L’Umbria diventa protagonista al Summer Fancy Food di New York, la fiera internazionale americana dedicata all’agroalimentare che si è tenuta nella Grande Mela dal 23 al 25 giugno, presso il Javits Center.
Tra degustazioni e convegni, dieci aziende umbre hanno preso parte all’evento su iniziativa dell’assessorato regionale allo sviluppo economico guidato da Michele Fioroni, portando i propri prodotti ed intessendo rapporti commerciali.
Le dieci imprese – specializzate, tra le altre, nella produzione di legumi, prosciutti, olii, zuppe e dolci – hanno aderito allo specifico bando della Regione e gestito di Sviluppumbria, accedendo alle risorse per sostenerne l’internazionalizzazione e la promozione all’estero.
Per l’assessore Michele Fioroni, raggiunto dai microfoni de IlNewyorkese, “Gli Americani stanno scoprendo l’Umbria come un luogo di autenticità, rappresentata dai nostri prodotti e dalle nostre eccellenze. Siamo convinti”, prosegue, “che l’ingrediente umbro possegga un appeal dato non solo dalla qualità del prodotto ma da uno storytelling degno di una terra ricca di spiritualità”.
Non solo gusto, insomma, ma anche spirito: non a caso, racconta sempre l’assessore, il claim di questa fiera per l’Umbria è proprio “Umbria taste the spirit”. Ma si tratta anche di “una terra con una densità di beni artistici e culturali fra le più alte in Italia, oltre ad un ambiente autentico come raramente si trova in Italia”.
Cosa significa questo? Che l’Umbria “può essere un luogo di disconnessione del lusso, della qualità, del valore intrinseco degli ingredienti presenti nei nostri prodotti che, nella loro semplicità, raccontano storie millenarie”.
Ma qual è il prodotto che un americano deve assolutamente portare nel cuore? “Ne cito due che sono forse quelli più emotivamente intensi: l’olio d’oliva e il tartufo; ma non possiamo certo trascurare la lenticchia, i legumi… i prodotti umbri sono come una grande orchestra: pochi, semplici, ma messi insieme suonano una sinfonia di sapori straordinari che gli americani stanno apprezzando”.
E i Newyorkesi? “Il newyorkese cerca la qualità autentica, non quella raccontata: sa valutare in profondità il valore intrinseco di un prodotto, ed è quello che stiamo cercando di comunicare in questa fiera newyorkese”