È un campionato più che mai avvincente quello che stiamo vivendo, fatto di strappi e cuciture, picchi e crolli, a tutte le latitudini.
Al vertice il pareggio tra Napoli e Inter del Maradona certifica un equilibrio instabile ma duraturo, ed è lo specchio fedele di una lotta che è caratterizzata tanto dalle giocate dei campioni quanto dagli scivoloni inaspettati di chi sembra aver preso il giro giusto.
Il gol di Dimarco nel primo tempo è poesia in movimento, una punizione magistrale con la palla che prende il giro giusto finendo sotto l’incrocio dei pali, ma l’Inter sul più bello perde giri del motore e finisce per lasciare sul piatto 2 punti che, in quanto scontro diretto, sarebbero valsi doppio. Difficile quantificare dove inizino i meriti di un Napoli mai domo, come il suo tecnico, e dove finiscano i demeriti di un’Inter lontana dall’avere quel killer instinct che deve caratterizzare una squadra tanto forte tecnicamente quando è in vantaggio.
Tra le due litiganti non gode neanche la terza, l’Atalanta, che pareggia 0-0 in casa contro il Venezia mancando un’occasione gigante per accorciare ulteriormente sulle due di testa. Per la Dea si tratta del secondo passo falso consecutivo in casa dopo lo 0-0 di due settimane fa contro il Cagliari: a conti fatti parliamo di 4 punti lasciati (o buttati?) per strada contro due squadre in lotta salvezza che non avrebbero dovuto impensierire la corazzata bergamasca. Considerando che ad oggi l’Atalanta è a 3 punti dall’Inter capolista e a 2 dal Napoli il calcolo è presto fatto: vincendo le ultime due in casa Gasperini & Co oggi sarebbero primi in solitaria. Roba da mangiarsi le mani, anche se a Bergamo sembrano più dediti ai litigi che ai rimpianti: forse le scorie del dissidio tra il tecnico e Lookman non sono state ancora smaltite dal gruppo e, a questo punto, chissà se lo saranno mai.
Il calendario dell’Atalanta da qui alle prossime 6 partite è difficilissimo, con in serie Juventus, Inter, Fiorentina, Lazio, Bologna e Milan: tutto è possibile, potrebbe essere gloria, e dunque un passo avanti verso la Storia, o potrebbe arrivare un crollo tale da minare anche le certezze acquisite fino adesso da una squadra che sa già che il suo condottiero vuole andare via al termine del contratto e forse anche prima.
A un certo punto, con l’Atalanta attardata su Napoli e Inter, sembrava che la corsa scudetto fosse diventata a due. Poi i passi falsi delle prime due hanno rimesso in gioco la Dea in quella che sembrava fosse diventata una corsa a tre. Oggi, classifica alla mano, la lotta scudetto è a tutti gli effetti una corsa a quattro perché la Juventus, pur in piena crisi di rigetto del progetto Motta (almeno così suggerivano le recenti eliminazioni in Champions e Coppa Italia), vincendo col Verona si è portata ad appena 6 punti dalla vetta. Lo scontro diretto dello Stadium con l’Atalanta di domenica prossima ci dirà se la Juve si è trovata lì per caso o se potrà davvero dire la sua fino alla fine in chiave lotta scudetto. “Fino alla fine” è il claim dei tifosi bianconeri, quello societario è, da sempre, “vincere è l’unica cosa che conta”. La crasi tra questi due slogan potrebbe dar vita alla più impensabile delle rimonte…
Chi ha già da tempo preso a sfogliare, con malcelato interesse, il manuale delle rimonte impossibili è la Roma di Ranieri, giunta al decimo risultato utile consecutivo in campionato e in grado di passare in due mesi e mezzo dallo spettro della zona retrocessione al sogno della zona Champions. Con la vittoria, sofferta e di misura, sul Como di Fabregas, i giallorossi hanno superato in classifica in Milan portandosi a 4 punti dalla zona Conference League, a 7 dall’Europa League e a 9 dal quarto posto che vale la Champions: sono sempre tanti punti ma all’inizio del percorso di Ranieri (non a caso premiato come Allenatore del mese di febbraio in Serie A) i punti di distacco dalla zona Champions erano 18, vale a dire il doppio. L’impresa è ai limiti dell’impossibile, ma in panchina siede un uomo che, in quanto a Mission Impossible, è secondo (forse) solo a Tom Cruise…
Capitolo Milan: tutto sembra perduto. La vittoria in Supercoppa sembra oggi un fuoco di paglia, il grande condottiero Conceicao, l’uomo forte che avrebbe dovuto sistemare uno spogliatoio bollente, sembra un bambino che naviga alla deriva con il suo gonfiabile in un mare pieno di squali. Il problema è che gli squali più feroci (per lui) sembrano quelli vestiti con un completo strano, che ricorda tanto quello del suo Portogallo ma ha lo stemma del Milan sul petto…