Business Care International Award 2026, il premio che unisce Italia e Stati Uniti

Il premio rafforza il ponte tra Italia e Stati Uniti e introduce una nuova sezione dedicata alle icone del Made in Italy nel mondo

Venerdì scorso si è svolta alla Camera dei Deputati la conferenza stampa di presentazione del Business Care International Award 2026, riconoscimento giunto all’ottava edizione. Un appuntamento ormai consolidato che celebra personalità, istituzioni e organizzazioni che si distinguono per etica, innovazione, cultura e buon business, con l’obiettivo di valorizzare chi contribuisce concretamente al miglioramento della società e alla reputazione internazionale dell’Italia.

A fare gli onori di casa è stato l’onorevole Christian Di Sanzo, che ha sottolineato il valore strategico del premio nel collegare Italia e Stati Uniti. «È un premio che collega l’Italia con gli Stati Uniti e dà l’idea di quanti italiani all’estero e italiani nel mondo cercano veramente, con il loro lavoro, con la loro forza, con la loro voglia di fare, di portare il nome dell’Italia, la nostra cultura e i nostri prodotti in tutto il mondo», ha spiegato ai microfoni de ilNewyorkese. Un impegno che, ha aggiunto, «ci rende orgogliosi perché diventa un modo importante per l’Italia di esercitare il suo soft power nel mondo».

Il presidente del premio Massimo Veccia ha ripercorso la crescita del Business Care International Award, nato prima della pandemia e capace in pochi anni di affermarsi come un appuntamento di rilievo internazionale. «È un premio che è diventato molto importante in soli sette anni. Abbiamo iniziato prima del Covid e adesso esponenzialmente questo premio è cresciuto, sarà qui e a New York in maniera davvero sorprendente». Veccia ha evidenziato ai nostri microfoni come la nuova edizione rappresenti una fase di ulteriore sviluppo: «Con la nuova giuria e il nuovo board abbiamo nuovi partecipanti, nuove idee, nuovi innesti e nuove progettazioni da mettere in campo insieme. Questa è la cosa bella». Confermata anche la dimensione istituzionale delle cerimonie: «Le presentazioni si terranno sempre a Roma e a New York, qui a Montecitorio e a New York presso il Consolato Generale d’Italia, e probabilmente anche a Piazza Italia, un hub newyorkese molto importante per gli scambi culturali e di business tra Italia e Stati Uniti».

Tra le principali novità dell’edizione 2026, l’introduzione della sezione “Le Icone del Made in Italy che illuminano il Mondo”, pensata per valorizzare brand, realtà produttive e talenti che contribuiscono in modo autentico alla reputazione internazionale del Paese, anche come risposta al fenomeno dell’Italian Sounding e ai cambiamenti nello scenario del commercio globale. L’edizione 2026 premierà inoltre i “Magnifici 10”: sette personalità di fama internazionale e tre giovani talenti emergenti, simboli dell’eccellenza italiana nel mondo.

A tal proposito durante l’evento è intervenuto Fabrizio Raimondi, responsabile delle relazioni esterne del Consorzio Parmigiano Reggiano, che ha portato l’esempio di un’icona del Made in Italy nel mondo: un prodotto simbolo dell’identità italiana, amato all’estero e spesso percepito come il “sapore di casa” dagli italiani fuori dai confini nazionali. Raimondi, che è stato anche intervistato a margine dell’evento da ilNewyorkese, ha ricordato nel corso della conferenza stampa l’impatto economico e sociale del comparto, che genera oltre 50 mila posti di lavoro e un valore al consumo superiore ai 3,2 miliardi di euro, sottolineando il ruolo del Parmigiano Reggiano nel sostenere i territori, contrastare lo spopolamento e creare ricchezza non delocalizzabile.

Sul valore culturale e geopolitico del premio si è soffermato ai nostri microfoni il presidente di giuria Fabrizio Ferragni, direttore Rai: «In questo momento storico, in cui regna obiettivamente la confusione, credo che sia anche l’occasione per rinsaldare i legami storici, culturali, sociali e politici tra l’Europa e il Nord America, tra l’Italia e gli Stati Uniti». Ferragni ha richiamato i valori condivisi dell’Occidente – «libertà, democrazia, pluralismo, uguaglianza, accoglienza» – sottolineando come «si possa fare business, ma un business buono, che fa crescere la nostra società e i nostri Paesi». In un contesto incerto, ha concluso, il premio può offrire «indicazioni utili per tutti».

Un contributo alla riflessione è arrivato anche da Andrea Vento, membro del board del premio, che ha inquadrato l’iniziativa nel delicato scenario economico internazionale. «Quest’anno ci sarà la premiazione a Roma e poi a New York. È un momento particolare se pensiamo alle recenti vicissitudini riguardanti, ad esempio, i dazi». Proprio queste dinamiche, secondo Vento, rendono ancora più importante il ruolo del premio: «Permettono di individuare quali aziende italiane possano essere al centro della nostra attenzione. La ragione per cui ho aderito al board è poter mettere in evidenza le aziende che possono essere un ponte fondamentale transatlantico tra Italia e Stati Uniti».

Il Business Care International Award integrerà inoltre nuovi progetti dedicati ai settori dell’arte, della musica e della ricerca, prodotti direttamente da Business Care con il supporto dei partner. Le cerimonie ufficiali di premiazione sono in programma il 19 marzo 2026 a Roma, alla Camera dei Deputati, e il 12 novembre 2026 a New York, presso il Consolato Generale d’Italia, confermando ancora una volta la vocazione transatlantica di un premio che punta a coniugare eccellenza, etica e visione internazionale.

Immagine di Guglielmo Timpano

Guglielmo Timpano

Laureato in Scienze Politiche. Giornalista freelance. Conduttore radiofonico. Presentatore televisivo. Appassionato di sport, storia e animali: per combinare tutti questi interessi, il sogno sarebbe seguire un torneo di calcio tra dinosauri.

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