L'inflazione rallenta, ma non quanto sperato: gli analisti restano comunque fiduciosi

L’inflazione rallenta, ma non quanto sperato: gli analisti restano comunque fiduciosi

Secondo il rapporto sull'Indice dei Prezzi al Consumo (CPI) pubblicato giovedì, l'inflazione complessiva è scesa al 2,4% su base annua

L’inflazione negli Stati Uniti ha mostrato un rallentamento a settembre, sebbene in misura inferiore a quanto previsto dagli economisti. Secondo il rapporto sull’Indice dei Prezzi al Consumo (CPI) pubblicato giovedì, l’inflazione complessiva è scesa al 2,4% su base annua, un lieve calo rispetto al 2,5% del mese precedente. Tuttavia, questa diminuzione è risultata superiore alle previsioni, segnalando che il percorso per riportare l’inflazione sotto controllo rimane alquanto accidentato.

Escludendo i costi di alimenti e carburante, l’inflazione “core” – considerata un indicatore più stabile delle pressioni inflazionistiche – è leggermente aumentata al 3,3% dal 3,2% di agosto. Sebbene questo segnale di persistenza inflazionistica preoccupi alcuni osservatori, la Federal Reserve non appare allarmata. Infatti, il rallentamento rispetto ai picchi del 2022, quando l’inflazione aveva raggiunto il 9,1%, dimostra che le politiche monetarie restrittive stanno lentamente producendo effetti.

Una delle notizie più incoraggianti riguarda i costi abitativi, che rappresentano una componente significativa dell’inflazione complessiva. I costi per l’affitto di una residenza primaria e di case di proprietà sono diminuiti allo 0,3% su base mensile, rispetto allo 0,5% precedente. Questo moderato raffreddamento dei prezzi abitativi potrebbe rendere più sostenibile il calo generale dell’inflazione nei mesi a venire.

Nonostante il rallentamento meno pronunciato del previsto, i funzionari della Fed continuano a vedere segni di progresso. Il presidente della Federal Reserve Bank di New York, John C. Williams, ha affermato che l’economia e il mercato del lavoro rimangono solidi, e l’inflazione si sta gradualmente avvicinando all’obiettivo del 2%. Questo lascia spazio alla banca centrale per procedere con ulteriori tagli ai tassi di interesse nei prossimi mesi, dopo il primo taglio significativo di mezzo punto percentuale a settembre.

Ma ci sono alcune sacche di inflazione che persistono, soprattutto nei servizi e nei generi alimentari. Settembre ha visto un aumento dei prezzi delle uova, delle auto usate e delle tariffe aeree, lasciando i consumatori ancora esposti a pressioni sui prezzi in alcune categorie chiave. Per gli analisti di Fitch Ratings, l’inflazione dei servizi è la sfida principale da affrontare, prima di avere il pieno controllo della crescita dei prezzi.

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