Captain America è nero, Falcon ispanico e il Presidente, uno strepitoso Harrison Ford che si avvia a compire 83 anni, assomiglia più a Joe Biden che a Donald Trump, salvo scatti d’ira.
Contiene una critica alle politiche americane, neanche troppo velata, Captain America: Brave New World, il nuovo film dei Marvel Studios, trentacinquesimo capitolo dell’“universo” cinematografico Marvel, che esce in contemporanea in Usa e in Italia proprio oggi, 12 febbraio.
Nel ruolo dell’eroe dallo scudo a stelle e strisce torna Antony Mackie, il primo afroamericano a vestire quei panni, mentre l’amico e collega Falcon è interpretato da Danny Ramirez. Nel cast hanno un ruolo di rilievo anche Carl Lumby, Shira Haas e Giancarlo Esposito, il “villain” è interpretato da Tim Blake Nelson e Lyv Tyler appare in un cammeo.
Brave New World riprende le fila del precedente Captain America: Civil War uscito nel 2016, dove l’eroe era però interpretato da Chris Evans e Mackie aveva il ruolo di Falcon, e della miniserie del 2021 The Falcon and the Winter Soldier (sempre con Mackie a interpretare Falcon), e contiene diversi rimandi ad altri capitoli e personaggi della saga Marvel, con qualche spiegone disseminato qua e là. Questo per sottolineare (nel caso non fosse chiaro) che si tratta di un film per appassionati: se non avete seguito la franchise o non vi interessano i fumetti, non fa per voi.
Detto ciò, Captain America: Brave New World resta la classica pellicola supereroica: grandiosi effetti speciali, i magnifici costumi alati dei due protagonisti, molte scene di combattimenti sia corpo a corpo che in variazione a terra, in mare e in volo.
La storia segue Captain American, Falcon e il loro vecchio amico e commilitone Isaiah (Lumby), un super soldato rimasto in carcere per molti anni a causa di una falla del sistema politico, coinvolti in un complicato (e misterioso) intrigo ai danni del Presidente, proprio mentre questi sta cercando di concludere una delicata trattativa con il Giappone e altre potenze mondiali per lo sfruttamento condiviso di un super materiale appena scoperto, l’adamantium.
Dietro tutta la vicenda c’è lo zampino dell’orrendo super cattivo Samuel Sterns (Nelson), mutante verdastro tutto cervello, e nel corso della storia assisteremo allo scatenarsi di una nuova Pearl Harbor contro i giapponesi, oltre che alla distruzione della Casa Bianca, sia fisica che metaforica. Il finale, a sorpresa, vede protagonista Harrison Ford trasformato in Hulk (purtroppo se ne è già parlato, altrimenti non avrei voluto spoilerarlo) e gli si potrebbe dare una connotazione politica ben precisa.
Occhio, infine all’ultima scena che si nasconde dopo l’infinita lista dei titoli di coda, che lancia il nuovo capitolo: a Captain America il Presidente ha già chiesto di riformare gli Avengers, e il film conclude con un accenno agli “altri” personaggi che potrebbero manifestarsi.
