Due grandi imprenditori, due enormi fortune, due visioni del mondo diverse. Elon Musk, visionario temerario, ha scommesso tutto su Donald Trump: un “all-in” che lo espone al giudizio più severo del pubblico americano. Sulla stessa scacchiera, Jeff Bezos, colosso pacato e imperturbabile, ha tentato una mossa più discreta nella intenzioni ma goffa nella sua esecuzione, revocando all’ultimo minuto l’endorsement del Washington Post per la democratica Kamala Harris, scatenando un’ondata di disdette tra gli abbonati. Uno non ha mai avuto paura di esporsi; l’altro, spalle larghe ma riservato, è finito ugualmente nel mirino.
Quella di Jeff Bezos non sembrava una mossa poi così drastica. Il comitato editoriale stava preparando un semplice endorsement a Kamala Harris, quando l’imprenditore ha deciso all’ultimo di bloccarlo. E di annunciarlo, attraverso un editoriale di William Lewis, amministratore delegato. Un annuncio di una cosa che non ci sarebbe stata, e che per questo non avrebbe dovuto toccare nessuno. E invece si sono sentiti toccati, e molto, gli oltre 250mila utenti che hanno disdetto l’abbonamento al Post, il 10% del totale.
Quella di schierarsi politicamente attraverso un endorsement a cavallo delle elezioni è una pratica tipica dei giornali statunitensi, con tutti i principali quotidiani che hanno sempre espresso il proprio sostegno per io candidati Democratici. E sebbene nell’editoriale di Lewis si parli di un “ritorno alle origini”, citando un editoriale dello stesso Washington Post in cui si si dice che “è più saggio per un giornale indipendente nella capitale della nazione evitare endorsement formali”, per molti la decisione è più un tentativo di Bezos, proprietario fra gli altri di Amazon e Blue Origin, di mantenere i rapporti col governo ottimali in caso di vittoria di Trump
È bastato questo, comunque, per distogliere momentaneamente l’attenzione di Elon Musk, che invece su Trump sta scommettendo tutto da luglio. L’idea alla base di Musk, si pensa, è quella di ingraziarsi un pubblico, quello Repubblicano, storicamente diffidente verso il settore automotive elettrico. Lui, Musk, respinge l’accusa attraverso i social. E intanto, alle manifestazioni e negli interventi pubblici, ha assunto un ruolo da protagonista, promettendo un governo meno invasivo e libertà economica per i cittadini, chiaramente allineandosi con i valori di una parte significativa dell’elettorato conservatore. Col rischio che la sconfitta di Trump possa frenare le ambizioni di Tesla e Space X.
Insomma, Bezos e Musk rappresentano i due volti di una nuova classe di miliardari che non si limita più a osservare la politica da lontano ma vi partecipa attivamente, cercando di orientare il futuro del Paese secondo la propria visione e la propria agenda. E rimane centrale la questione del rapporto tra potere economico e politica, con i grandi patrimoni che incidono sempre di più sulle elezioni.