L’UE sta cercando di capire come aumentare la spesa militare

C'è una generale volontà comune ma poche idee su come incrementarla, tra richieste e velate minacce economiche da parte degli Stati Uniti

Lunedì 3 febbraio si terrà a Bruxelles una riunione informale del Consiglio Europeo, organo che riunisce i capi di stato e di governo dei 27 paesi membri dell’Unione Europea. Il focus dell’incontro sarà sulla difesa, ovvero su un possibile aumento delle spese militari, un argomento che da tempo è oggetto di dibattito, ma che recentemente è diventato più urgente in seguito agli sviluppi geopolitici mondiali.

Il contesto di questa discussione si è fatto più complesso da quando Donald Trump è tornato alla Casa Bianca. L’ex presidente degli Stati Uniti ha indicato chiaramente la sua volontà di ridurre il sostegno militare degli Stati Uniti all’Ucraina, che finora ha avuto un impatto decisivo nella difesa contro l’invasione russa. Contestualmente, Trump ha sollecitato i paesi europei a incrementare drasticamente le proprie spese per la difesa, con l’obiettivo di ridurre il carico sulle finanze statunitensi.

L’incertezza sulla questione riguarda soprattutto il livello di spesa che ciascun paese dovrebbe raggiungere. Mentre c’è un consenso generale sul fatto che sia necessario un incremento, manca un piano concreto su come realizzarlo. Non è stato stabilito di quanto aumentare gli investimenti, né come reperire i fondi necessari. La proposta più radicale è quella di raggiungere il 5% del PIL per le spese militari, una cifra che nemmeno gli Stati Uniti raggiungono, fermandosi al 3,5%.

Diversi analisti mettono in dubbio la fattibilità di questa proposta. Secondo alcune fonti di Reuters, un aumento delle spese militari al 5% sarebbe «impossibile, dal punto di vista economico e politico» per la maggior parte dei paesi europei. Investire una simile percentuale del PIL in difesa comporterebbe enormi sacrifici in altri settori, riducendo i servizi pubblici e mettendo a rischio l’equilibrio economico interno.

Nel frattempo, le spese per la difesa in Europa sono già aumentate sensibilmente negli ultimi anni, soprattutto in risposta alle necessità dell’Ucraina. Il New York Times stima che nel 2024 i paesi dell’UE abbiano speso complessivamente 332 miliardi di euro in difesa, con un incremento del 30% rispetto al 2021. Attualmente, i 23 paesi membri della NATO dell’Unione Europea investono circa il 2% del PIL complessivo in difesa. Il presidente del Consiglio Europeo, Antonio Costa, ha suggerito che un obiettivo di spesa potrebbe essere fissato al di sopra del 2%, ma non ha escluso che potrebbe anche arrivare al 5% o al 3%, lasciando la decisione ai singoli stati membri.

Oltre alla questione della soglia minima, permane l’incertezza su come reperire i fondi necessari. Il primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, ha proposto un fondo europeo simile al Next Generation EU, con una disponibilità di almeno 100 miliardi di euro, proposta che ha trovato consensi soprattutto tra i paesi baltici, ma che ha sollevato perplessità in Germania, tradizionalmente più cauta verso il ricorso al debito comune.

Un altro aspetto che complicherà il dibattito di lunedì riguarda le modalità di acquisto delle armi. Il governo francese ha suggerito di rafforzare le industrie di difesa europee, per ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti, ma questa proposta ha trovato pochi sostenitori. In molti, infatti, preferirebbero acquistare direttamente dalle industrie americane, in linea con le richieste di Trump, per evitare complicazioni geopolitiche e garantire un flusso costante di forniture militari.

Difficilmente dalla riunione di lunedì emergeranno proposte concrete, e più probabilmente sarà avviato un negoziato interno volto a definire un piano di difesa europeo per la fine di giugno. In quella data sono infatti previsti sia il vertice annuale della NATO che una riunione ufficiale del Consiglio Europeo.

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