seguito i fatti e scoperto dettagli poco chiari sull’attività del contractor.
Secondo la CNN, il servizio aveva l’obiettivo di attirare l’attenzione sulle difficoltà degli afgani che cercavano di lasciare il Paese in condizioni disperate. Gli avvocati dell’emittente hanno sottolineato che i giornalisti avevano lavorato in buona fede per garantire la precisione del reportage, ma le argomentazioni non hanno convinto la giuria. Il processo si è svolto nella contea di Bay, un’area della Florida politicamente sfavorevole alla CNN, dove l’ex presidente Donald Trump ha ottenuto circa il 75% dei voti alle elezioni del 2024.
Non è la prima volta che un media americano si trova sotto accusa. Solo lo scorso mese, ABC News ha accettato di pagare 15 milioni di dollari per chiudere una causa per diffamazione intentata da Trump. Eugene Volokh, esperto di diritto sul Primo Emendamento, ha spiegato che l’ostilità verso i media è alimentata dalla diffusione di piattaforme iper-politicizzate e dall’impatto dei social media, che influenzano la percezione pubblica e i verdetti delle giurie.
Volokh ha aggiunto che oggi molti ritengono che i media siano meno attenti rispetto al passato. Questo ha portato a un aumento delle cause per diffamazione, spesso intentate in contesti locali dove l’opinione pubblica è più critica verso i grandi network nazionali.
In una nota, la CNN ha ribadito il proprio impegno verso un giornalismo coraggioso e imparziale: “Restiamo orgogliosi del lavoro dei nostri giornalisti e trarremo tutte le lezioni utili da questa esperienza”.