Jannik Sinner ha vinto sull’erba di Wimbledon. Mai prima d’ora un italiano aveva sollevato il trofeo nel torneo più prestigioso del circuito, e per farlo Sinner ha dovuto battere il tennista che meglio incarna oggi il gioco moderno su erba: Carlos Alcaraz. Lo ha fatto in quattro set, dopo aver perso il primo e ribaltando l’inerzia della finale con una prestazione tatticamente lucida e atleticamente dominante. È una vittoria che entra nella storia, perché arriva contro un avversario che da due anni sembrava imprendibile su questi campi.
Wimbledon è il più antico torneo di tennis al mondo: la sua prima edizione si è giocata nel 1877, e da allora rappresenta per molti l’essenza stessa di questo sport, anche per l’immaginario che lo circonda – l’erba perfettamente tagliata, il bianco obbligatorio dell’abbigliamento, le tribune silenziose. In quasi un secolo e mezzo di storia solo un italiano, Matteo Berrettini, era riuscito a raggiungere la finale maschile. La vittoria di Sinner spezza un tabù, ma arriva anche in un momento in cui il tennis italiano vive un’epoca di grande popolarità e risultati, come dimostrano anche le recenti finali femminili di Jasmine Paolini a Parigi e Londra.
La partita ha confermato la crescita tattica di Sinner, che ha saputo adattare il suo gioco alle caratteristiche dell’erba, storicamente poco favorevole ai fondocampisti. Al contrario di quanto accade sulla terra battuta o sul cemento, l’erba premia colpi rapidi, discese a rete e variazioni improvvise: caratteristiche che Sinner ha saputo interpretare con maturità, aggiungendo al suo gioco lineare e potente nuove soluzioni, come gli attacchi a rete e una gestione del ritmo più fluida. Non è un caso che la svolta della partita sia arrivata proprio quando ha iniziato a variare maggiormente, togliendo tempo ad Alcaraz.
Il confronto tra Sinner e Alcaraz è ormai diventato la principale rivalità del tennis contemporaneo. I due si sono affrontati tredici volte nei tornei del circuito maggiore, e da gennaio 2024 si sono divisi tutti i titoli del Grande Slam: quattro per Sinner, tre per Alcaraz. Nonostante lo spagnolo abbia ancora un vantaggio nel computo totale degli scontri diretti, Sinner ha mostrato a Londra di aver colmato il gap mentale e strategico che aveva permesso ad Alcaraz di vincere le ultime cinque sfide consecutive. Il contesto di Wimbledon, inoltre, ha reso il confronto ancora più significativo: Alcaraz era campione in carica da due anni e aveva vinto 24 partite di fila su questi campi.
Oltre al significato statistico, la vittoria di Sinner contribuisce a ridefinire l’identità del tennis italiano, spesso raccontato come brillante ma incostante. La sua ascesa – iniziata già da giovanissimo e consolidata con i titoli agli Australian Open e allo US Open – porta con sé un’idea di continuità, rigore e intelligenza sportiva che negli ultimi decenni era mancata. Ora che è saldamente al numero uno del mondo e ha battuto il suo rivale più forte sul palcoscenico più importante, Sinner si conferma non solo come il miglior tennista italiano di sempre, ma come una figura centrale del tennis mondiale di questa epoca.