Chiude il rifugio per migranti a Randall’s Island, uno dei più grandi di New York

La chiusura di uno dei più grandi rifugi per migranti segna un piccolo spiraglio nella crisi migratoria che affligge la città da oltre due anni

New York City ha annunciato la chiusura di uno dei suoi più grandi e controversi rifugi per migranti situato a Randall’s Island. Il rifugio, finito spesso al centro di polemiche e difficoltà legale alla gestione e alla sua posizione, era stato costruito per far fronte al flusso di oltre 210.000 migranti che dal 2022 hanno attraversato il sistema di rifugi della città. Situato su un’isola isolata nel fiume East, tra Manhattan e Queens, il rifugio ha raggiunto un picco di 3.000 adulti ospitati in condizioni critiche, con brande militari affollate, assistenza sociale limitata e numerosi episodi di violenza, furti e disordini. La decisione di chiuderlo segna una piccola pietra miliare nel rientro della crisi migratoria che ha gravato sulla città negli ultimi anni. Anche il sindaco Eric Adams ha commentato la chiusura, sostenendo sia stata resa possibile dal continuo calo del numero di migranti nelle strutture di accoglienza, un dato in diminuzione da 14 settimane consecutive.

L’amministrazione Adams ha sottolineato come la riduzione del numero di migranti sia dovuta in parte a nuove misure adottate dall’amministrazione Biden, che a giugno ha inasprito le restrizioni al confine meridionale, provocando una drastica diminuzione degli arrivi. Questo, unito alla strategia di limitare la permanenza nei rifugi a 30 o 60 giorni, ha consentito alla città di abbassare la pressione sul sistema di accoglienza, con il numero di migranti sceso da un picco di 69.000 in gennaio a 60.600 questa settimana.

Il rifugio di Randall’s Island ha sempre attirato critiche feroci sin dalla sua apertura. La Randall’s Island Park Alliance, un’organizzazione no-profit che si occupa della gestione dell’isola, aveva minacciato di citare in giudizio la città, accusandola di un uso improprio dei terreni pubblici destinati allo sport. Il rifugio, infatti, occupava campi sportivi normalmente frequentati da migliaia di bambini e adolescenti. La collaborazione tra l’organizzazione e l’amministrazione cittadina sembra però aver scongiurato il peggio, con la promessa di ripristinare presto i campi.

Non sono mancate le critiche più forti, come quelle della New York Immigration Coalition, che ha definito il rifugio una “soluzione disumana” sin dal suo inizio. L’isolamento geografico e la difficoltà di accesso ai servizi essenziali, come trasporti pubblici e supermercati, avevano reso la permanenza a Randall’s Island un incubo per molti migranti. Problemi di sicurezza e la qualità scadente dei servizi forniti hanno spinto molti di loro a preferire dormire all’aperto piuttosto che dentro le tende del rifugio.

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