Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero ha espresso il proprio parere formale e obbligatorio sul DDL 1450/2025 “Disposizioni in materia di cittadinanza”, assegnato alla Commissione Affari costituzionali del Senato. Il parere prende le mosse dall’ordine del giorno approvato dall’Assemblea Plenaria del CGIE dello scorso giugno e rappresenta una risposta articolata e critica al Decreto Legge 36/2025, poi convertito nella Legge 74/2025, anche sulla scorta delle significative aperture del Presidente della Repubblica e del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale alle modifiche proposte dal Consiglio Generale.
Frutto di una profonda analisi e sintesi delle istanze pervenute dalle comunità italiane all’estero, preoccupate e disorientate per i nuovi criteri introdotti in materia di cittadinanza iure sanguinis, il documento evidenzia come il disegno di legge introduca elementi discrezionali, quali la residenza del genitore o l’esclusività della cittadinanza italiana, che snaturano il principio originario della trasmissione del diritto per discendenza.
Tra le principali criticità evidenziate, spicca la previsione di una scadenza retroattiva al 27 marzo 2025 per far valere un diritto ritenuto imprescrittibile dalle Sezioni unite della Corte di Cassazione nella sentenza n. 25317/2022. Tale norma, secondo il CGIE, viola i principi di uguaglianza e irretroattività sanciti dalla Costituzione italiana. Parimenti, la preclusione dell’automatismo rispetto al riconoscimento per i nati all’estero con doppia cittadinanza trasforma un valore riconosciuto in un disvalore che comporta la perdita di un diritto.
In un momento storico caratterizzato da crisi demografica, il Consiglio generale rileva che le considerazioni all’origine del decreto-legge privilegiano la logica del controllo a quella dell’inclusione, non risultando convincenti nella visione di lungo termine riguardo la comunità italiana globale. Pur esprimendo un parere negativo sul DDL in esame, il CGIE si dichiara favorevole a una riforma della legge sulla cittadinanza che sia frutto del dialogo e del rispetto dei diritti acquisiti e si conferma disponibile a collaborare con le altre istituzioni dello Stato, nel pieno esercizio del proprio ruolo rappresentativo.