È stato fermato all’aeroporto di Batumi, in Georgia, mentre tentava di entrare nel paese con un passaporto regolare. Simon Leviev, il 35enne israeliano conosciuto come il “truffatore di Tinder”, è stato arrestato su mandato dell’Interpol, come ha confermato il ministero dell’Interno georgiano. L’uomo era già noto da anni alle autorità di diversi paesi per reati legati a frodi e false identità, ed era stato condannato in passato sia in Finlandia che in Grecia. La sua vicenda è diventata di dominio pubblico nel 2022 grazie a un documentario di Netflix che ha raccontato la portata internazionale delle sue truffe.
Leviev, il cui vero nome è Shimon Yehuda Hayut, ha costruito la sua notorietà criminale tra il 2017 e il 2019. Secondo le ricostruzioni, riusciva a instaurare rapporti sentimentali con donne conosciute su Tinder e a convincerle a prestargli ingenti somme di denaro, facendo leva su storie inventate di persecuzioni e pericoli. In alcuni casi arrivava a mandare immagini di ferite inscenate per sembrare sotto minaccia. Le perdite complessive stimate ammontano a circa 10 milioni di dollari, gran parte dei quali sottratti a donne scandinave.
Il suo caso è stato portato all’attenzione internazionale da un’inchiesta giornalistica partita in Israele e sviluppata dal tabloid norvegese Verdens Gang, che ha seguito i racconti delle prime vittime. Lì emerse come Hayut avesse già una lunga storia di raggiri, iniziata almeno dal 2011, quando venne indagato in patria per truffe legate ad assegni falsi. Le autorità finlandesi lo avevano arrestato nel 2015, mentre in Grecia fu fermato nel 2019 con documenti falsi. Rimpatriato in Israele, era riuscito a evitare la detenzione definitiva anche per via delle restrizioni legate alla pandemia.
Il documentario di Netflix, The Tinder Swindler, ha dato visibilità al fenomeno delle truffe romantiche online, un genere di crimine in forte crescita con l’aumento delle piattaforme di incontri. La tecnica del “catfishing”, ossia il fingersi una persona diversa e inscenare una vita di lusso, è stata la chiave del suo metodo. Una sorta di innovativo schema Ponzi, una catena di truffe in cui le vittime non ricevevano alcun ritorno economico, neppure apparente. L’impatto del film è stato notevole: cinque nomination agli Emmy e l’avvio di un dibattito pubblico sulla vulnerabilità degli utenti delle app di dating.
Paradossalmente, dopo l’uscita del documentario, Leviev aveva cercato di trasformare la sua fama negativa in opportunità. Si era accordato con un’agenzia di Los Angeles per sviluppare progetti legati al mondo dell’intrattenimento, tentando di capitalizzare la sua immagine. Un percorso interrotto ora dal nuovo arresto in Georgia.