Le strade di Manhattan sono state teatro di proteste accese mercoledì sera, dopo la sparatoria avvenuta nella metropolitana di New York domenica scorsa e che ha coinvolto la polizia e alcuni passanti. È cominciata con un uomo, Derell Mickles, che ha eluso il pagamento di un biglietto da 2,90 dollari ed è stato richiamato. La situazione è rapidamente degenerata quando Mickles, secondo la polizia, ha estratto un coltello. Nel tentativo di fermarlo, la polizia ha aperto il fuoco, colpendo anche due passanti, tra cui Gregory Delpeche, un amministratore ospedaliero di 49 anni, ora in condizioni critiche.
Mercoledì sera, a Manhattan, Union Square è diventata il punto d’incontro di centinaia di manifestanti. Le loro facce coperte da mascherine, i loro cartelli tenuti in alto contro il cielo, hanno scandito il loro dissenso contro un sistema che, a loro dire, ha trasformato la sicurezza in una caccia all’uomo, anche per reati minori come l’evasione del biglietto.
“Abbiamo tutti visto l’N.Y.P.D. commettere una sparatoria di massa nella nostra metropolitana,” ha detto Jamie Peck, uno dei manifestanti, mentre le luci al neon di Broadway illuminavano la folla in marcia. È una frase che colpisce. Ma questo è l’eco che risuona nelle strade di una città in cui la tensione tra ordine pubblico e libertà individuali è sempre più visibile.
C’è qualcosa di profondamente disturbante in questa vicenda, ha sottolineato Donna Lieberman della New York Civil Liberties Union: sparare in un’area affollata per un biglietto non pagato sembra la drammatica conferma di un sistema fuori controllo, che cerca di risolvere problemi complessi con la forza. E non si può non notare l’amara ironia in tutto questo: un’operazione di polizia nata per recuperare poche monete si è trasformata in un tragico bagno di sangue.
Le autorità hanno cercato di difendere l’operato degli agenti, affermando che il signor Mickles, armato di coltello, rappresentava una minaccia immediata. Il capo della pattuglia, John Chell, ha spiegato che gli agenti hanno chiesto a Mickles di lasciar cadere il coltello ben 38 volte prima di aprire il fuoco. “Abbiamo fatto il possibile per proteggere le nostre vite e quelle dei cittadini,” ha dichiarato Chell, sottolineando che l’intervento è stato in linea con le procedure del dipartimento.
Le immagini della sparatoria, catturate dai passanti e diffuse rapidamente sui social, hanno scioccato i pendolari e non solo. Quelle stesse immagini sono diventate il motore delle proteste, che hanno raggiunto il loro apice a Washington Square Park. Decine di agenti in tenuta antisommossa hanno cercato di disperdere la folla, ma i manifestanti, visibilmente esasperati, hanno continuato a sfidare l’autorità saltando i tornelli della metropolitana in segno di protesta.
Ma il problema non è solo nella brutalità della risposta, è anche nel simbolismo. La metropolitana di New York è un microcosmo della città stessa: un luogo di passaggio, di incontri e di conflitti. E il biglietto da 2,90 dollari è diventato, in questa storia, il simbolo di un sistema che, pur essendo pensato per unire la città, finisce per dividerla, trasformando la necessità quotidiana di spostarsi in una lotta tra chi può permetterselo e chi no.
Mentre la famiglia di Gregory Delpeche prega per un miracolo e chiede trasparenza alla polizia, la domanda più urgente rimane: quanto costa davvero la sicurezza? E cosa siamo disposti a sacrificare in nome di essa?