Ci deve essere una maledizione che colpisce certi personaggi femminili icona che ci hanno accompagnato dai primi anni Duemila: anche Bridget Jones, come la “collega” Carrie Bradshow, dopo essere finalmente riuscita (e con l’improba fatica che conosciamo) a dare un senso alla propria vita sentimentale, superati i cinquant’anni finisce vedova.
È così che comincia Bridget Jones: Mad About the Boy (in Italia Bridget Jones: un amore di ragazzo), quarto e ultimo capitolo della saga cinematografica partita nel 2001 con Bridget Jones’s Diary (Il diario di Bridget Jones) che ha visto protagonista Renée Zellweger nei panni della single pasticciona simbolo dei disastri sentimentali di tutte noi, creata dalla scrittrice britannica Helen Fielding
Il nuovo film, diretto da Michael Morris, debutta su Peacock il 13 febbraio per anticipare il San Valentino, mentre in Italia sarà in cinema selezionati il 14 per poi uscire poi sul territorio nazionale il 27.
Proviamo ora a riannodare le fila di questi ultimi 25 anni, divisi per le tre commedie romantiche: nella prima Bridget è un’aspirante producer tv londinese in sovrappeso, innamorata di un capo inguaribilmente donnaiolo (lui è Hugh Grant), col quale porta avanti una liaison parecchio deludente. Fintanto che non incontra Mark (Colin Firth), serio avvocato della cooperazione internazionale, e, tra mille assurde situazioni, finisce a baciarlo suggellando l’inizio di una vera relazione.
Ricordate la scena finale? Lei esce di casa in mutande sotto la neve per rincorrere lui in strada. E (tanto per restare in tema) i mutandoni contenitivi che Bridget indossa quando si ritrova a doversi spogliare per far sesso ? Hanno fatto la storia.
Nel secondo film, Bridget Jones: The Edge of Reason (in Italia Che pasticcio, Bridget Jones!, 2004) la nostra eroina è fidanzata con Mark, ma vede ancora il suo capo. A causa della sua goffaggine e insicurezza metterà a rischio entrambe le relazioni, il finale però è confortante e fa presagire che Bridget e Mark sono pronti per il matrimonio.
Infine, nel terzo, Bridget Jones’ Baby, uscito parecchi anni dopo, nel 2016, Bridget ha rotto da tempo con Mark, tuttavia, dopo una serie di nuove ed esilaranti avventure sentimentali scopre di essere incinta: la paternità del bambino resta incerta fino agli ultimi fotogrammi, tuttavia, in conclusione, lei e Mark finalmente convolano a nozze.
Ora Bridget ha infine raggiunto la sudata serenità?
Evidentemente no, dato che la ritroviamo in Mad About the Boy vedova da quattro anni (Mark è morto in un attentato in Darfur, anche se Colin Firth appare qua e là durante il film come evocazione) ha due bambini piccoli che accompagna a scuola in pigiama, ed è ovviamente single e depressa, anche se è rimasta amica dell’ex capo (sempre interpretato da Grant) che all’occorrenza fa da baby-sitter alla prole.
Pressata dalle amiche e dalla sua ginecologa – Emma Thompson in un cammeo in cui elargisce una perla di saggezza da fare nostra: quella della maschera d’ossigeno come metafora della vita, che in aereo va indossata prima di pensare a soccorrere gli altri, figli compresi – cerca di elaborare il lutto. E finirà per dividersi tra un giovanotto guardaparco dagli addominali scolpiti (interpretato da Leo Woodall) e l’intrigante insegnante di scienze di suo figlio (Chiwetel Ejiofor, peraltro anche lui niente male a torso nudo).
Costellato come sempre dalle disavventure sentimental-comiche di Bridget, questo ultimo capitolo è tuttavia per molti versi profondamente malinconico. I protagonisti che venticinque anni fa mordevano la vita sono stati messi alla prova dal tempo, e anche se conservano il loro humor e non hanno perso la speranza, sono invecchiati, soffrono.
Zellweger spiegava saggiamente, alla premiere italiana: «L’essenza di Bridget Jones sta nel suo ottimismo, il suo calore, la sua umanità, l’allegria. Tuttavia, nessuno di noi arriva a questa età senza sperimentare il dolore o la perdita delle persone che ama, e in qualche modo questo ci rende diversi. Però cerchiamo ancora la speranza, e questa è una delle cose che potete ritrovare in questo ultimo capitolo».