Mentre New York si confronta con l’amministrazione Trump sul congestion pricing, il programma di pedaggi urbani che rischia di essere cancellato, cresce la preoccupazione per il futuro del sistema di trasporto pubblico della città. Il piano quinquennale da 68 miliardi di dollari presentato dall’MTA, l’Autorità Metropolitana dei Trasporti, rischia infatti di restare incompiuto a causa dell’incertezza dei finanziamenti federali.
Il progetto, previsto dal 2025 al 2029, prevede interventi fondamentali per rinnovare metropolitane, autobus e ferrovie, inclusa la sostituzione di migliaia di vagoni obsoleti e il miglioramento dei segnali di sicurezza risalenti agli anni della Grande Depressione. Ad oggi, tuttavia, solo metà delle risorse necessarie è stata individuata, e l’MTA attende ancora i 14 miliardi di dollari richiesti al governo federale, cifra ritenuta già «molto ottimistica» dagli esperti.
La tensione politica complica ulteriormente lo scenario. Recentemente, Sean Duffy, segretario ai Trasporti del governo Trump, ha minacciato di ritirare una parte imprecisata dei fondi federali destinati ai trasporti di New York, ufficialmente per la mancata consegna di dati sulla sicurezza nelle metropolitane. Tuttavia, per molti osservatori si tratta di una mossa collegata alla polemica sul congestion pricing, che da gennaio prevede un pedaggio di 9 dollari per le auto che entrano a Manhattan nelle ore di punta.
Carl Heastie, presidente dell’Assemblea dello Stato di New York, ha assicurato che il piano di bilancio sarà completamente finanziato, ma ha ammesso che i legislatori «non hanno ancora un piano solido» per colmare il deficit, stimato intorno ai 35 miliardi. Una cifra che, secondo una valutazione indipendente del controllore dello Stato, potrebbe addirittura salire fino a 90 miliardi di dollari per coprire tutti gli interventi necessari.
Il capo dell’MTA, Janno Lieber, ha espresso preoccupazione per il futuro immediato del sistema, avvertendo del rischio concreto di una nuova «Estate d’Inferno», un riferimento ai disagi gravissimi del 2017, quando incendi sui binari, blackout e continui ritardi causarono proteste da parte dei cittadini. «Dobbiamo investire nel sistema per proteggere i pendolari», ha spiegato Lieber, aggiungendo che i vecchi vagoni «si rompono molto più spesso, dopo meno di 50.000 miglia di percorrenza».
Tra le ipotesi per reperire i fondi mancanti, oltre all’eventuale aumento delle tariffe dei biglietti e dei pedaggi di ponti e tunnel, si considera anche la possibilità di aumentare alcune imposte regionali, come la tassa sulle compravendite immobiliari di alto valore e la tassa sulla mobilità a carico delle aziende. Andrew Rein, presidente della Citizens Budget Commission, ha definito queste opzioni «non facili», sottolineando però che «rimandare gli interventi costerà molto di più a lungo termine».
In risposta alle critiche federali sulla gestione inefficiente dell’MTA, la deputata repubblicana Nicole Malliotakis ha dichiarato che «nessuna somma di denaro risolverà i problemi finanziari della città finché la governatrice Hochul non affronterà le cause principali: sprechi, cattiva gestione e inefficienze strutturali». Una posizione che rende ancor più difficile trovare un punto di incontro tra Washington e Albany prima della scadenza del nuovo bilancio fissata per il prossimo 1° aprile.