La partita di cartello della quattordicesima giornata di Serie A è inevitabilmente Napoli–Juventus. Una sfida che, oltre al peso della classifica, porta con sé un intreccio di panchine e di destini: Conte contro Spalletti, Spalletti contro Conte. Ognuno seduto oggi sulla panchina che più definisce la storia recente dell’altro.
Antonio Conte ha riportato la Juventus a vincere lo scudetto negli anni difficili del post-Calciopoli, inaugurando un ciclo che avrebbe segnato un’epoca. Luciano Spalletti, a sua volta, ha condotto il Napoli al terzo titolo della sua storia, spezzando un digiuno che durava dai tempi di Maradona, restituendo vigore a una città e a un club reduci anche da momenti complessi sul piano societario. Due scudetti lontani nel tempo e nelle circostanze, ma uniti dallo stesso tratto: la capacità di cambiare la mentalità di un ambiente.
Eppure oggi le parti sembrano quasi invertite. Conte è restato a Napoli dopo un’estate in cui tutti lo davano vicinissimo a un ritorno sulla panchina bianconera. Spalletti, ex Napoli, è approdato alla Juventus in corsa, in una situazione che ricorda molto quella vissuta da Conte nel 2011: una squadra da ricostruire, una società che non vince da troppo tempo, un ambiente che aspetta una scossa.
Spalletti e il nodo del contratto: da trionfatore a traghettatore
Per comprendere la posizione attuale di Spalletti, serve tornare alla sua ultima panchina in Serie A: quella dello scudetto a Napoli. Un’impresa straordinaria, figlia di una squadra esplosiva, da Osimhen a Kvaratskhelia, passando per tante intuizioni valorizzate dal suo lavoro quotidiano. Spalletti lasciò da vincitore, in disaccordo con De Laurentiis e con la convinzione – mai realmente smentita – che replicare quel trionfo fosse impossibile.
Tra quella notte di festa e il suo arrivo alla Juventus si inserisce però l’esperienza in nazionale: un Europeo sotto le aspettative, un cammino mondiale complicato, fino alla decisione del presidente federale Gravina di interrompere il suo incarico. È questo biennio a cambiare gli scenari: Spalletti torna in Serie A non come il campione in carica che alza lo scudetto, ma con un contratto da traghettatore, condizionato ai risultati di questa stagione.
Ed è qui che nasce la domanda più scomoda: è possibile che una parentesi negativa in nazionale abbia ridimensionato così drasticamente lo status di un allenatore consacrato? E soprattutto: è possibile che Spalletti – o chi ne tutela gli interessi – abbia accettato una soluzione senza garanzie tecniche e temporali?
Il punto non è economico. Un contratto pluriennale è prima di tutto una tutela progettuale: significa dire allo spogliatoio e all’ambiente che quel tecnico è al centro del progetto, che si costruirà insieme per due o tre anni, indipendentemente dai primi mesi. Conte a Napoli ha ottenuto questo tipo di fiducia. Spalletti alla Juventus no: è arrivato subentrando, con scadenza 30 giugno, con quello che somiglia più a un “vediamo” che a un vero investimento tecnico.
Il ritorno al Maradona: accoglienza o frattura?
Dentro Napoli–Juventus c’è un tema emotivo enorme: il ritorno di Spalletti al Maradona per la prima volta da avversario. Lui che si è tatuato sul braccio lo stemma del club con il tricolore. Lui che ha parlato della città come di un’esperienza epidermica, difficilmente replicabile altrove. Eppure oggi siede sulla panchina dei rivali storici, dopo aver allenato anche la nazionale.
Napoli lo accoglierà come l’allenatore dello scudetto o lo fischierà come un traditore? Sarà Spalletti a testa bassa, quello che guarda le scarpe, o cercherà con gli occhi l’urlo del Maradona, le persone con cui ha condiviso un percorso irripetibile? La sua reazione emotiva è parte integrante della storia della partita.
Roma, Milano e il resto della giornata
La quattordicesima giornata non si esaurisce al Maradona. La Roma arriva da una sconfitta contro il Napoli e prosegue il suo trend chiarissimo: vittorie contro le medio-piccole, sconfitte contro le big. A Cagliari si capirà se questo schema può essere interrotto e in quale direzione: se la Roma rischia di scivolare fuori dalla zona Champions o, al contrario, se può iniziare a inserirsi nella lotta scudetto, soprattutto in vista di un possibile rinforzo offensivo a gennaio.
Le milanesi vivono invece un momento opposto: l’Inter si è rialzata in Coppa Italia dopo settimane difficili in campionato e in Champions; il Milan, brillante in campionato, è stato eliminato dalla Coppa Italia, e il Campionato rimane l’unico impegno della sua stagione. Con una sola competizione da gestire, ci si chiede se possa diventare la favorita principale per il titolo.




