L’amministrazione Biden non vuole condividere l’intelligenza artificiale con tutti

È quello che emerge dalle oltre 200 pagine di nuove regolamentazioni del settore, che puntano a limitarne la diffusione al di fuori di pochi alleati selezionati

L’amministrazione Biden ha annunciato un nuovo pacchetto di norme per regolamentare la condivisione di chip e modelli di intelligenza artificiale con i Paesi esteri. Il focus di queste nuove misure è quello di stabilire un quadro globale per limitare la diffusione incontrollata dell’IA, mantenendola sotto il controllo degli Stati Uniti e dei suoi alleati. La preoccupazione principale è evitare che i chip avanzati finiscano nelle mani di Paesi non amichevoli come Cina e Russia, che potrebbero sfruttarli per scopi militari o cyberattacchi.

Le nuove regole dividono il mondo in tre categorie. Stati Uniti e 18 alleati stretti, tra cui Regno Unito, Canada, Germania, Giappone e Corea del Sud, possono continuare ad acquistare liberamente chip di intelligenza artificiale. Al contrario, Paesi già soggetti a embargo, come Cina e Russia, rimarranno esclusi da ogni forma di commercio. Per tutti gli altri Paesi, incluse nazioni storicamente vicine agli USA come Israele e Svizzera, sono previsti limiti sulle quantità di chip importabili, a meno che non si firmino accordi speciali con Washington.

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Non si trova tanto d’accordo l’Unione Europea, che ha espresso preoccupazione definendo queste misure discriminatorie e sottolineando che gli Stati membri, alcuni dei quali appunto non rientrano nei 18 Paesi alleati, rappresentano “un’opportunità economica, non una minaccia per la sicurezza”. Anche le aziende tecnologiche statunitensi, come Nvidia, hanno criticato duramente le restrizioni, sostenendo che potrebbero danneggiare l’innovazione e indebolire la competitività globale degli USA. Nvidia ha definito le regole “infondate” e “dannose” per la crescita economica internazionale.

È chiaro che l’intenzione degli Stati Uniti è quella di consolidare il proprio primato tecnologico. L’obiettivo dichiarato è far sì che le infrastrutture più avanzate per l’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale siano costruite sul suolo americano o in Paesi alleati. È anche un modo per frenare gli investimenti di nazioni emergenti, come alcuni Stati del Medio Oriente, che stanno puntando sulla costruzione di giganteschi data center per attrarre l’industria AI.

Nel frattempo, Cina e Russia hanno condannato le nuove regole. Pechino ha accusato Washington di espandere la sua “giurisdizione a lungo raggio” e ha promesso contromisure. Gli Stati Uniti sembrano comunque intenzionati a rafforzare il loro controllo, spingendo per accordi bilaterali e nuovi investimenti interni per proteggere il proprio vantaggio competitivo.

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