Negli ultimi anni, decine di migliaia di migranti sono arrivati a New York con la speranza di ottenere asilo e di poter rimanere legalmente negli Stati Uniti. Sebbene la città sia vista come un faro per molti, grazie alle sue politiche pro-immigrazione e una legge che garantisce alloggio, oltre ad una storia più che secolare di accoglienza, il percorso per ottenere l’asilo è diventato estremamente arduo. Secondo i dati, New York è il posto più difficile del Paese per ottenere l’approvazione di una richiesta d’asilo.
Prima dell’attuale afflusso di migranti, l’ufficio federale per l’asilo di New York già approvava la percentuale più bassa di richieste di asilo tra gli uffici del Paese. Un’analisi del 2022 dell’organizzazione Human Rights First ha rivelato che nel 2020 solo il 5% delle richieste presentate a New York sono state approvate, contro una media nazionale del 28%. Questo scenario evidenzia un sistema volutamente rigoroso e complesso, progettato per garantire che solo chi ha subito persecuzioni o teme fondatamente di subirle possa ottenere protezione.
L’ufficio di New York è sommerso da un volume crescente di richieste, con quasi 25.000 domande presentate solo quest’anno. Questo sovraccarico mette sotto pressione gli uffici competenti, il cui compito è identificare chi rientra nei criteri di rifugiato secondo le leggi statunitensi e internazionali. Tuttavia, molti avvocati per l’immigrazione e gli stessi ufficiali descrivono un ambiente lavorativo che enfatizza la velocità e la ricerca di frodi, spesso a scapito di una valutazione approfondita e rigorosa delle richieste.
L’alto tasso di rifiuto a New York porta molti casi nei tribunali per l’immigrazione, trasformando il processo in un’odissea lunga e costosa per i richiedenti asilo. Secondo i dati della Syracuse University, la stragrande maggioranza delle richieste respinte dall’ufficio di New York vengono poi accolte dai giudici nei tribunali per l’immigrazione, evidenziando discrepanze significative nei criteri di valutazione. Questo prolungamento del processo lascia i migranti in un limbo, in attesa per anni di una decisione definitiva sul loro futuro.
Gli ufficiali dell’asilo a New York sono noti per il loro approccio rigoroso, spesso reiterando le stesse domande ai richiedenti nella speranza di individuare incongruenze. Questo metodo può confondere e frustrare i migranti, molti dei quali hanno già vissuto traumi significativi. Lo sa bene Sara Escobar, immigrata messicana che ha dovuto attendere dieci anni prima di ottenere l’asilo. Arrivata negli Stati Uniti nel 2014 come minore non accompagnata, ha ricevuto il primo appuntamento solo nel 2019, cinque anni dopo. Nonostante una richiesta d’asilo giustificata da una violenza sessuale e minacce di morte subite in El Salvadon, Escobar si è inizialmente vista rifiutare la richiesta, costringendola a ricorrere al sistema giudiziario. Dopo altri cinque anni di attesa e la nascita di una figlia dalla quale rischiava di essere separata, a febbraio, Sara Escobar ha ottenuto l’asilo degli USA.