Chinatown tra tradizione, resilienza e cambiamento

Destinazione turistica vera e propria di New York, la Chinatown di Manhattan è una realtà in continua espansione tra le vetrine dello shopping sofisticato di SoHo e quel che resta della storica Little Italy. A fare da spartiacque geografico tra i diversi mondi è la trafficata Canal Street, a sud della quale inizia il nostro viaggio nella Cina newyorkese.

La storia della comunità cinese a New York affonda le sue radici nella metà dell’Ottocento, quando i primi immigrati provenienti dalla Cina arrivarono negli Stati Uniti in cerca di opportunità economiche. Molti erano lavoratori che, dopo aver contribuito alla costruzione delle ferrovie nell’Ovest, si spostarono verso le grandi città della costa Est. A New York, trovarono spazio nei quartieri più poveri di Lower Manhattan, dove iniziò a formarsi quella che oggi conosciamo come Chinatown. Per comprendere come la comunità si sia sviluppata – tra discriminazioni, resilienza e orgoglio culturale – una prima tappa fondamentale e poco considerata dagli itinerari turistici, è il Museum of Chinese in America (MOCA), situato al 215 di Centre Street, visitabile con una donazione di $10. Fondato nel 1980, il museo racconta oltre 160 anni di storia attraverso fotografie, oggetti, documenti e testimonianze personali. Visitandolo si scopre non solo la nascita di Chinatown, ma anche l’impatto profondo che gli immigrati cinesi hanno avuto sulla cultura, l’economia e la vita quotidiana di New York attraverso non poche difficoltà di ambientamento.

Negli ultimi decenni dell’Ottocento, l’area compresa tra Mott, Pell e Doyers Street divenne il cuore pulsante della neonata Chinatown. All’inizio, la comunità contava poche centinaia di persone, in gran parte uomini provenienti dal sud della Cina. Molti di loro trovarono impiego in attività che richiedevano poche risorse e una conoscenza limitata dell’inglese: lavanderie, sartorie, piccoli ristoranti e negozi di generi alimentari. Questi mestieri, oggi raccontati al Museum of Chinese in America come gli impieghi che gli americani accettavano di assegnare alla comunità cinese, rappresentarono la prima forma di sostentamento e al tempo stesso la base economica su cui si costruì la comunità. Nonostante le restrizioni imposte dall’Exclusion Act del 1882, che per decenni limitò severamente l’immigrazione cinese negli Stati Uniti, la comunità riuscì a consolidarsi, creando una rete di associazioni, templi, botteghe e giornali che offrivano sostegno ai nuovi arrivati. Le strade strette e animate di Chinatown divennero presto un rifugio culturale, un luogo dove si poteva parlare la propria lingua, cucinare i piatti di casa e tramandare le tradizioni. Oggi New York ospita diverse Chinatown, dalla vivace Flushing nel Queens alla più residenziale Sunset Park a Brooklyn. Tuttavia, è quella di Manhattan a restare la più iconica e storicamente significativa: il primo insediamento cinese della città e ancora oggi il cuore simbolico della comunità. Nonostante le pressioni dovute all’aumento degli affitti e all’insediamento di attività commerciali moderne che mettono in difficoltà le attività storiche, qui tra templi, erboristerie e mercati tradizionali, si percepisce ancora l’autenticità di una comunità che continua a resistere e a rinnovarsi.

Il modo migliore per scoprire Chinatown è perdersi tra le sue strade – e qui davvero ci si perde! – lasciandosi guidare dai colori, dai suoni e dagli aromi dei suoi mercati e ristoranti. Le insegne, rigorosamente in cinese, e le lanterne di carta che si muovono sospinte dal vento sopra le strade e gli esercizi commerciali, bastano da sole a trasportare i visitatori in un altro mondo. Ricordo di essere venuta proprio qui, appena dopo le riaperture post pandemia, per illudere la mia astinenza da viaggi dopo tante restrizioni e impossibilità di muoversi. Spoiler: aveva funzionato!!

Tra le vie più caratteristiche spicca Doyers Street, una strada stretta e sinuosa famosa come “Bloody Angle” per la sua storia di scontri tra gang all’inizio del Novecento. Le rivalità, spesso violente, tra le cosiddette Tong — associazioni di immigrati cinesi — portarono a numerosi conflitti armati, tanto che la strada divenne celebre per il suo angolo insanguinato, teatro di regolamenti di conti tra bande rivali. Alcuni di questi episodi hanno dato origine a leggende urbane che ancora oggi si raccontano tra gli abitanti del quartiere. Ma oggi Doyers Street è tutt’altro che minacciosa: oltre al fascino della sua topografia insolita, ospita piccoli negozi, botteghe di tè e il celebre Nom Wah Tea Parlor, il più antico dim sum parlor di New York, aperto dal 1920.

L’arredamento vintage e i tavoli scoperti raccontano una lunga storia familiare fatta di sapori autentici, dove i dumpling di gamberi e il tè al gelsomino sono una vera istituzione. Si dice che il Nom Wah conservi ancora alcuni utensili e accessori storici, tra cui le vecchie macchine per piegare i dumping. A vegliare sulla via c’è un grande cavallo alato, sospeso sopra i vicoli, simbolo di speranza e trasformazione. Si tratta di una delle installazioni più iconiche e recenti di Chinatown: una scultura luminosa, creata dall’artista newyorkese Chin Chih Yang come parte di un progetto di arte pubblica volto a celebrare la rinascita culturale del quartiere.

Per immergersi completamente nella vita di Chinatown e scovare gli storici negozi di erbe e prodotti alimentari, e qualche ristorante davvero tipico, bisogna raggiungere Mott Street. Tra le tappe culinarie imperdibili lungo questa via, Wo Hop, attivo dal 1938, è un’istituzione per chi vuole assaporare piatti cantonese autentici in un ambiente storico che ha conservato il fascino di un’epoca passata. Poco distante, Hop Kee, fondato nel 1968 e amatissimo da Anthony Bourdain, continua a servire ricette tradizionali con un tocco casalingo, mentre alla Peking Duck House è d’obbligo ordinare la celebre anatra alla pechinese in diverse versioni, tutte fedeli alla tradizione. Tra i negozi invece, Wing on Wo & Co. rappresenta un tuffo nel passato e nell’artigianato cinese tradizionale: qui si trovano porcellane, oggetti di cultura e piccoli tesori che raccontano la vita di generazioni di immigrati e rappresentano souvenir davvero speciali.

A pochi passi da Mott Street, il Columbus Park è il cuore verde del quartiere, un luogo meno turistico dove prende vita la quotidianità della comunità cinese a New York. Al mattino e al pomeriggio, il parco si anima con gruppi di anziani che giocano a carte e a mahjong, praticano tai chi o semplicemente chiacchierano all’ombra degli alberi. Nel fine settimana, il parco ospita eventi culturali, piccole esposizioni e celebrazioni tradizionali, diventando un vero punto di incontro per osservare la Chinatown contemporanea. Lasciato alle spalle il verde di Columbus Park, basta percorrere poche decine di metri per ritrovarsi in un dedalo di vie che custodiscono la Chinatown più autentica. Pell Street e Mosco Street, tra le strade più antiche del quartiere, ospitano orgogliose vecchie insegne in cinese che testimoniano il passato della comunità, e alcuni locali che custodiscono fotografie storiche del quartiere, offrendo uno scorcio della Chinatown di un tempo.

Oltre ai mercati e ai ristoranti Chinatown custodisce anche numerosi templi e luoghi spirituali, veri scrigni di tradizione e cultura. Tra i più noti c’è il Ma Tsu Temple, dedicato alla dea del mare Mazu, protettrice dei pescatori e dei viaggiatori. Fondato nei primi decenni del Novecento, il tempio continua a ospitare rituali quotidiani e celebrazioni tradizionali, tra incensi profumati, campanelli e offerte di frutta e fiori. Non lontano si trova il Mahayana Temple, il più grande tempio buddista della Chinatown di Manhattan e un punto di riferimento per la comunità cinese e per i visitatori interessati alla spiritualità orientale. Il Mahayana Temple si distingue per le sue imponenti statue dorate, le decorazioni colorate e le cerimonie rituali, che includono la meditazione, la recitazione dei sutra e celebrazioni durante le festività principali come il Capodanno cinese. Anche presso il Buddhist Temple of Chinatown è possibile assistere alle cerimonie religiose e ad alcune lezioni di meditazione. L’edificio, con le sue decorazioni rosse e dorate e le statue di Buddha che osservano i fedeli dall’alto, trasmette immediatamente un senso di pace e continuità culturale. Molti templi ospitano anche eventi educativi per bambini e turisti, spiegando simboli, significati e tradizioni legate alla cultura cinese, come i draghi, le lanterne e le divinità protettrici.

A questo punto del nostro viaggio abbiamo due opzioni: spostarci verso sud in direzione Chatham Street e Two Bridges District che custodiscono una Chinatown più silenziosa fatta di scorci urbani, oppure ritornare a nord di Canal street nei tratti di Mott ed Elizabeth street, sottratti nel tempo ad altri quartieri e oggi sede dei più caratteristici mercati della Chinatown di Manhattan. Qui, tra banchi affollati e insegne colorate, si trovano pescherie con grandi vasche piene di pesci e crostacei, negozi di spezie, empori traboccanti di erbe medicinali, radici e prodotti essiccati. I piccoli negozi di alimentari espongono in vetrina funghi shiitake, alghe e nidi di rondine, mentre nei mercati si vendono ortaggi tipici come bok choy, bitter melon, rambutan e durian. È un piccolo mondo a parte dove colori, odori e voci si mescolano in un’esperienza sensoriale che conquista (forse!) anche chi non compra nulla. In questa zona soprattutto è buona educazione chiedere prima di scattare fotografie. In alcuni negozi il turismo non è apprezzato ma in altri si incontrano persone ben disposte a mostrare prodotti particolari e a raccontare storie.

Camminando tra le strade di Chinatown è facile dimenticarsi di essere a Manhattan. Qui ancora oggi molti residenti non parlano inglese, tanti bambini frequentano scuole cinesi dove imparano la lingua e le tradizioni e questo conferisce al quartiere un senso di autenticità e isolamento culturale, che però non ostacola il contatto con l’esterno. Lo scambio con il resto della città è inevitabile e il turismo crescente è un business redditizio che porta ad accogliere i visitatori con cordialità, soprattutto quando mostrano interesse per la cultura e le storie locali.

Chinatown non è solo un luogo da osservare, ma soprattutto da vivere. Durante l’anno, il quartiere si anima con le feste tradizionali dove il Capodanno asiatico è senza dubbio la più spettacolare. Carri allegorici, danze dei draghi e dei leoni, fuochi d’artificio e offerte nei templi trasformano le strade in un caleidoscopio di colori, profumi e suoni. È l’occasione in cui la Chinatown storica e quella contemporanea si fondono, tra antiche credenze, rituali religiosi e celebrazioni comunitarie che coinvolgono grandi e piccini. Passeggiare tra le vie durante il Capodanno significa assistere a un vero e proprio teatro urbano, dove ogni dettaglio — dalle lanterne rosse appese sopra i vicoli alle musiche tradizionali — racconta la storia di una comunità che ha saputo conservare le proprie radici, pur evolvendosi nel cuore di New York.

Non ci resta quindi che darci appuntamento per febbraio 2026, quando Chinatown si vestirà a festa per accogliere l’Anno del Cavallo di Fuoco. Il Capodanno cadrà martedì 17 febbraio, ma le celebrazioni continueranno per settimane, fino al suggestivo Lantern Festival del 3 marzo, tra parate, danze del drago e fuochi d’artificio. Finisce qui il nostro viaggio alla scoperta della Cina newyorkese, tra storie di immigrazione, templi profumati d’incenso e strade dove passato e presente convivono ogni giorno. Chinatown continua a sorprendere, offrendo a chi la visita un assaggio autentico di una cultura millenaria nel cuore di Manhattan. Grazie per essere arrivati fin qui: la nostra rubrica tornerà il prossimo mese, pronta a raccontarvi nuovi sapori e colori del melting pot newyorkese.

Immagine di Marta Galfetti

Marta Galfetti

Laureata in Psicologia della Comunicazione presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Si occupa di comunicazione attraverso progetti online e gestisce la pagina Instagram @Nyc_Pics_and_Tips. Vive a New York dal 2010 dove ogni giorno ricerca nuovi stimoli e scoperte.

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