Massimo Moratti, presidente dell’Inter del Triplete, resta un punto di riferimento imprescindibile per il popolo nerazzurro. In questa intervista esclusiva, commenta l’impresa europea dell’Inter contro il Barcellona, si proietta alla Finale di Monaco, riflette sui ricordi del 2010 e racconta il suo legame personale con New York, dove il tifo per i colori nerazzurri continua a crescere, come la passione, in generale, per il calcio.
– This interview is available in English on our sport website, Soccer Made In Italy.
Le chiedo innanzitutto l’emozione provata ieri: Inter-Barcellona è stata una partita clamorosa.
«Sì, sono state due partite meravigliose, sia all’andata che al ritorno. Quella di Barcellona era già stata splendida, sembrava irripetibile. E invece il calcio è straordinario proprio perché ti sorprende sempre: ieri queste due squadre ci hanno regalato un’altra gara incredibile».
Molti, anche oltreoceano, la considerano ancora oggi una figura di riferimento per l’Inter. Lei è il presidente del Triplete e, dunque, dell’ultima Champions vinta. Mi diceva anche di avere un legame speciale con New York.
«È un legame davvero “di famiglia”: ho una figlia che vive a New York, una città che amo molto e che mi fa sempre piacere visitare».
Ha notato una crescita della passione per il calcio tra gli americani, oltre che tra gli italiani a New York? Ora negli Stati Uniti sono previsti anche eventi importanti legati al calcio. (Mondiale per Club e Campionato del Mondo)
«Negli ultimi anni la passione per il calcio negli Stati Uniti è cresciuta tantissimo. A New York, per esempio, c’è uno degli Inter Club più importanti del mondo. È una città multietnica che rappresenta molte nazionalità, non solo quella italiana, e trovo bellissimo vedere per strada tante persone indossare con orgoglio le maglie delle loro squadre, camminando con fierezza per le vie della città».
Tornando all’impresa dell’Inter in Champions League: pensa che questa squadra possa, come la sua, alzare la coppa?
«Lo spero. Quando si arriva in Finale, c’è sempre da “tirare la moneta”, è sempre una questione di episodi e di dettagli, ma l’Inter se la meriterebbe davvero. Ha superato un girone complicato in modo eroico. E questo è lo spirito della Coppa dei Campioni: non è mai un cammino semplice. C’è sempre un momento difficile da affrontare e superare, e l’Inter lo ha fatto in modo eccellente».
Questa semifinale contro il Barcellona ha fatto rivivere un “corso e ricorso” storico rispetto alla semifinale del 2010. Ora la Finale sarà a Monaco, e nel 2010 vinceste in Finale contro il Bayern Monaco. Legge dei segnali che facciano ben sperare, anche in ottica scaramantica?
«Sì, in questo momento c’è sicuramente ottimismo, ma il calcio, come ha dimostrato il Barcellona ieri, insegna che non bisogna mai abbassare la guardia. Fino all’ultimo secondo bisogna rimanere lucidi, proprio come ha fatto ieri l’Inter. Sarà fondamentale mantenere questa concentrazione anche nella Finale».
C’è un giocatore – o più di uno – dell’Inter attuale che le ricorda un calciatore del 2010 per carisma o impatto in campo?
«Non voglio fare paragoni che possano sminuire né i giocatori di oggi né quelli del passato, anche perché è sempre difficile confrontare epoche diverse. Detto questo, c’è un giocatore che secondo me è stato il vero protagonista di questa semifinale: Acerbi. Ha segnato il gol del pareggio all’ultimo secondo, un gesto decisivo. Trovo che rappresenti in maniera bellissima l’Inter attuale».
Massimo Moratti: «Questa Inter merita la Champions. Acerbi simbolo della squadra»
L’ex presidente nerazzurro, protagonista dell’era del Triplete, commenta la semifinale contro il Barcellona e la speranza di rivedere l’Inter sul tetto d’Europa, e racconta il suo legame “familiare” con New York
Massimo Moratti, presidente dell’Inter del Triplete, resta un punto di riferimento imprescindibile per il popolo nerazzurro. In questa intervista esclusiva, commenta l’impresa europea dell’Inter contro il Barcellona, si proietta alla Finale di Monaco, riflette sui ricordi del 2010 e racconta il suo legame personale con New York, dove il tifo per i colori nerazzurri continua a crescere, come la passione, in generale, per il calcio.
– This interview is available in English on our sport website, Soccer Made In Italy.
Le chiedo innanzitutto l’emozione provata ieri: Inter-Barcellona è stata una partita clamorosa.
«Sì, sono state due partite meravigliose, sia all’andata che al ritorno. Quella di Barcellona era già stata splendida, sembrava irripetibile. E invece il calcio è straordinario proprio perché ti sorprende sempre: ieri queste due squadre ci hanno regalato un’altra gara incredibile».
Molti, anche oltreoceano, la considerano ancora oggi una figura di riferimento per l’Inter. Lei è il presidente del Triplete e, dunque, dell’ultima Champions vinta. Mi diceva anche di avere un legame speciale con New York.
«È un legame davvero “di famiglia”: ho una figlia che vive a New York, una città che amo molto e che mi fa sempre piacere visitare».
Ha notato una crescita della passione per il calcio tra gli americani, oltre che tra gli italiani a New York? Ora negli Stati Uniti sono previsti anche eventi importanti legati al calcio. (Mondiale per Club e Campionato del Mondo)
«Negli ultimi anni la passione per il calcio negli Stati Uniti è cresciuta tantissimo. A New York, per esempio, c’è uno degli Inter Club più importanti del mondo. È una città multietnica che rappresenta molte nazionalità, non solo quella italiana, e trovo bellissimo vedere per strada tante persone indossare con orgoglio le maglie delle loro squadre, camminando con fierezza per le vie della città».
Tornando all’impresa dell’Inter in Champions League: pensa che questa squadra possa, come la sua, alzare la coppa?
«Lo spero. Quando si arriva in Finale, c’è sempre da “tirare la moneta”, è sempre una questione di episodi e di dettagli, ma l’Inter se la meriterebbe davvero. Ha superato un girone complicato in modo eroico. E questo è lo spirito della Coppa dei Campioni: non è mai un cammino semplice. C’è sempre un momento difficile da affrontare e superare, e l’Inter lo ha fatto in modo eccellente».
Questa semifinale contro il Barcellona ha fatto rivivere un “corso e ricorso” storico rispetto alla semifinale del 2010. Ora la Finale sarà a Monaco, e nel 2010 vinceste in Finale contro il Bayern Monaco. Legge dei segnali che facciano ben sperare, anche in ottica scaramantica?
«Sì, in questo momento c’è sicuramente ottimismo, ma il calcio, come ha dimostrato il Barcellona ieri, insegna che non bisogna mai abbassare la guardia. Fino all’ultimo secondo bisogna rimanere lucidi, proprio come ha fatto ieri l’Inter. Sarà fondamentale mantenere questa concentrazione anche nella Finale».
C’è un giocatore – o più di uno – dell’Inter attuale che le ricorda un calciatore del 2010 per carisma o impatto in campo?
«Non voglio fare paragoni che possano sminuire né i giocatori di oggi né quelli del passato, anche perché è sempre difficile confrontare epoche diverse. Detto questo, c’è un giocatore che secondo me è stato il vero protagonista di questa semifinale: Acerbi. Ha segnato il gol del pareggio all’ultimo secondo, un gesto decisivo. Trovo che rappresenti in maniera bellissima l’Inter attuale».
Guglielmo Timpano
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