La storia poco conosciuta dell’italoamericano che disegnò il logo della NASA

Un artista nato nell’Ohio, ma con radici di Colobraro, paese lucano tra Matera e Avellino, trasformò nel 1959 il sogno americano in un simbolo universale: la “meatball” che ancora oggi racconta l’epopea della NASA

Chi avrebbe mai detto che dietro l’iconico logo della NASA, l’agenzia che ha lanciato l’America verso la luna, si nascondesse l’ingegno di un uomo con un legame inaspettato con l’Italia? Da “meatball” (polpetta), affettuoso soprannome datogli dai dipendenti dell’agenzia, a icona pop planetaria, il logo della NASA incarna ancora oggi l’essenza del sogno americano, ravvivando l’emozione dell’allunaggio del 20 luglio 1969. Ma facciamo un passo indietro!

Era il 20 novembre del 1849 quando, a Colobraro, in provincia di Matera, Lucia Di Marco, moglie di Nicola Modarelli, partorì il loro figlio, Domenico.

Come molti altri nati in quegli anni, anche Domenico emigrò negli Stati Uniti. Si stabilì in Ohio, dove risiedeva la più grande comunità di colobraresi all’estero. Il giorno della vigilia di Natale, il 24 dicembre del 1879, sposò Maria Concetta Agnone, una giovane donna originaria di Quadrelle (Avellino) e con lei visse a Girard nella contea di Trumbull, in Ohio. Nel maggio del 1886 nacque James Joseph Modarelli e quest’ultimo, convolando a nozze con Clarice Ragaini, assicurò la discendenza Modarelli in America con la nascita del piccolo James “Jim” Joseph Modarelli Jr. a Youngstown, il 25 ottobre del 1915.

Jim coltivò il suo talento artistico all’Institute of Art a Cleveland, muovendo i primi passi come illustratore tecnico. Lavorò come graphic designer presso il centro di ricerca Lewis e, quando l’agenzia federale aeronautica (NACA – National Advisory Committee for Aeronautics) venne smembrata per far posto a un’agenzia aerospaziale nazionale (National Aeronautical and Space Agency), Jim Modarelli venne chiamato per celebrare questa transizione creando il sigillo ufficiale della nascente NASA, un’immagine del suo genio che avrebbe viaggiato ben oltre i confini terrestri. Era il 1959, dieci anni prima della storica missione dell’Apollo 11.

Ispirandosi al modello di un aereo supersonico e giocando col blu, bianco e rosso della bandiera americana, Jim disegnò delle ali rosse stilizzate a forma di “V” su un pianeta blu costellato di stelle, al cui centro orbita un’ellisse, un richiamo ai viaggi spaziali tra le 4 lettere bianche della NASA. Il logo “The meatball” (la polpetta) di Jim Modarelli ha viaggiato sulle tute spaziali degli astronauti, ha solcato l’ignoto marchiando le navicelle lanciate in orbita durante le missioni scientifiche, ha trovato dimora tra le stelle vegliando sulla Stazione Spaziale Internazionale ed è immortalata nella foto leggendaria di Neil Armstrong, quando mise piede per la prima volta sulla polverosa superficie lunare.

Ancora oggi quel logo, che ha simboleggiato un’era di cambiamento per l’America e incarnato la corsa allo spazio, rivive nella cultura di massa, stampato su tazze e magliette di chi si riconosce in un ideale di innovazione e grandezza delle imprese umane. Il sito ufficiale della NASA  annovera Jim Modarelli come “il creatore del primo programma di mostre della NASA, gettando le basi per la divulgazione dell’agenzia e ispirando una generazione attraverso l’impegno comunitario”.

La storia di Jim Modarelli e della “meatball” è un capitolo affascinante del sogno americano, un sogno che per molti, come suo nonno Domenico Modarelli e gli altri colobraresi, significava lasciare la propria terra per l’ignoto. È un promemoria di come la creatività possa farsi strada da luoghi inaspettati e un’ispirazione per continuare a spingere i confini dell’esplorazione, portando con sé la forza delle proprie origini.

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