Gregory Gumucio, fondatore e comproprietario della celebre catena Yoga to the People – chiusa nel 2020 -, si è dichiarato colpevole di evasione fiscale davanti ad una corte federale. L’imprenditore, che tra il 2012 e il 2020 ha ricevuto oltre 3,5 milioni di dollari di entrate senza mai presentare dichiarazioni fiscali, rischia ora fino a cinque anni di carcere. Gumucio ha accettato di pagare almeno 2,5 milioni di dollari in risarcimenti all’Internal Revenue Service (IRS), un atto che sancisce il crollo definitivo di quella che un tempo era una delle catene di yoga più innovative degli Stati Uniti.
Yoga to the People, nata nell’East Village di Manhattan nel 2006 con un modello di pagamento “quanto puoi”, ha raggiunto rapidamente una vasta popolarità, con studi sparsi in vari stati americani e un programma di formazione per insegnanti. Il suo successo, a quanto pare, nascondeva anni di guadagni sommersi. Le accuse contro Gumucio e i suoi soci, Michael Anderson e Haven Soliman, includono non solo l’evasione fiscale, ma anche l’accettazione di pagamenti in contanti non dichiarati e la gestione di conti aziendali utilizzati per spese personali. Anderson e Soliman, che si sono dichiarati non colpevoli, affronteranno il processo nel 2023.
Non è, comunque, il primo problema che il fondatore di Yoga to the People. Come scritto all’inizio, l’azienda ha affrontato la propria chiusura nel 2020, quando ex dipendenti e studenti hanno accusato Gumucio di comportamenti predatori e discriminazione nei confronti dei dipendenti di colore. Queste denunce, riportate per la prima volta da Vice News, hanno portato alla chiusura della catena e all’apertura delle indagini da parte delle autorità federali. Secondo i procuratori, oltre alle violazioni fiscali, Gumucio costringeva i suoi dipendenti a fornire lavoro gratuito e a nascondere i loro redditi.
