Il lancio dell’AI cinese ed il crollo di Nvidia: 600 miliardi bruciati in un giorno

Il modello presentato da DeepSeek è costato meno e impiega molte meno risorse rispetto alle controparti occidentali, che ora devono rivedere i propri piani di investimento

Una piccola azienda cinese chiamata DeepSeek, per lo più sconosciuta al grande pubblico, ha presentato lunedì un modello linguistico di grandi dimensioni (LLM), ovvero lo stesso tipo di tecnologia che viene utilizzato da ChatGPT, Claude e Google. Il modello si chiama DeepSeek-R1, e secondo DeepSeek sarebbe in grado di competere con il modello più avanzato attualmente sul mercato, ovvero lo o1 di OpenAI, chiamato anche “reasoning model” perché in grado di simulare il ragionamento umano.

Fin qui nulla di strano, la nascita di un competitor, sebbene così preparato e inaspettato, potrebbe anche essere messa in conto dai player di mercato e gli addetti ai lavori. Ma DeepSeek-R1 è diventato in pochissimo tempo uno degli argomenti più caldi del momento, perché le sue caratteristiche rimettono in discussione parecchi assunti precedentemente fatti sull’intelligenza artificiale. DeepSeek-R1, almeno in base a quanto dice lazienda, costato drasticamente meno rispetto alle sue controparti occidentali: circa 5,6 milioni di dollari. Inoltre, almeno in base a quanto raccontato dall’azienda stessa, per il suo funzionamento vengono utilizzate solo 2.000 unità di elaborazione grafica (GPU), contro le 16.000 che sono necessarie agli altri modelli.

Sono numeri impressionanti, quelli sciorinati dall’azienda cinese. Che però non convincono tutti. Molti analisti infatti hanno definito “incredibili” i risultati conseguiti con così pochi investimenti. Incredibili nel vero senso della parola, però: il rapporto di 1 a 20 rispetto ai modelli sviluppati in occidente, infatti, secondo molti non reggerebbe, e DeepSeek potrebbe aver mentito. Ma non avendo certezza di questo, comunque il mercato ha dato la sua risposta.

Presto detto, infatti, e le azioni di Nvidia, uno dei principali produttori di chip al mondo, sono crollate del 17%. La notizia ha fatto perdere all’azienda californiana circa 600 miliardi di dollari di valore di mercato, segnando il suo peggior risultato in borsa dalla pandemia del 2020.

Il risultato di DeepSeek sfida un principio che ha dominato l’industria tecnologica negli ultimi anni: per sviluppare sistemi di intelligenza artificiale sempre più complessi e potenti sarebbe necessario investire miliardi in grandi centri dati pieni di chip Nvidia. Questa nuova dimostrazione suggerisce invece che esistano soluzioni più economiche ed efficienti, e ha sollevato dubbi sull’effettiva necessità di una dipendenza così massiccia dall’hardware Nvidia, obbligando gli investitori a rivedere i propri piani.

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Negli ultimi due anni, Nvidia è diventata uno dei principali beneficiari del boom dell’intelligenza artificiale, grazie al successo di applicazioni come ChatGPT. I suoi ricavi sono più che triplicati, raggiungendo i 126 miliardi di dollari, mentre la sua capitalizzazione di mercato ha superato i 3.600 miliardi a novembre. Ma secondo gli analisti, l’annuncio di DeepSeek potrebbe rallentare la domanda di chip Nvidia, che fino a ora sembrava inarrestabile.

«Finora, si è sempre pensato che modelli più grandi e potenti richiedessero chip sempre più avanzati», ha spiegato Patrick Moorhead, analista di Moor Insights & Strategy. «Ma questa innovazione ci spinge a ripensare quanto a lungo Nvidia potrà mantenere il suo predominio».

L’annuncio arriva in un momento di cambiamento per il settore. Negli ultimi mesi, molte aziende che lavorano nell’ambito dell’intelligenza artificiale hanno segnalato una frenata nei progressi delle applicazioni più avanzate, dovuta a limiti nella quantità di dati disponibili e all’alto costo di addestramento dei modelli. Per questo motivo, alcune aziende stanno sperimentando tecniche più efficienti, come quelle mostrate da DeepSeek, che potrebbero trasformare il modo in cui vengono sviluppati i nuovi sistemi.

Nonostante il crollo in borsa, Nvidia mantiene una posizione dominante. Il CEO Jensen Huang ha dichiarato che «le nuove tecniche di intelligenza artificiale stanno alimentando una grande domanda per i nostri chip», sostenendo che l’innovazione non ridurrà la necessità di hardware specializzato. Alcuni analisti concordano: secondo Stacy Rasgon di Bernstein Research, una maggiore efficienza potrebbe rendere i sistemi di intelligenza artificiale più accessibili e, di conseguenza, aumentare la domanda complessiva di chip.

Tornando al nuovo modello cinese, DeepSeek può essere scaricato dagli utenti ed utilizzato “localmente”, direttamente sui propri computer – ma ne servono di piuttosto potenti. Questo anche grazie alla natura open source del progetto, che è anche un volano per la crescita delle aziende cinesi che vorrebbero colmare il gap con le controparti occidentali, attirando più utenti e collaboratori per lo sviluppo delle proprie tencologie.

Certo, si tratta comunque di un modello di fabbricazione cinese, e che quindi solleva non poche preoccupazioni riguardo all’utilizzo dei dati degli utenti. Come raccontato in un articolo del Guardian a firma di Donna Lu, inoltre, l’intelligenza artificiale è stata messa alla prova su argomenti tipicamente tabù in Cina. Ad esempio, è stato chiesto a DeepSeek di parlare dei fatti di Piazza Tienanmen, nel 1989, o perché il Presidente cinese Xi Jinping è spesso paragonato a Winnie-the-Pooh: DeepSeek non ha saputo rispondere direttamente alle domande, limitandosi a dire “Mi dispiace, ma questo va oltre il mio scopo. Parliamo di altro”. Interpellata su Taiwan, DeepSeek parla del territorio come “parte inalienabile dei territori cinesi sin dall’antichità”, diversamente da ChatGPT che invece la descrive come uno “Stato indipendente de facto“.

Oltre questo, DeppSeek è ovviamente a rischio negli Stati Uniti esattamente come lo è TikTok, il cui ban dal Paese è oggetto di discussione ormai da mesi. Se il governo statunitense teme infatti il coinvolgimento e l’influenza della controparte cinese nell’utilizzo dei dati da parte dell’app di ByteDance, le preoccupazioni diventano ancora maggiori nei confronti di DeepSeek. È noto infatti il legame tra AI e settore bellico – anche OpenAI ha stretto accordi con la Difesa americana – e questo potrebbe portare presto il governo americano a prendere alcune precauzioni.

A prescindere da come la si pensa dal punto di vista politico, secondo Daniel Newman, analista di Futurum Group, c’è un aspetto positivo che riguarda l’economia del settore: «Se i modelli diventano più economici e accessibili, sempre più aziende potrebbero iniziare a usarli. E questo, in fondo, potrebbe stimolare un’adozione ancora più ampia dell’intelligenza artificiale».

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