A meno di tre settimane dal giorno delle elezioni, Donald J. Trump ha reso chiara la direzione della sua campagna: utilizzare la presidenza per punire chiunque si opponga a lui. Durante un’intervista a Fox News, l’ex presidente ha dipinto i Democratici come un “nemico interno” che potrebbe causare caos il giorno delle elezioni, lasciando intendere che la Guardia Nazionale potrebbe essere necessaria per ristabilire l’ordine. Questa retorica, ripresa in numerosi comizi, inizia ad assumere un carattere inquietante secondo molti analisti.
In un recente incontro pubblico in Pennsylvania, Trump ha definito i suoi avversari politici “malvagi” e ha accusato i Democratici di aver “strumentalizzato le elezioni.” L’escalation del linguaggio non è una novità per il magnate immobiliare, che dal 2016 ha ripetutamente incitato il pubblico contro i suoi avversari, ma questa volta il pericolo appare più concreto, con promesse esplicite di ritorsioni politiche. A questo si aggiungono i continui endorsement a leader autoritari come Putin e Orban.
Il punto centrale del messaggio di Trump, insomma, sembra essere la vendetta. Già nel 2023, aveva dichiarato a una folla di sostenitori: “Io sono la vostra giustizia. E per quelli che sono stati traditi, io sono la vostra vendetta.” Mentre in passato il suo stile autoritario si limitava a parole, ora Trump parla apertamente di usare l’esercito contro chi lo ostacola. Per molti osservatori politici si tratta di una minaccia senza precedenti per la democrazia americana, alla quale nessun politico si era ancora spinto.
Kamala Harris, impegnata nella campagna elettorale come principale sfidante, ha risposto con forza. In un comizio a Erie, Pennsylvania, ha presentato un video che mostrava le dichiarazioni di Trump su possibili azioni militari contro i suoi oppositori. “Trump considera chiunque non lo sostenga come un nemico del nostro Paese,” ha detto Harris.
Il messaggio di Trump, comunque, sembra consolidare il sostegno dei suoi fedelissimi, mentre divide ulteriormente il Paese. Secondo gli analisti politici, l’attenzione del tycoon sulle vendette personali rischia di oscurare le questioni chiave come l’economia e l’immigrazione, su cui molti elettori si aspettano risposte. Nonostante ciò, la base elettorale di Trump appare determinata a sostenerlo, affascinata dalla sua promessa di giustizia e vendetta contro un sistema che lui stesso descrive come corrotto.
Non solo gli avversari politici, ma anche figure di spicco dell’esercito americano come il generale Mark A. Milley, temono le conseguenze di un secondo mandato di Trump. Milley, che ha criticato Trump apertamente, ha adottato misure di sicurezza straordinarie, temendo ritorsioni personali se l’ex presidente dovesse tornare al potere. Anche ex collaboratori di Trump, come Olivia Troye, hanno espresso preoccupazioni per la propria sicurezza.
Con il voto anticipato già in corso, la campagna elettorale si sta trasformando in una lotta di visioni opposte: da un lato, Trump promette di usare il potere presidenziale per correggere quelli che considera torti subiti; dall’altro, Harris avverte che la democrazia stessa è in gioco. Le prossime settimane saranno decisive per capire quale di queste visioni prevarrà.