È una tranquilla serata di fine luglio a Manhattan, ma non per Shohel Mahmud, autista Uber di 45 anni. Sono circa le 24 quando Mahmud accoglie due giovani donne nel West Side di Manhattan, tra cui Jennifer Guilbeault, la cliente che ha prenotato la corsa. Questa scorre senza problemi, con le passeggere immerse nei loro telefoni, mentre Mahmud guida in direzione dell’East Side. Tuttavia, all’altezza della 65ª strada e Lexington Avenue, la situazione cambia drasticamente.
Durante una breve attesa al semaforo, Mahmud inizia a pregare sottovoce in arabo, come spesso fa nei momenti di pausa. Questo, a quanto pare, scatena la reazione di Guilbeault, che improvvisamente gli spruzza spray al peperoncino in faccia. Una volta uscita dal veicolo, la donna rivela apertamente la motivazione del gesto: “È marrone”, avrebbe detto all’amica incredula, come riportato dalle dichiarazioni di un agente di polizia supportate da immagini di sorveglianza.
Il procuratore distrettuale di Manhattan, Alvin L. Bragg, ha definito l’accaduto come crimine d’odio e ha presentato varie accuse contro Guilbeault, inclusa quella di aggressione di secondo grado. Le pene per crimine d’odio arrivano fino a 15 anni di carcere. “La vittima è un lavoratore di New York che non dovrebbe affrontare questo tipo di odio a causa della sua identità”, ha dichiarato Bragg.
Mahmud, che guida per le app di ride-sharing dal 2017, ha riportato lesioni al collo, alla spalla e alla schiena, e per qualche tempo la sua vista è stata compromessa. Dopo aver perso quasi due mesi di lavoro, è tornato a guidare a fine settembre. “Quando ho visto il video, ho capito,” ha commentato Mahmud, ancora scosso dall’accaduto.