Stati Uniti e Italia sono legati da una lunga storia. Una di queste riguarda la diffusione del protestantesimo nella nostra nazione, avvenuta sia per mano di emigrati italiani, convertiti in America e poi rientrati, sia grazie a una missione di evangelizzazione che per quasi un secolo ha portato in Italia un’altra concezione (non opposta ma complementare) del messaggio cristiano.
In un saggio di Félix Guattari e Gilles Deleuze, intitolato “Kafka, per una letteratura minore”, i due autori sostenevano la grandezza della narrativa minore (il giallo, la fantascienza…). Si possono utilizzare gli stessi criteri per la storia del cristianesimo protestante in Italia.
Parliamo di “Tra missione e unione, i 150 anni della Chiesa Battista di Teatro Valle (1875-2025)”, un testo ampio e documentato, opera di Martin Ibarra Pérez, teologo, storico e pastore battista che si è formato nella nativa Spagna, e poi in Svizzera e Inghilterra. L’importanza del volume è dimostrata dalla sede della presentazione, la Sala della Lupa, la più importante di Montecitorio dopo la Camera dei Deputati. All’incontro hanno presenziato -tra gli altri- il vicepresidente della Camera on. Sergio Costa, il presidente dell’Ucebi Sandro Spanu, l’autore Martin Ibarra Pérez, il pastore di Teatro Valle Simone Caccamo, l’onorevole Raffaele Bruno, deputato battista.

I battisti hanno fatto parte delle vicende dell’Italia post-risorgimentale: Per esempio lo stemma della Repubblica Italiana, con la stella e una corona di ulivo e quercia, è opera di Paolo Paschetto, importante esponente battista (il padre fu un pastore e docente valdese), pittore ed artista (oltre allo stemma della Repubblica, nel 1907 vinse anche il progetto grafico per la banconota da cinque lire, realizzò le vetrate della Casina di villa Torlonia, decorò parte del Padiglione italiano di Piacentini per l’Expo del 1911 e la Sala garibaldina del Campidoglio, oltre ad arricchire le pareti di molte chiese battiste e valdesi, a partire da quella romana di Teatro Valle.
La storia della Missione battista in Italia iniziò all’indomani dell’Unità, un periodo in cui il potere politico e quello religioso furono separati come mai prima, che poi è ciò che chiedeva lo stesso Messia: “Date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio”. Si passò dal “Papa-re” a una apertura alla laicità e al pluralismo sabaudo: nel Piemonte la comunità valdese, anticipatrice del protestantesimo luterano, dopo secoli di repressione nel 1848 era diventata libera di professare il proprio culto grazie a Carlo Alberto di Savoia.
Non per caso quindi i primi missionari inglesi arrivarono in Italia nel 1863. Il rapporto tra l’Italia risorgimentale e il Regno Unito -nato col Grand Tour, che diede un grande impulso ad arti e Storia in tutta l’Europa- si sviluppò grazie al sostegno del Regno Unito all’indipendenza di Italia e Grecia. Fu importante, in questo quadro di simpatie politiche, culturali e religiose, il ruolo svolto da Giuseppe Mazzini nel suo esilio londinese.
Il primo missionario, Edward Clarke, si stabilì nel 1866 a La Spezia, dove fondò la Spezia Mission. Il secondo, James Wall, fissò a Bologna nel 1871 la sede della Società missionaria Battista di Londra. Sempre nel 1871 -un anno dopo la Breccia di Porta Pia- arrivò in Italia Wolfred N. Cote, primo missionario statunitense della Convenzione del Sud, al quale si aggiunse due anni dopo G.B. Taylor, sempre inviato dalla convenzione del Sud battista, quella da cui proveniva Martin Luther King, il pastore che diede la vittoria al movimento per i diritti della popolazione nera.
L’opera battista è frutto del Risveglio protestante, che dal XVII secolo aveva formato nuove forme ecclesiali quasi a ciclo continuo. Tra le prime e più importanti si annoverano il Metodismo di John Wesley e il Pietismo, cui aderirono extra moenia anche Johann Wolfgang von Goethe e Immanuel Kant (vedi il suo “La Religione nei limiti della sola Ragione”). Il padre del pietismo fu Philipp Jacob Spener, che a Francoforte sul Meno fondò i ” Collegia pietatis”, assemblee private che si radunavano in case -e non in chiese- per culti di preghiera e per studiare i testi biblici. Era un ritorno alla prassi della chiesa primitiva, che si allontanava sia dal luteranesimo sia da quelle forme che -secondo il protestantesimo- hanno innestato un “sincretismo pagano” che in effetti non è presente nella Bibbia (il culto dei santi, quello mariano, quello delle reliquie).
Chiaramente il pietismo, così dirompente per tutte le confessioni cristiane, trovò ostacoli anche nel luteranesimo. Tuttavia il suo anticonformismo portò dubbi sul principio della delega della fede alle Chiese intese come istituzione, e alla dissociazione da prescrizioni cui obbedire ciecamente.

C’è una consapevolezza delle differenze tra bene e male, giustizia e ingiustizia, amore e odio? Se sì, vive nella coscienza, ovvero nella “scienza con…” cioè quella Esternità che ci permette una continua ricostruzione del nostro agire nel mondo e una razionale “critica della ragion pura” grazie al messaggio cristiano. “Ama il prossimo tuo” (“prossimo” in ebraico re’a ( רֵעַ) e significa anche compagno, coniuge, amico) è un comandamento strettamente correlato con “Ama il tuo Dio”, il primo prossimo del cristiano, cioè Gesù. Ovvero non si può davvero amare l’altro, se prima non si ama Dio. Scrive San Paolo “La fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono”, mentre la non-fede si basa sulla certezza delle cose che si vedono. Tuttavia da almeno cento anni la scienza e la con-scienza si incontrano. Per la prima volta siamo di fronte a una realtà in cui res extensa e res cogitans sono unite e -forse- legate a una res universalis inafferrabile per la computazione e la logica classiche.
Attualmente la popolazione delle chiese battiste italiane arriva a 14mila persone, ma da tempo è in atto una condivisione con le chiese Valdese e metodista, il che porta il protestantesimo a numeri migliori, ancorché contenuti. La difficile diffusione del protestantesimo in Italia ha diverse cause: la prima è che “i missionari erano portatori di istanze teologiche e culturali sorte ed evolute nei loro Paesi di origine”, come scrive Ibarra Pérez, precisando che il contesto italiano è diverso da ogni altro, a causa del Vaticano. Inoltre l’ostilità della chiesa cattolica, già colpita dalla perdita del potere temporale, si tradusse in una “piccola persecuzione”, quando i numeri dei protestanti cominciarono a crescere. Molte comunità erano già nate grazie agli emigrati italiani nelle Americhe, dove entravano in contatto con un cristianesimo meno delegato ai sacerdoti e meno prescrittivo. Rientrando in Italia, contadini e operai “evangelizzavano” parenti e compaesani. Questo fattore portò alla nascita di comunità rurali e meridionali, dove l’emigrazione era più marcata.
Le missioni angloamericane si avvalsero della collaborazione dei colportori, una figura il cui lavoro (pagato, dalle missioni) consisteva nella distribuzione di volantini, opuscoli e piccole edizioni del Nuovo Testamento. Lo stesso facevano i fedeli delle comunità, soprattutto nelle città. Ricordo una vecchietta di Napoli, che ogni giorno piazzava una sedia in una strada del Rione Materdei, per distribuire ai passanti opuscoli stampati dalle missioni battiste. Ricordo anche un ragazzo messicano (sui diciotto anni), col quale passai alcune ore a discutere di religione sul treno tra Città del Messico e Merida (Yucatan). A un certo punto scese perché il suo biglietto si fermava cento chilometri dopo Vera Cruz. Ma dopo dieci minuti, a treno ripartito, lo rividi: aveva chiesto qualche spicciolo in elemosina per prolungare il viaggio e così continuare la discussione.
Nell’Italia appena unificata, “la Missione americana impiegava cinque colportori, mentre la Missione inglese arrivò a impiegarne dieci nelle quattro zone in cui divise il suo lavoro: Nord, Centro, Roma e Sud Italia”.
Quando in un paese o in un quartiere si formava una piccola comunità, la missione inviava un pastore, cui forniva un’abitazione e un piccolo stipendio.
“Questi gruppi sorsero in mezzo a una profonda ostilità da parte dei concittadini cattolici, mentre erano visti con simpatia dai liberali anticlericali e dai massoni. Ciò si tradusse in azioni violente… “come quella di Barletta, dove in una sommossa popolana antiprotestante diretta da due preti furono uccisi alcuni evangelici (1866)”, aggiunge Ibarra Pérez.
Confermo che il fenomeno era diffuso: la mia famiglia materna ha avuto un pastore evangelico, che a fine anni ’20 fu inviato con moglie e figli in una città siciliana. Dopo qualche mese dei ragazzi cominciarono a tirargli dei sassi (una zia mi ha detto “cercavano di lapidarlo”). Lui cambiava strada ogni volta, e così riuscì ad andare avanti per un paio di mesi. Poi i carabinieri lo chiamarono e gli dissero di andare via il prima possibile, perché qualcuno lo voleva morto. Dalla sera alla mattina fuggì in una città lontana 100 chilometri, con le valigie e tutta la famiglia. Le violenze quindi non erano di poca rilevanza (vedi infra).
Un fattore di crescita -a inizio del ‘900- fu la comunicazione, a partire dalla Casa editrice Claudiana di Torino. Si formarono importanti riviste come Il Testimonio, Il Seminatore e soprattutto Bilychnis, la cui redazione realizzò anche il settimanale Conscientia. In questo modo si raggiunse anche la popolazione di città: professionisti, impiegati, operai, anche chi non era interessato al cristianesimo. Giuseppe Gangale scriveva che la nazione italiana, privata della Riforma, con la diffusione del protestantesimo evangelico avrebbe superato difficoltà storiche, causate anche dalla pervasività della partitocrazia e da inclinazioni al totalitarismo. Conscientia fu chiusa dal fascismo nel 1927. La crescita -per quanto lenta- delle comunità evangeliche e battiste portò nel 1901 alla creazione -in via del Teatro Valle- di una Scuola teologica battista per la formazione dei nuovi pastori, poi è confluita nella Facoltà valdese di teologia di Roma.
Nel 1907 il papa aveva espresso una condanna al movimento Modernista, considerato “estraneo” al cattolicesimo dov’era nato. Alle due missioni battiste sembrò opportuno riorganizzarsi, approfittando della crisi cattolica. “Gli inglesi avevano ceduto agli americani tutte le loro comunità al sud e in cambio avevano avuto la responsabilità di tutte le comunità del Piemonte”. Nel 1902 la UCAB, assemblea che federava le chiese italiane restando sotto la guida delle due missioni, ottenne più autonomia. Presto le due missioni si sarebbero ridotte a una, quella americana, perché quella inglese aveva numeri e donazioni troppo basse. Al contrario, crescevano le collette dei fedeli delle chiese americane, salvo crollare (come quelle locali) nel corso delle due Guerre mondiali e della Crisi del 1929. I missionari erano molto sorpresi che in Spagna, Asia, Africa e America latina le donazioni dei fedeli americani costassero la metà rispetto all’Italia, ma producendo il doppio dei fedeli. Per giustificare l’aumento delle richieste, mosso nel corso delle relazioni annuali, dovevano spiegare la grande difficoltà a trovare locali in affitto, a causa dei freni posti dal clero cattolico. A quel punto i battisti cominciarono a comprare locali in tutta Italia. Solo che poi c’erano gli ostacoli della burocrazia, altro mostro sconosciuto agli americani e inglesi, i cui missionari spiegavano ai fedeli d’oltreoceano che “Solo chi è stato in Cina e Italia è in grado di conoscere le catene della burocrazia”. I numeri restavano però risicati: “La Missione americana in Italia aveva raggiunto nel 1910… 39 chiese e 94 diaspore [piccole chiese legate alle più grandi, ndr], 16 delle quali aperte quell’anno. Il numero totale di membri di chiesa era di 1017.

La Prima guerra mondiale per le chiese battiste fu un disastro. Alcuni pastori finirono al fronte (due dei quali morirono), nonostante potessero essere equiparati al clero cattolico. Alla missione inglese non arrivarono più aiuti da Londra. Furono gli americani a farsi carico di tutto, ma comunque a nord furono chiuse le comunità di Venezia, Rimini, Cuneo e Novara. La scuola Teologica di Roma fu chiusa per mancanza di fondi e perché gli iscritti e i docenti erano al fronte, tranne il missionario americano Whittinghill.
Nel 1915 negli Abruzzi (Marsica) un sisma causò la morte di oltre trentamila persone, novemila nella sola Avezzano. Una missione battista di soccorso si recò nella zona, dove c’era anche una piccola chiesa. A sud però si aprirono tre nuove chiese nel 1916. Nel 1917 la disfatta di Caporetto provocò una fuga di profughi, che finirono soprattutto a Milano. In reazione il presidente statunitense Wilson decise di aiutare gli europei. Erano state aperte dodici Case del Soldato in diverse città, che registrarono la presenza di ben 157.000 soldati e ufficiali, ai quali furono distribuiti 60.000 Nuovi Testamenti e riviste battiste.

Ai soldati in partenza per la carneficina, furono distribuiti Nuovi Testamenti e opuscoli con frasi della Bibbia. Una colletta speciale nello Stato della Virginia permise di portare doni di Natale a una piccola parte delle truppe. Dopo la prima Guerra mondiale, nel 2023 la missione statunitense e le chiese battiste comprarono nel quartiere romano di Monte Mario un terreno di 15 ettari che comprendeva alcuni edifici poi adibiti per ospitare orfani di Caduti nella Grande Guerra. L’orfanotrofio fu dedicato alla memoria del missionario G.B. Taylor. Il sito avrebbe ospitato anche la Scuola Biblica, poi confluita nella Facoltà Teologica valdese (vedi documentario Rai). Purtroppo nel 1934 il missionario capo della missione americana fu convocato dal Ministero degli Interni, il quale esigeva una vendita forzosa della proprietà (pena l’esproprio), a un prezzo molto inferiore al dovuto. Doveva infatti diventare la sede nazionale dell’Opera Balilla. Dopo la vendita imposta dal regime, l’orfanotrofio venne traferito nel quartiere di Centocelle, in una proprietà più piccola.
La necessità di essere di aiuto agli altri, soprattutto ai più giovani, è una costante delle chiese protestanti. Il comune di La Spezia nel 2016 ha intitolato una strada al missionario inglese Edward Clarke (1820-1912). Clarke arrivò a La Spezia nel 1866. Dopo pochi anni la missione di La Spezia aveva un luogo di culto, una biblioteca per i marinai, e una piccola scuola, oltre all’appartamento del pastore della chiesa. La scuola era gratuita e aperta a coloro -bambini e non- che erano rimasti senza istruzione. Nel 1887, a Marola, Clarke inaugurò l’orfanotrofio femminile “Victoria Adelaide”, che ospitò anche decine di bambine orfane a causa dell’epidemia di colera del 1884. Alla fine della sua vita Clarke aveva fondato 23 chiese in tutto il nord Italia, ricevendo dal Comune ligure la cittadinanza onoraria per meriti nell’ambito dell’istruzione.
“Nel 1882 le notizie incoraggianti venivano da Venezia dove, (…) malgrado le persecuzioni, la chiesa sosteneva le proprie spese e anzi aiutava i fratelli in difficoltà per il boicottaggio clericale. Il pastore Volpi seguiva un gruppo a Gioia del Colle, ma alcuni fedeli furono feriti da popolani violenti, aizzati dai preti, e lo stesso Volpi fu minacciato di morte se ritornava nella cittadina.”
In precedenza un salto di qualità avvenne a Calitri in Campania nel 1906, dopo una pioggia di ceneri del Vesuvio: il fenomeno fu attribuito alla presenza dei protestanti e alla loro propaganda. Scrive Martin Ibarra Pérez: “Le prime sassaiole colpirono il locale e chi lo frequentava, ma il 14 aprile 1906 si preparò un agguato in piena regola contro il pastore Creanza, che era atteso per il culto. Doveva arrivare in carrozza e i fratelli notarono la presenza di persone già coinvolte in episodi di intolleranza contro la comunità, che evidentemente aspettavano l’arrivo del pastore. Riuscirono ad avvertire in tempo il brigadiere dei carabinieri che intervenne con prontezza scortando il Creanza. Da allora la persecuzione crebbe fino a rendere necessaria la protezione della comunità e del nuovo pastore, tanto che nel 1907 si rese necessario l’intervento dell’esercito… [Solo] nel 1910 le acque tornarono ad acquietarsi.
Nel 1909 gli attacchi colpirono le comunità di Noto e Floridia.


I Soldati italiani durante la Prima guerra mondiale ricevevano Nuovi Testamenti e opuscoli distribuiti dalle missioni battiste
“Il pastore Fasulo aveva scritto un opuscolo in cui metteva in dubbio la veridicità di alcune vicende riguardanti san Corrado, un santo molto venerato localmente (…). Queste affermazioni di carattere storico non furono “gradite” dal vescovo locale, dalle pie donne né dai membri delle confraternite. Il risultato fu una terribile persecuzione, con la distruzione dei locali delle due chiese, l’incendio del mobilio e degli arredi, libri. I membri di chiesa si salvarono grazie all’intervento dell’esercito che mobilitò trecento soldati per calmare gli animi. Non fu arrestato nessuno dei responsabili, il pastore Fasulo fu invitato dall’autorità a cercare altri luoghi di residenza per evitare altri mali. In una sassaiola successiva agli attentati furono gravemente feriti il genero del pastore e due sorelle della comunità. La violenza contro gli evangelici provocò un piccolo esodo e il ritorno al cattolicesimo dei più pavidi. A Floridia fu lo studente Chiminelli, ex sacerdote, a subire le ire di una folla di tremila persone. Le autorità, inviarono truppe da Siracusa per calmare l’agitazione”.
Altri attacchi ad “Avezzano, Altamura, Gravina e altre zone dell’Irpinia e della Murgia barese; i pastori di Avellino e di Matera furono assaliti da clericali che armati da bastoni tentarono un linciaggio, impedito dall’intervento di vicini e amici dei malcapitati”.
Le persecuzioni a Bisaccia continuarono per anni. “La chiesa doveva essere protetta dai militari, il pastore Berio era stato obbligato ad abbandonare la città sotto minaccia di morte, il missionario Stuart e il pastore Palmieri erano stati feriti dal lancio di pietre, nonostante la protezione di una compagnia di soldati arrivata da Avellino”.
Nel 1924 un gruppo di giovani fascisti attaccò il pastore di Paganico Sabina, Daniele Battisti: “…hanno assalito la casa dove si trovava. Comminato a uscire è stato bastonato a sangue e abbandonato nella strada, dopo aver sparato [in aria] con le rivoltelle minacciandolo di morte se tornava nel paese” (Cronaca de “Il Testimonio”). Il fascismo del Concordato spinse molti protestanti ad aderire a posizioni di sinistra o liberali come Giustizia e Libertà e Partito d’Azione oltre al Fronte socialcomunista).
La pacificazione tra Stato e Chiesa troverà il culmine nel 1929 con la firma dei Patti Lateranensi. A quel punto raddoppiò il controllo e la repressione dell’Opera missionaria protestante in Italia, ripresero le violenze, sia nei modi “tradizionali” delle sassate, sia con pestaggi e distruzioni. A ciò si aggiungeva il boicottaggio sociale: il rifiuto di affittare locali da adibire al culto, per cui era obbligatorio acquistarli a caro prezzo dai pochi disposti a vendere. Per non parlare delle ostilità nelle scuole pubbliche e quelle nel mondo del lavoro. “Prima del 1930 erano davvero molti i pastori sotto controllo della Polizia, le cui schede si trovano oggi nell’Archivio Centrale dello Stato. Oltre al Saccomani, il pastore D’Alessandro di Formia, Agostino Biagi e Vincenzo Melodia, che si erano distinti in passato per la loro militanza socialista e anarco-sindacalista. L’attenzione della Polizia era rivolta anche alle organizzazioni giovanili delle chiese evangeliche.”
La ricostruzione di Ibarra Pérez è molto utile per leggere la Storia sotto un punto di vista non conforme ma legato ai fatti. È anche la storia di una importante chiesa del protestantesimo italiano, posta nel centro storico di Roma, ricca di arte, patria di un incredibile lavoro di fede e (quindi) di aiuto materiale, portato verso tutti senza distinzione.
Si arriva a oggi, quando l’Unione Battista Italiana (Ucebi) si è resa completamente autonoma dalla presenza missionaria. Il cristianesimo ha bisogno di nuovo slancio, soffocato dall’indifferenza e dall’ignoranza. Grandi cambiamenti comunque ci sono stati: nessuno oggi è perseguitato per cause religiose. La fede è più libera e meno prescrittiva e impositiva. Tutti i cristiani collaborano tra loro. Infine, vorrei ricordare almeno un tratto distintivo del cristianesimo, che non è proprio (nei fatti) di altre religioni o filosofie o politiche:
- Per le culture totalitarie tutti sono colpevoli (potenzialmente, vedi la procedura giudiziaria in Italia);
- Per la sottocultura del Politicamente corretto, per gli agnostici indifferenti o menefreghisti nessuno è colpevole. Ne consegue che -nei fatti- di fronte a crimini efferati -soprattutto se commessi da parti avverse- si ritorna al giustizialismo a prescindere;
- Per il cristianesimo in itinere, non preconfezionato, e che non sia uno specchio di vanagloria per il fedele, nessuno è innocente (tranne il Messia);
- Ma – se nessuno è innocente – tutti dovrebbero responsabilizzarsi e nessuno essere colpevolizzato a prescindere. Ognuno dovrebbe collaborare con la propria coscienza per costruirsi una mappa del territorio che conduce al Bene.




