Il Dipartimento della Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti ha annunciato l’estensione dello Status di Protezione Temporanea (TPS) per quasi un milione di migranti provenienti da 17 Paesi, tra cui Venezuela, El Salvador, Ucraina e Sudan. La decisione, che permette a queste persone di rimanere legalmente nel Paese per altri 18 mesi, arriva nonostante il passaggio di consegne tra l’amministrazione Biden e quella entrante di Donald Trump, con quest’ultima arroccata su posizioni decisamente più rigide sull’immigrazione. Per migliaia di famiglie, questa proroga rappresenta una tregua dalle preoccupazioni di deportazione e separazione paventate durante l’ultima campagna elettorale.
Tra i principali beneficiari ci sono i venezuelani, che affrontano una grave crisi umanitaria sotto il regime di Nicolás Maduro. L’estensione per loro sarà valida fino al 2 ottobre 2026, mentre per i salvadoregni, che ottennero il TPS dopo i devastanti terremoti del 2001, la scadenza è stata spostata al 9 settembre dello stesso anno.
Il TPS, istituito nel 1990, garantisce protezione temporanea ai cittadini di Paesi colpiti da disastri naturali o conflitti civili, permettendo loro di lavorare e vivere legalmente negli Stati Uniti. Tuttavia, questa misura non offre un percorso verso la cittadinanza, lasciando milioni di persone in una situazione di incertezza. Critici conservatori sostengono che le estensioni siano diventate una prassi automatica, anche quando le condizioni nei Paesi d’origine migliorano.
Attivisti come Felipe Arnoldo Díaz della National TPS Alliance vedono invece questa estensione come una vittoria parziale. “La nostra più grande preoccupazione è che Paesi come Nepal, Nicaragua e Honduras rischino di essere lasciati indietro”, ha detto, sottolineando la necessità di una maggiore pressione sul governo per ampliare la protezione a più Paesi.
Ma adesso il futuro del TPS è incerto, soprattutto alla luce dell’insediamento di Trump e delle sue promesse di ridurne drasticamente l’uso. Durante il suo primo mandato, l’ex presidente aveva già tentato di revocare lo status per molti beneficiari, ma le sue iniziative furono bloccate dai tribunali. Con una nuova amministrazione alle porte, le prospettive per milioni di migranti restano appese a un filo.