Decisi di lasciare il Medio Oriente quando un missile esplose sotto le finestre dell’albergo di Gaza dove dormivo. Mi svegliai con tutta la vetrata in frantumi e, in quel momento, pensai di aver esaurito il bonus che mi aveva concesso il Padreterno.
Cronache da un inviato di guerra d’eccezione come Claudio Pagliara, capo corrispondente RAI da New York, che qualche giorno fa ha incontrato gli studenti della High School della Scuola d’Italia “Guglielmo Marconi” per parlare del mestiere di giornalista.
L’incontro con il giornalista e saggista romano, direttore in pectore dell’Istituto Italiano di Cultura di New York, fa parte del ciclo di seminari “Orientation Pathway” organizzato dalla Scuola d’Italia, in cui personalità di successo provenienti da diversi ambiti professionali si raccontano agli studenti che presto dovranno scegliere il loro percorso universitario.
In poco più di un’ora, Pagliara ha parlato con passione del proprio lavoro, cominciato quasi per caso dopo aver vinto una borsa di studio come giornalista per la carta stampata. “Era un altro mondo quando iniziai”, ha ricordato Pagliara. “Alla Gazzetta del Popolo, nel 1980, per ogni giornalista c’erano due tipografi che battevano a macchina i nostri pezzi scritti a penna. La tipografia era una vera e propria fabbrica, grande il doppio della redazione”.
Come deve essere un giornalista? “Innanzitutto, la curiosità è il tratto essenziale,” ha spiegato Pagliara. “Bisogna raccontare con umiltà ciò di cui si è testimoni. Poi c’è l’onestà intellettuale: essere rispettosi delle idee altrui e non avvicinarsi mai all’interlocutore con preconcetti. Fondamentale è avere un atteggiamento aperto, di ascolto e comprensione dell’altro. In qualche modo, il giornalista deve innamorarsi di ciò che è chiamato a raccontare, soprattutto se lontano e diverso da lui”.
Il giornalismo, ha poi sottolineato Pagliara, è soprattutto una professione di servizio, un concetto molto sentito in America. “In Italia, invece, non di rado il giornalista si mette davanti alla notizia, quando il focus dovrebbe essere la notizia stessa e il suo pubblico”.
Pagliara ha quindi raccontato come si svolge la vita quotidiana di un corrispondente dall’estero sempre a caccia di notizie che possano interessare il pubblico; ha illustrato ai ragazzi le differenze tra i percorsi formativi per diventare giornalisti in Italia e negli USA, e infine ha mostrato gli incipit di tre delle sue inchieste video più importanti realizzate per la RAI: il reportage nei tunnel segreti di Hamas, il servizio sulla Cina delle nuove Vie della Seta e, restando negli Stati Uniti, un’inchiesta sul mercato del fentanyl.
Incalzato dalle numerose domande degli studenti presenti, il giornalista è ritornato sulla capacità che si richiede al cronista di comprendere e di immedesimarsi, pur mantenendo un pensiero critico. “Di recente ho sentito amici palestinesi a Gaza, così come amici ebrei a Gerusalemme: è un privilegio che mi ha dato questo mestiere”.
“Siamo orgogliosi di aver ospitato Claudio Pagliara nella nostra scuola”, è il commento del Preside Michael Cascianelli e di Tiziana Palmisano, che hanno coordinato l’evento. “Con questo ciclo di incontri vogliamo puntare su un approccio formativo innovativo, che crei un ponte tra la formazione scolastica e il mondo delle professioni, aiutando così i ragazzi a sviluppare competenze trasversali utili per il loro futuro lavorativo”.