Cos’è l’USAID e perché il governo la sta smantellando

USAID, creata nel 1961 dal Presidente John F. Kennedy, è stata un pilastro fondamentale della politica estera statunitense, contribuendo a stabilizzare paesi post-bellici e a promuovere i valori democratici

Nel fine settimana, l’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale degli Stati Uniti (USAID), che da oltre sei decenni fornisce aiuti umanitari e assistenza allo sviluppo in tutto il mondo, ha subito una serie di licenziamenti e congedi forzati tra i suoi dirigenti. Al contempo, il sito web e i profili social dell’agenzia sono stati disattivati, mentre gli uffici di Washington D.C. sono rimasti chiusi. Elon Musk, noto imprenditore e capo del “Dipartimento per l’efficienza del governo” (DOGE), ha dichiarato di voler chiudere USAID, rivelando di aver già ricevuto il benestare del Presidente Donald Trump. Al momento non sono giunte conferme ufficiali su una tale decisione.

USAID, creata nel 1961 dal Presidente John F. Kennedy, è stata un pilastro fondamentale della politica estera statunitense, contribuendo a stabilizzare paesi post-bellici e a promuovere i valori democratici. L’agenzia ha gestito programmi di assistenza che spaziavano dalla salute all’educazione fino al supporto per l’instaurazione di governi democratici nel mondo. Negli ultimi anni, uno dei principali ambiti di intervento è stato quello della lotta contro le malattie infettive come l’HIV/AIDS e la poliomielite, ma USAID ha anche svolto un ruolo cruciale in risposta alle crisi umanitarie causate da disastri naturali e conflitti armati.

Nel corso del 2023, USAID ha gestito oltre 40 miliardi di dollari, con interventi in circa 130 paesi, tra cui Ucraina, Etiopia, Giordania, Repubblica Democratica del Congo e Somalia. Tuttavia, a seguito della nuova amministrazione, l’agenzia ha dovuto ridurre o sospendere alcune delle sue attività, con l’obiettivo di rivedere i finanziamenti esteri. Il segretario di Stato Marco Rubio ha assunto l’incarico di direttore ad interim e ha dichiarato che si procederà a una rivalutazione delle politiche, rispondendo a domande cruciali relative alla sicurezza, alla forza e alla prosperità degli Stati Uniti.

Le parole di Musk, che ha definito USAID un’organizzazione “corrotta” e “irrecuperabile”, hanno scatenato polemiche. L’imprenditore ha accusato l’agenzia di utilizzare i fondi pubblici per sostenere politiche di sinistra a livello globale, arrivando a paragonarla a un’“organizzazione criminale”. Critiche di questo tipo non sono nuove: negli ultimi anni, soprattutto sotto la direzione della ex amministratrice Samantha Power, USAID è stata accusata di voler imporre valori americani in paesi come l’Ungheria, dove il governo di Viktor Orbán ha più volte contestato le sue iniziative democratiche.

Nel fine settimana, alcuni dipendenti di USAID sono stati licenziati con l’accusa di aver cercato di eludere la sospensione dei fondi e dei progetti. La situazione è ulteriormente peggiorata quando alcuni membri del DOGE sono entrati negli uffici dell’agenzia per chiedere l’accesso a documenti sensibili, ma i responsabili della sicurezza hanno rifiutato, portando alla sospensione dei due dirigenti coinvolti. Questo caos ha visto anche le dimissioni del direttore Matt Hopson, nominato da Trump solo pochi giorni fa, con Rubio che ha preso temporaneamente il suo posto.

Lunedì, il dipartimento di Stato ha comunicato che l’attività di assistenza esterna di USAID sarà oggetto di una riorganizzazione, in linea con l’allontanamento dell’agenzia dalla sua missione originale. Trump ha intanto dichiarato che l’agenzia è stata gestita da “pazzi radicali”, mentre Musk ha ribadito di voler procedere alla chiusura dell’organismo, con l’assenso del Presidente. A Washington, l’aria è tesa: alcuni dipendenti sono stati incaricati di lavorare da remoto, ma chi è rimasto in ufficio ha riferito di un processo di smantellamento in corso, con la rimozione di insegne e materiali legati alle attività globali di USAID.

Nel frattempo, un gruppo di parlamentari Democratici ha organizzato una protesta di fronte agli uffici di Washington, cercando di entrare nella sede per protestare contro la gestione dell’agenzia, ma venendo fermati dalle forze dell’ordine. La tensione ha raggiunto anche il Congresso, dove alcuni senatori hanno inviato una lettera congiunta al segretario Rubio, chiedendo che qualsiasi proposta di riorganizzazione passi attraverso un’approvazione formale.

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