Serie A spuntata. Il Milan batte la Roma, Napoli solo in vetta

Dopo dieci giornate di campionato nessun attaccante ha ancora una media gol accettabile, anche per questo si segna poco, come evidenziato dal big match tra Milan e Roma

Spettacolo, emozioni e intensità nel big match della 10ma giornata a San Siro tra Milan e Roma, ma un solo gol segnato, per giunta da un difensore: questo non solo il report, in sintesi, di una partita, ma il manifesto di un torneo che non riesce proprio a decollare, soprattutto dal punto di vista realizzativo.

Il week end calcistico italiano si è chiuso con un bilancio (oramai abituale) piuttosto scarno in termini di fatturato realizzativo: appena 16 gol  segnati, in attesa dei posticipi del lunedì (Sassuolo-Genoa e Lazio-Cagliari).

Inutile sottolineare come nelle altre principali leghe europee il bilancio sia stato ben diverso, con l’unica eccezione della Ligue One in cui, sorprendentemente, questo fine settimana si è  segnato meno  che in Italia.

Quello che altrove è un’eccezione, tuttavia, da noi è diventata amaramente la norma, e i primi colpevoli sembrano essere gli attaccanti, sempre più abulici, sterili, impalpabili. Guardate la classifica marcatori: il capocannoniere in solitaria, ad oggi, è Calhanoglu (un centrocampista), con 5 reti, mentre gli  attaccanti  più prolifici, a quota 4 reti, sono Simeone (Torino), Bonazzoli (Cremonese)  e Castro (Bologna).

E gli attaccanti delle big? Il Napoli paga l’infortunio di Lukaku (che tuttavia non è più il giocatore da oltre 20 gol minimo, garantiti, a stagione, l’abbiamo visto lo scorso campionato) mentre l’Inter paga l’infortunio a Thuram: questa premessa è d’obbligo perché, se fossero stati a pieno servizio questi due giocatori nelle prime dieci partite forse adesso staremmo tracciando un bilancio diverso. Con i se e con i ma, tuttavia, non si fa la storia e siamo chiamati a commentare il trend reale e le prestazioni effettive di chi gioca, non le proiezioni potenziali di chi manca.

Nel Napoli Hojlund, dopo un avvio promettente, si è via via spento, mentre Lucca non si è  mai realmente acceso: viene da domandarsi che senso abbia  avuto privarsi del Cholito Simeone per prendere, strapagandolo, l’ex Udinese, molto meno prolifico e funzionale al  gioco di Conte del suo predecessore.

Nella Juventus Vlahovic aveva iniziato bene, come Hojlund, ma ci ha messo davvero poco per tornare quello (poco) ammirato nelle ultime due stagioni: vedremo se funzionerà la cura Spalletti, che alla prima ha relegato in panchina Jonathan David, bomber da un gol a partita in Ligue One e adesso oggetto misterioso in Serie  A.

Nell’Inter Lautaro Martinez sembra aver perso il talento (di fare gol), come i campioni del basket nel noto film Space Jam: non è  la prima volta che l’argentino incappa in una crisi realizzativa, Chivu attende con ansia che si sblocchi, certo giocare in coppia con Thuram è un conto, con Bonny è altra cosa.

E arriviamo a Milan e Roma, protagoniste del match bellissimo nel posticipo di ieri, di cui facevo cenno in apertura, ma entrambe maledettamente spuntate. I  due tecnici, già  dalle formazioni iniziali, avevano bocciato le proprie punte, con Gimenez out e Dovbyk  relegato in panca, e due squadre schierate a specchio (3-5-2) con due mezze punte davanti a fare gioco e movimento.

Tutto bello, come le 6 occasioni da gol create dalla Roma nella prima mezz’ora, nel corso della quale la squadra capitolina ha incantato San Siro con un approccio che più “gasperiniano” non si sarebbe potuto. Poi però, in questo meraviglioso sport che si chiama calcio, l’obiettivo non è dominare, creare, proporre (tutti dogmi recentemente portati in auge dalla comunicazione e dalla narrazione calcistica italiana), ma molto  più banalmente fare gol.

Per uno spettatore esterno il primo tempo della Roma è stato ai limiti del sontuoso, per personalità, condizione fisica, occasioni create, ma andatelo a spiegare ai tifosi della Roma che, nonostante tutto questo, si sono trovati all’intervallo sotto di un gol (e avrebbero potuto essere due se Fofana non si fosse divorato un gol fatto in chiusura della prima frazione).

Semplicemente la Roma non ha segnato, e non è una novità per la  squadra di Gasperini, che è il peggior attacco delle prime 10 squadre in Serie A. “Se Sparta piange Atene non ride” recita un antico adagio, per indicare un “male comune”: in questo caso se la Roma piange (in attacco) il Milan non ride ma si consola con un gol che arriva dalla difesa (Pavlovic) e che porta in dote tre punti di importanza capitale.

Ma il problema offensivo, in casa rossonera, resta ed è evidente: Gimenez, fuori contro la Roma per infortunio, ha portato a casa lo stesso bottino di quando è stato a disposizione, vale a dire zero gol. Leao è immarcabile, soprattutto quando il piano tattico della partita è  quello visto contro la Roma, ma non è un bomber. Saelemaekers è bellino (col dente avvelenato conto la sua ex squadra ieri sera, forse qualche conto con qualche ex compagno è rimasto in sospeso…) ma quando si tratta di ballare (leggi fare gol) balla pochino, e sempre di-tacco-e-di-punta, da bravo ballerino di tip tap, ma il gol non è certo il suo forte. Pulisic è il giocatore che manca e che serve come il pane, perché è la sintesi perfetta di tecnica e concretezza, per questo Allegri lo aspetta a braccia aperte. Ma il Milan, attaccanti a parte, è forte e non ha le coppe, con la vittoria sulla Roma la sua candidatura al tricolore ritorna più forte che mai.

Per la Roma resta la soddisfazione di aver ben figurato a San Siro ma l’amarezza per non aver raccolto quanto meritato, anche a causa del primo rigore sbagliato da Dybala in maglia giallorossa, a meno di 10 minuti dalla fine. Se la pioggia non fosse stata sufficiente, ad aggravare la situazione romanista è arrivata la grandine del solito infortunio a Dybala, che si è strappato proprio tirando il nefasto rigore all’82’: dalla possibilità di andare sull’1-1 alla perdita del proprio top player sbagliando il rigore, se non è cadere dalle stelle alle stalle questo…

Immagine di Guglielmo Timpano

Guglielmo Timpano

Laureato in Scienze Politiche. Giornalista freelance. Conduttore radiofonico. Presentatore televisivo. Appassionato di sport, storia e animali: per combinare tutti questi interessi, il sogno sarebbe seguire un torneo di calcio tra dinosauri.

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