Tutti pazzi per il Giappone

La Giappone-mania, frutto della diffusione virale di letteratura e fattori culturali iconici, e della riapertura al turismo di massa post pandemia, ha contagiato negli ultimi anni i viaggiatori di tutto il mondo. Ogni giorno ci arrivano immagini di ciliegi in fiore, kimoni preziosi di geishe non sempre entusiaste e neon colorati delle insegne dei quartieri più alla moda di Tokyo che non lasciano il minimo dubbio: il Giappone è il place to be! Io in Giappone ci sono stata nella primavera dell’ormai lontano 2014 e, oltre alle temperature meno ottimistiche di quelle sperate, ricordo la sensazione di una realtà talmente spiazzante da risultare, per assurdo, rassicurante e accogliente. Il Giappone piace perché funziona. I treni spaccano il secondo, i servizi sono efficienti, la pulizia regna sovrana. Il Giappone piace perché sa bilanciare esotismo e comfort, avventura e relax. Il Giappone piace anche perché lo conosciamo un po’ già anche prima di andarci per davvero. 

Ma quanto Giappone c’è tra le strade di New York? L’impatto di questa cultura potrebbe essere facilmente calcolabile osservando la quantità di ristoranti tipici che continuano ad aprire in città. Ma limitarsi a parlare di cibo sarebbe un errore. La migrazione giapponese a New York ha una storia interessante, seppur meno imponente rispetto a quella di Los Angeles o San Francisco. I primi immigrati giapponesi arrivarono negli Stati Uniti alla fine dell’Ottocento, ma fu solo tra gli anni ’20 e ’30 del Novecento che iniziarono a svilupparsi le prime attività commerciali a New York. La Seconda guerra mondiale e l’attacco a Pearl Harbor segnarono un brusco arresto all’immigrazione, con pesanti restrizioni e sorveglianza sulla comunità nipponica (per approfondire consiglio il romanzo di Jamie Ford “Il gusto proibito dello zenzero”). La ripresa arrivò quindi nel dopoguerra, quando studenti, diplomatici e uomini d’affari giapponesi tornarono a popolare la città, spinti dai nuovi rapporti economici tra i due paesi. Oggi la comunità giapponese è ben integrata, con circa 20.000-30.000 residenti concentrati in quartieri come Midtown East, East Village e alcune aree di Brooklyn. E proprio da qui dobbiamo partire se vogliamo esplorare il Giappone a New York.

Nel cuore di Manhattan, a pochi passi dalle Nazioni Unite, la Japan Society rappresenta da oltre un secolo un ponte culturale tra Giappone e Stati Uniti. Fondata nel 1907, questa prestigiosa istituzione ha promosso scambi internazionali attraverso l’arte, la cultura, il business e l’educazione, ispirandosi al concetto giapponese di kizuna, la creazione di legami profondi tra le persone. La sua sede, un capolavoro architettonico firmato Junzo Yoshimura e inaugurato nel 1971, ospita un teatro, una galleria d’arte, un centro linguistico e una biblioteca, il tutto immerso in un’elegante cornice di giardini zen. Questa istituzione rappresenta un importante punto di riferimento per la comunità giapponese a New York, fortemente legata alle proprie radici, ma anche per chi desidera esplorare le molteplici sfaccettature di questa cultura. Il costo di 15$ del biglietto di ingresso vale bene l’inizio di questo viaggio in Giappone senza lasciare New York! 

Se a questo punto iniziamo a percepire un certo appetito, simbolico ma neanche tanto, per la cultura giapponese, potrebbe esser il momento giusto per scegliere uno tra i tanti ristoranti tipici. In Giappone, anche la ristorazione rispecchia una certa rigidità – permettetemi di dirlo – nella struttura del pensiero. È consuetudine, infatti, che ogni locale si specializzi in un unico piatto, seppur declinato in diverse varianti. Così, si trovano ristoranti dedicati esclusivamente a okonomiyaki, ramen, yakitori e così via, senza dimenticare, naturalmente, quelli specializzati in sushi. In particolare, tra questi ultimi, sta prendendo sempre più piede anche a New York la formula dell’omakase: un’esperienza culinaria basata sulla fiducia totale nello chef. Il termine si traduce letteralmente “mi affido a te” e rappresenta un rituale gastronomico in cui lo chef prepara una sequenza di piatti selezionati in base alla stagionalità degli ingredienti e alla creatività del momento. Dallo storico Sushi Yasuda ai più accessibili Sushi W e Omakase 33, New York offre esperienze di questo tipo per tutte le tasche. Sulla ristorazione giapponese potremmo parlare per ore, un’intera zona dell’East Village intorno alla decima strada tra prima e seconda avenue si è guadagnata l’appellativo di Little Tokyo proprio per la concentrazione di esperienze autentiche! Gli appassionati di sakè non potranno rinunciare a un dopocena all’esclusivo Hard to Explain: qui sembra davvero di essere a Tokyo! 

Andando oltre i ristoranti e in perfetto tempismo con l’arrivo della primavera, parlando di Giappone non possiamo non parlare dell’arte dell’hanami, che in giapponese significa letteralmente “guardare i fiori”. Questa tradizione millenaria, celebrata all’inizio della primavera, consiste nel riunirsi sotto gli alberi di sakura (ciliegio) per ammirarne la bellezza effimera e contemplare il passaggio del tempo. L’hanami è un’occasione di festa che prevede picnic all’aria aperta, sakè a fiumi e momenti di convivialità tra amici e familiari. Più di una semplice usanza, incarna la filosofia giapponese della consapevolezza della transitorietà delle cose e la capacità di apprezzarne la fugace bellezza. A New York esistono svariate mappe che consentono di rintracciare i ciliegi e app per i cellulari che ne indicano lo stato di fioritura per non perdersi il momento del picco massimo. Il fatto che questo possa essere in totale contrasto con la filosofia all’origine di questa pratica non sembra preoccupare nessuno… Quindi dove si trovano i ciliegi di New York? I posti più belli dove ammirarli sono Central Park, Roosevelt Island, il lungofiume di Long Island City e il giardino botanico di Brooklyn dove ogni anno si organizzano eventi speciali proprio in occasione della fioritura! Al di là dell’evidente impoverimento della pratica in sé generato dai social media, la fioritura dei ciliegi resta un inevitabile segnale che intorno ad aprile la primavera sia, effettivamente e finalmente, anche a New York, alle porte! 

Se contemplare i ciliegi sì, ma meglio farlo senza troppa gente intorno, allora l’appuntamento è al Rainey Park nel Queens. Il parco al momento è purtroppo chiuso per lavori di ristrutturazione ma sulle tracce del Giappone a New York vale comunque la pena spingersi fin qui per scoprire una vera e propria chicca che dalle fioriture ci catapulta nel mondo dell’arte: il Noguchi Museum. Situato a Long Island City nel Queens, il Noguchi Museum è un autentico angolo di cultura giapponese nel cuore di New York. Fondato nel 1985 dall’artista nippo-americano Isamu Noguchi, il museo ospita la più vasta collezione al mondo delle sue opere, tra cui sculture, disegni e pezzi di design. Noguchi progettò personalmente questo spazio, trasformando un’ex fabbrica in un ambiente che riflette l’estetica giapponese, con un giardino di sculture che incorpora elementi tradizionali come acqua, ponti e vegetazione, creando un’oasi di contemplazione e armonia. Il museo non solo celebra l’eredità artistica di Noguchi, ma funge anche da ponte culturale, offrendo ai visitatori un’esperienza immersiva nella filosofia e nell’arte giapponese.​ Altre impronte artistiche giapponesi si incontrano an New York nelle numerose installazioni dedicate a Yayoi Kusama: la galleria Davis Zwirner di Chelsea ha ospitato recentemente una bellissima mostra dedicata a questa artista famosa in tutto il mondo e la partnership con il colosso della moda Louis Vuitton ne ha sancito la consacrazione anche nel mondo del luxury, trasformando le sue iconiche zucche e pois in oggetti di culto pop e amplificando ulteriormente il legame tra arte giapponese e cultura globale. Anche il New York Botanical Garden (NYBG) ha ospitato, nel 2021, una mostra dedicata a Yayoi Kusama intitolata “KUSAMA: Cosmic Nature” presentando una vasta gamma di opere dell’artista giapponese, tra cui sculture monumentali, installazioni immersive e una nuova Infinity Mirrored Room. Un nuovo contributo giapponese nel mondo dell’arte è atteso infine con la riapertura del New Museum nel Lower East Side, prevista per il prossimo autunno (2025). Il progetto architettonico di estensione del museo è stato infatti affidato studio di architettura OMA, sotto la guida dell’architetto Shohei Shigematsu particolarmente stimato in Giappone. 

Altri luoghi giapponesi a New York non sarebbero difficili da elencare, a partire da Kinokunyia, la libreria di manga che si affaccia su Bryant Park, ma dovremo qui limitarci a sceglierne alcuni. Un’ultima tappa di questo viaggio è però imprescindibile: stiamo parlando del Japan Village a Industry City nel quartiere di Sunset Park a Brooklyn. Inaugurato nel novembre 2018, questo spazio di quasi duemila metri quadrati offre un’autentica immersione nella cultura giapponese attraverso una varietà di ristoranti, negozi e spazi condivisi. Non solo ristoranti classici ma anche street food, un supermercato, negozi che vendono artigianato giapponese, prodotti di bellezza e altri articoli tradizionali e spazi per eventi culturali e sociali. L’homepage del sito web recita a caratteri cubitali “Visit Japan without leaving NYC” e proprio qui mi piacerebbe lasciarvi a esplorare la sinergia tra Giappone e New York. Un po’ perché gli ex capannoni industriali di Industry City sono il luogo ideale dove perdersi, un po’ perché qui, chiudendo gli occhi, ci si sente davvero in Giappone! 

Cosa ne pensate di questa prima tappa del nostro “Giro del Mondo a New York”? Il nostro progetto è un invito a guardare la città con occhi nuovi, alla scoperta delle tante culture che la abitano e la rendono unica. Questo breve viaggio nel Giappone newyorkese spero vi abbia fatto venire voglia di esplorare la città con occhi diversi. Quale sarà la prossima destinazione? Si accettano consigli!

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Marta Galfetti

Laureata in Psicologia della Comunicazione presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Si occupa di comunicazione attraverso progetti online e gestisce la pagina Instagram @Nyc_Pics_and_Tips. Vive a New York dal 2010 dove ogni giorno ricerca nuovi stimoli e scoperte.

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