Nella mattinata di martedì, la governatrice dello Stato di New York, Kathy Hochul, ha incontrato rappresentanti della Nazione Seneca per formulare delle scuse ufficiali dopo le violenze e gli abusi sistematici subiti dai bambini nativi americani nella Thomas Indian School, una scuola residenziale statale che operò per più di un secolo, dal 1855 al 1957. La cerimonia si è svolta nel territorio della Cattaraugus Territory, nell’area occidentale dello Stato, su un terreno che un tempo ospitava l’istituto e che oggi è stato riconvertito in sede delle istituzioni tribali locali. I Seneca sono una delle sei nazioni che compongono la Confederazione irochese (Haudenosaunee) e rappresentano la più numerosa comunità nativa nello Stato di New York.
Alla cerimonia hanno partecipato anche alcuni ex alunni della scuola, oggi anziani, che nel corso degli anni hanno raccontato di essere stati separati dalle famiglie, costretti ad abbandonare la propria lingua e cultura, sottoposti a lavori forzati e, in numerosi casi, a gravi abusi fisici e sessuali.
La Thomas Indian School venne fondata da missionari presbiteriani in seguito a un’epidemia di tifo che lasciò orfani molti bambini nativi. Sebbene concepita come una struttura privata, la Thomas Indian School ricevette sin da subito finanziamenti pubblici e fu poi gestita direttamente dallo Stato a partire dal 1875. Diversamente dalle scuole residenziali federali istituite per assimilare i bambini nativi americani, questa rappresenta un esempio diretto della responsabilità dello Stato di New York in un sistema educativo che ha cercato di cancellare l’identità culturale dei popoli indigeni.
Durante la cerimonia, la governatrice ha riconosciuto che il sistema messo in atto rappresentò una forma di violenza istituzionale autorizzata e che le responsabilità dello Stato sono evidenti: «Invece di essere un rifugio per bambini orfani, divenne un luogo da incubo, che alcuni chiamerebbero una camera di tortura». Ha definito le scuse un passo necessario, anche se tardivo, verso un possibile percorso di ricostruzione del rapporto con la Nazione Seneca. Le autorità tribali hanno interpretato l’intervento come un gesto inaspettato, che ha finalmente riconosciuto una verità rimasta a lungo ai margini del dibattito pubblico.
«A nome dello Stato di New York, chiedo scusa alla Nazione Seneca e a tutti i sopravvissuti e discendenti delle nazioni native che hanno frequentato la Thomas Indian School».
Kathy Hochul
Alcuni membri della comunità, sebbene favorevoli all’incontro, hanno espresso scetticismo rispetto al valore riparativo delle scuse. Diversi sopravvissuti alla scuola hanno sottolineato come il dolore causato non abbia ancora trovato spazio per una vera elaborazione, e come la mancanza di un riconoscimento per decenni abbia aggravato le ferite. Anche tra le generazioni successive sono stati riscontrati effetti profondi, come depressione, dipendenze e fratture familiari.
La Thomas Indian School fu al centro anche di uno scandalo nel 1892, quando vennero rese pubbliche accuse di abusi sessuali e cattiva gestione da parte del sovrintendente dell’epoca. Il funzionario riuscì a evitare ogni conseguenza penale dopo essere stato dichiarato infermo di mente da un tribunale. Secondo ricostruzioni storiche, il regime scolastico prevedeva la soppressione delle abitudini culturali dei bambini attraverso lavori forzati e punizioni per l’uso della lingua nativa.
A prescindere da tutto, i rapporti tra lo Stato di New York e la Nazione Seneca restano particolarmente complessi. Ultimamente, lo Stato ha congelato i conti della Nazione per ottenere un pagamento di oltre mezzo miliardo di dollari generato dai proventi dei casinò tribali, utilizzando poi parte della somma per finanziare la costruzione del nuovo stadio dei Buffalo Bills. La Nazione Seneca ha sempre contestato l’obbligo di versamento, nonostante la sentenza del tribunale federale che ha dato ragione allo Stato di New York.