Eric Adams si è ritirato dalla corsa a sindaco: storia di una parabola politica

Aveva promesso di rappresentare i più esclusi, ma è finito travolto da inchieste, alleanze scomode e sondaggi disastrosi

Domenica Eric Adams, sindaco di New York dal gennaio 2022, ha annunciato con un videomessaggio il ritiro dalla campagna elettorale per un secondo mandato. La decisione arriva a poco più di un mese dalle elezioni del 4 novembre, dopo settimane di pressioni interne al Partito Democratico, che da tempo chiedeva le sue dimissioni. Adams, infatti, era stato escluso dalla corsa democratica e si era candidato come indipendente.

L’ex poliziotto, eletto nel 2021 come secondo sindaco nero della città dopo David Dinkins, aveva inizialmente impostato la sua leadership come rappresentante delle comunità più emarginate, esprimendo la volontà di governare in contrapposizione alle élite urbane. Negli ultimi anni, però, la sua amministrazione era stata indebolita da una lunga serie di indagini, nomine controverse e alleanze politiche inusuali.

L’episodio più rilevante sul piano giudiziario è sicuramente l’incriminazione federale di novembre 2024, che lo ha visto accusato di corruzione, frode e finanziamenti elettorali illeciti provenienti dall’estero, in particolare legati a uomini d’affari e funzionari turchi. L’indagine aveva documentato anche viaggi gratuiti o scontati offerti dalla compagnia Turkish Airlines, in cambio di presunti favori amministrativi legati, soprattutto, al rilascio di alcuni permessi per l’apertura di un’ambasciata turca a New York. Due mesi dopo, la Commissione per il finanziamento delle campagne di New York aveva negato alla sua candidatura l’accesso ai fondi pubblici, ritenendo che ci fossero state violazioni delle regole sul finanziamento.

L’avvicinamento di Eric Adams, eletto tra i democratici, all’amministrazione Trump ha poi assunto un ruolo centrale nella parabola politica del sindaco. Secondo ricostruzioni della stampa, Adams avrebbe garantito collaborazione soprattutto sulle politiche migratorie, in cambio di sostegno nelle sue vicende legali. Nell’aprile 2025, dopo qualche incontro tra Adams e Trump, il Dipartimento di Giustizia aveva infatti chiesto e ottenuto l’archiviazione del processo, una decisione accolta con molte critiche per il sospetto che fosse frutto di un accordo politico. Adams non ha nascosto il suo percorso di avvicinamento al presidente Trump, isolandosi dal suo partito. Questa percezione di scambio politico è stata indicata come una delle ragioni principali del crollo di consenso nei suoi confronti, anche tra gli elettori che in passato avevano sostenuto la sua candidatura.

Sul piano elettorale, le difficoltà erano evidenti da mesi. Nei sondaggi Adams si posizionava quarto, dietro al deputato democratico Zohran Mamdani, all’ex governatore Andrew Cuomo e al repubblicano Curtis Sliwa. Alla debolezza nei numeri si aggiungevano le difficoltà finanziarie: senza fondi pubblici e con una raccolta privata limitata, la sua campagna non era mai riuscita a decollare.

La sua amministrazione aveva ottenuto alcuni risultati, come la riduzione dei reati dopo il picco post-pandemico e la riforma delle regole urbanistiche per favorire la costruzione di nuove abitazioni, il cosiddetto City of Yes. Tuttavia, questi traguardi erano stati oscurati da nomine discusse – tra cui quella del fratello Bernard ad alto funzionario della polizia cittadina – e da indagini su collaboratori vicini, alcuni dei quali coinvolti in procedimenti per corruzione o molestie.

Il ritiro di Adams non dovrebbe cambiare moltissimo le proiezioni di queste elezioni, che vedono il giovane democratico Mamdani in testa ai sondaggi. È probabile che gli elettori di Adams si smisteranno tra Cuomo e Silwa, ma potrebbe non bastare per levare la città di New York dalle mani dei democratici.

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