Bocconi conquista New York: la community milanese parla il linguaggio del mondo

Docenti, studenti e alumni si ritrovano a Manhattan per raccontare come l’università milanese Bocconi abbia costruito una rete solida e internazionale nel cuore della finanza globale.

Un evento che unisce passato, presente e futuro della Bocconi: “Bocconi Meets New York”, ospitato negli spazi di Piazza Italia, ha riunito studenti, professionisti e famiglie per esplorare le opportunità di studio e carriera legate a un ateneo che da Milano guarda al mondo.

Il 3 novembre, tra i grattacieli di Manhattan, la comunità bocconiana si è ritrovata per una serata che ha celebrato la forza di una rete accademica e professionale capace di attraversare l’oceano. “Bocconi Meets New York” è stato uno degli appuntamenti più significativi organizzati negli Stati Uniti dall’ateneo milanese negli ultimi mesi: un incontro pensato per futuri studenti, alumni e professionisti che hanno trovato nella Bocconi un punto di partenza per le proprie carriere internazionali.

A dare il benvenuto, il Console Generale d’Italia a New York, Fabrizio Di Michele, insieme ai rappresentanti del chapter locale degli alumni, che da anni anima la presenza bocconiana in città. New York è infatti uno dei poli più vivaci della diaspora accademica milanese: studenti, consulenti, analisti e manager che condividono un background comune e una visione globale.

Il cuore dell’incontro è stato affidato agli interventi di Chiara Fumagalli, Dean della Undergraduate School, e di Mario Tabarini, Director of Guidance and Recruitment. Quest’ultimo ha ricordato come la Bocconi sia ormai una realtà autenticamente internazionale: «Oltre il 60% dei nostri studenti proviene da fuori dallItalia. E la città da cui arrivano più studenti è proprio New York».

Fumagalli ha invece sottolineato l’equilibrio tra rigore accademico e qualità della vita universitaria: «Bocconi coniuga una formazione di altissima qualità con unesperienza di vita stimolante, anche grazie al contesto italiano».

La parola è poi passata agli studenti, veri ambasciatori dell’esperienza bocconiana nel mondo. Giuseppe Spina, exchange student a Princeton, ha raccontato come l’università milanese sappia offrire un’esperienza di campus comparabile a quella americana. Gaia Rosso Berto, in internship a New York presso Once Capital Management, ha invece messo l’accento sul valore umano della formazione ricevuta: «La Bocconi mi ha dato tantissimo, soprattutto una rete di persone che porterò con me per tutta la vita».

Momento clou della serata, la tavola rotonda “Bocconi Alumni in New York: In Their Own Words”, moderata da Veronica Sullo, Head of International Recruitment. Sul palco, tre alumni oggi protagonisti della finanza statunitense: Michael Del Nin (Family Office), Giorgia Turri (Clear Harbor Asset Management) e Christian Iorgoveanu (Goldman Sachs). I loro racconti hanno mostrato come la formazione bocconiana sia riconosciuta e valorizzata nei contesti più competitivi del mondo, dalla consulenza alla finanza d’investimento.

Le testimonianze hanno anche messo in luce le differenze tra i percorsi professionali italiani e americani, ma con un punto fermo condiviso: la capacità dei laureati Bocconi di muoversi con agilità tra mercati, lingue e culture diverse.

La serata si è conclusa con un vivace momento di networking, segno di una comunità che non solo si ritrova, ma cresce e si rafforza a ogni incontro. Tra gli applausi e i biglietti da visita scambiati, è emersa una certezza: la Bocconi non è solo un’università italiana nel mondo, ma un vero e proprio hub globale di talento e connessioni.

Immagine di Cecilia Gaudenzi

Cecilia Gaudenzi

Giornalista professionista e storyteller. È nata a Roma nel 1991 “sotto il segno dei pesci”, dove si è laureata con lode in Scienze Politiche, all’Università di Roma Tre e dove vive stabilmente. Musica, cinema, letteratura, politica, serie tv, podcast, reportage e terzo settore. Il vizio di scrivere, di tutto e su tutto ce l’ha fin da bambina. Le piace conoscere, capire, raccontare e soprattutto, fare domande. Crede nello scambio di idee e nella contaminazione. Ha girato l'Africa per dare voce all'impegno di donne e uomini che dedicano la loro vita agli altri. La sua parola preferita è resilienza.

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